BELLUNO. Anche a Belluno, come nel resto d’Italia, si usa troppo l’auto privata, la rete ciclabile è lunga circa 22 chilometri ma di questi 2,7 non sono a norma di legge, le zone 30 sono presenti in gran quantità anche se poi nella realtà il limite viene spesso disatteso. E ancora: la Statale50 è congestionata da un traffico non di attraversamento a differenza della Provinciale1, che invece ha meno traffico ma è più usata da chi attraversa la città per andare da una destinazione all’altra senza fermarsi. Un altro punto rilevato come critico è l’immissione della strada della Cerva nella principale che dal ponte degli Alpini va in viale Europa.
Sono questi alcuni degli spunti più importanti emersi giovedì durante l’incontro pubblico di presentazione delle analisi sul traffico eseguite, a partire dal mese di maggio, dalla Ati formata dalle ditte Netmobility e Reda engineering, incaricata della redazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, Pums, e dell’aggiornamento del Piano generale del traffico urbano, Pgtu, per il Comune di Belluno, tenutosi nella Sala “Bianchi” di Belluno.
Ad introdurre la conferenza l’assessore all’urbanistica, trasporti e mobilità Paolo Gamba che ha fatto presente che il lavoro è partito nel 2023 per andare a creare un piano mai fatto a Belluno, tranne nel periodo in cui si occupò del ponte Bailey durante l’amministrazione Prade, utile a capire come, da uno stato di fatto che vede i centri commerciali spostati in via Vittorio Veneto e le scuole fuori dal centro entrambi frutti di scelte politiche compiute negli anni, si possa oggi partire per andare a mitigare il traffico congestionato in alcune zone della città ed aumentare la sicurezza per i ciclisti ed i pedoni, compiendo anche scelte che costituiscono dei veri e propri cambiamenti culturali.
La parola è passata poi al tecnico Francesco Seneci che è entrato nello specifico del progetto: i due piani hanno finalità diverse perché il PUMS prevede una visione di città a 10-20 anni basata sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, sulla partecipazione degli abitanti e sulla mobilità delle persone che consiste nell’avere attenzione a chi usa le infrastrutture e non solo focalizzarsi sull’infrastruttura stessa mentre il Pgtu, subordinato al Pums, serve a compiere azioni sul breve termine, circa 2 anni, sulle infrastrutture esistenti.
Per andare ad ipotizzare delle azioni sulle infrastrutture bellunesi si è partiti appunto, l’anno scorso, dalla raccolta dei dati sul territorio attraverso rilevazioni con strumentazioni, attingendo informazioni dai big data e chiedendo ai cittadini bellunesi e quelli dei comuni limitrofi di andare a compilare un questionario utile per avere un campione, anche se non vincolante, per le scelte che andranno a compiersi.
Dagli oltre 1200 questionari compilati è emerso che tra gli obiettivi principali che chiedono i cittadini vi è la riduzione delle congestioni del traffico e il miglioramento delle condizioni delle strade anche in un’ottica di maggior sicurezza dei pedoni e ciclisti, un miglioramento del trasporto pubblico locale con più corse ed una maggiore copertura del territorio e un maggior numero di parcheggi a disposizione. Sulla situazione del trasporto pubblico si è detto che l’avvento di Trillo sarà sicuramente un nuovo tipo di mobilità da studiare così come si è fatto un focus sui parcheggi facendo notare che quello di Lambioi funziona molto bene mentre il Metropolis in stazione è sottoutilizzato.
Tutti questi dati e spunti verranno approfonditi in tre incontri dedicati agli stakeholders che si terranno il 17 ottobre concentrandosi sugli obiettivi che si intende darsi, il 21 ottobre sulle strategie da mettere in campo in base agli obiettivi posti e il 29 novembre si ipotizzeranno una serie di azioni; tutto ciò verrà poi presentato alla cittadinanza in un incontro pubblico fermo restando che, a prescindere, si punterà anche a Belluno su una città più camminabile, verde, con spazi più dedicati alla socialità e meno alle auto, con una mobilità integrata e l’infomobilità che favorirà un uso più ottimizzato delle aree di sosta non per comodità ma per praticità.
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