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Maxi-prestito all’Ucraina, l’Ue va avanti senza gli Usa: “Garantiamo 35 miliardi” #finsubito prestito immediato


LUSSEMBURGO. I governi dell’Unione europea hanno superato le titubanze interne e hanno deciso di andare avanti con il maxi-prestito all’Ucraina concordato dal G7 prima dell’estate. Anche se al momento non c’è la garanzia assoluta che gli Stati Uniti faranno la loro parte nel piano d’aiuti da 45 miliardi che sarà rimborsato con gli utili generati dai beni russi congelati. L’amministrazione americana ha subordinato il suo contributo alla modifica del meccanismo sanzionatorio dell’Ue, che prevede un rinnovo ogni sei mesi: Washington ha chiesto di estenderlo a 36 mesi, in modo da avere maggiore prevedibilità ed evitare che due volte l’anno il congelamento dei beni finisca ostaggio dei veti di un Paese. Ma il governo ungherese continua a opporsi a questa modifica.

Per uscire dallo stallo, all’Ecofin di ieri i ministri delle Finanze si sono trovati d’accordo sulla proposta avanzata da Ursula von der Leyen in occasione del suo viaggio a Kiev del 20 settembre scorso: l’Ue si impegnerà a erogare «fino a 35 miliardi di euro» – vale a dire la propria quota da circa 17,5 miliardi più quella degli Stati Uniti – nella speranza che Washington si accodi in un secondo momento. I restanti dieci miliardi dovrebbero essere “coperti” da Regno Unito, Canada e Giappone. I tre testi legislativi che attiveranno il meccanismo finiranno oggi sul tavolo del Coreper, l’organismo che riunisce i 27 ambasciatori Ue: per la loro approvazione è sufficiente la maggioranza qualificata, mentre quello che modifica le tempistiche per le sanzioni richiede l’unanimità. Ed è proprio questo il motivo per cui si è deciso di “spacchettarli”, mettendo da parte il tema delle sanzioni.

«Ne riparleremo a novembre – ha tenuto il punto Mihaly Varga, ministro delle Finanze ungherese –. Noi crediamo che la questione dell’estensione delle sanzioni debba essere decisa dopo le elezioni americane. Dobbiamo vedere in quale direzione andrà la futura amministrazione Usa perché, come si può vedere dalla campagna, ci sono due modi assolutamente diversi per risolvere il problema: uno in direzione della pace e l’altro in direzione della guerra». In sostanza, per dare il suo via libera, il governo ungherese aspetta di vedere cosa farà la Casa Bianca, la quale però non prenderà una decisione fino a quando l’Ungheria non avrà sbloccato la questione delle sanzioni. Un cortocircuito che sembra non avere una via d’uscita.

A Bruxelles c’è il timore che gli Stati Uniti potrebbero non entrare mai nel meccanismo del prestito: si tratta di uno scenario probabile in caso di vittoria di Trump. Per questo nelle prossime settimane continuerà il pressing sulla Casa Bianca per convincere il presidente Joe Biden a giocare d’anticipo e mettere così al sicuro i fondi. Ieri era stato annunciato per sabato un incontro a Berlino tra i leader di Usa, Regno Unito, Francia e Germania proprio per discutere della situazione in Ucraina prima del vertice a Ramstein, dal sostegno militare a quello finanziario. Ma poche ore dopo Biden ha cancellato la sua presenza per via dell’uragano Milton. Il vertice si sarebbe dovuto tenere nel formato Quad, dunque senza l’Italia. In serata, però, è arrivata la notizia di una possibile visita di Volodymyr Zelensky a Roma, prevista per domani, per incontrare Giorgia Meloni.

Tornando al maxi-prestito all’Ucraina, il primo dei tre regolamenti Ue consentirà di introdurre un meccanismo per raccogliere sui mercati i 45 miliardi definiti dall’accordo siglato dal G7. Servirà anche il via libera del Parlamento europeo, che si esprimerà a fine ottobre: la prima tranche dei fondi sarà così erogata a Kiev entro la fine dell’anno, mentre le restanti nel corso del 2025. Gli altri due regolamenti modificheranno invece la destinazione d’uso dei proventi generati dai beni russi congelati, che valgono a circa 3 miliardi di euro l’anno. Prima dell’estate, l’Ue aveva deciso di utilizzare il 90% di questi fondi per il sostegno militare e il 10% per la ricostruzione, ma ora le proporzioni si sono invertite: il 95% servirà per ripagare il prestito (nell’arco dei prossimi 40 anni) e solo il 5% per finanziare l’invio di armi. —

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