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Meloni alla prova di forza. «Faremo un decreto ad hoc» #finsubito prestito immediato


Se il diritto è contro di noi, cambieremo le leggi. Da Beirut, dove è impegnata in incontri sul delicato fronte della guerra israeliana, Giorgia Meloni viene descritta come infuriata, nonostante la decisione del tribunale romano non fosse inattesa.

La premier considera questa dei centri di detenzione in Albania come la prova di forza decisiva per non restare imbrigliata fino al termine della legislatura. Così annuncia: «Ho convocato un consiglio dei ministri per lunedì prossimo per risolvere questo problema e per approvare delle norme per superare questo ostacolo: penso che non spetti alla magistratura dire quali sono i paesi sicuri ma al governo».

L’idea è quella di sostituire il decreto interministeriale che attualmente definisce l’elenco dei paesi sicuri con un decreto, scalando così la gerarchia degli atti da norma di secondo livello a norma di primo livello, cioè il decreto legge. La seconda ipotesi mira invece a stabilire con una legge ad hoc la struttura della Farnesina che si occupa di stilare la lista dei paesi sicuri.

IL PARTITO DEMOCRATICO annuncia di aver già presentato un’interrogazione parlamentare a Tajani e Crosetto «per fare luce sulla gestione degli appalti milionari relativi alla costruzione e gestione dei centri per migranti di Gjader e Shengijn in Albania».

I parlamentari chiedono di conoscere l’importo speso fino ad oggi, l’elenco delle ditte coinvolte e i criteri di selezione utilizzati, «considerata l’opacità emersa da inchieste giornalistiche e la preoccupante assenza di trasparenza nel processo». Poi mettono in relazione la decisione del tribunale di Roma contro il trattenimento di migranti con la sentenza della Corte di giustizia europea sui paesi sicuri che mette in discussione «la legittimità di delegare la gestione dei migranti a paesi terzi, aprendo un nuovo fronte sul rispetto degli standard internazionali».

Più tardi arriva la dura risposta alla presidente del consiglio dei capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia, e il capodelegazione dem al Parlamento europeo Nicola Zingaretti: «Siamo di fronte ad un attacco alla nostra democrazia, alla magistratura e al parlamento senza precedenti: Meloni vuole i pieni poteri ma noi con le altre opposizioni ci opporremo con tutte le forze allo stravolgimento della nostra democrazia e dello stato di diritto».

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PER IL SEGRETARIO di +Europa Riccardo Magi, che è stato tra i primi a visitare il cantiere del centro albanese (venne respinto dalla security e trattato con sufficienza da Meloni) «il piano del governo di una colonia detentiva per stranieri in terra d’Albania fatta di sbarre, gabbie e recinzioni metalliche è fallito. Piantedosi dovrebbe dimettersi e Meloni scusarsi per aver sperperato centinaia di milioni di euro e per aver raccontato frottole ai partner europei».

I 5 Stelle parlano di «una truffa da centinaia di milioni di euro»: «Dopo essersi resa conto di non poter attuare il folle blocco navale promesso in campagna elettorale, Meloni ha voluto far credere agli italiani di aver trovato il modo di tenere lontani gli immigrati spedendoli oltremare».

A DESTRA SCATTA il refrain ultradecennale sule toghe rosse. Secondo il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan «siamo di fronte a un’invasione di campo di una parte della magistratura, politicizzata, che in questo modo vuole fare opposizione a questo governo ed a questa maggioranza, che gli italiani hanno scelto e votato». «I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire», aggiungono dalla Lega.

Il presidente del sento Ignazio La Russa trova il modo di intervenire con un giro di parole: «Non voglio commentare la decisione dei giudici, perché lo stupore supera ogni commento».

SI INFRANGE anche il quadretto del modello italiano cui molti paesi europei avrebbero guardato con interesse. Gli eurodeputati Pd, M5S e Avs hanno presentato un’interrogazione, promossa da Cecilia Strada per chiedere che la procedura di infrazione. Il testo ricorda che la portavoce della Commissione europea ha riconosciuto l’operazione Albania non era prevista dalle norme comunitarie.

Anche in questo caso, Meloni si rifugia nello schema che propone da quando è a Palazzo Chigi: chi fa opposizione tradisce la patria. «Acuni partiti italiani stanno di fatto sollecitando l’Europa a sanzionare la propria nazione e i propri cittadini, con il solo obiettivo di colpire politicamente questo governo. Una vergogna che non può passare inosservata».



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