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Presso la sede del Partito Democratico si è riunito il Tavolo di Lavoro della coalizione di centrosinistra sul tema Sanità e Servizi al Cittadino. Focus dell’incontro la drammatica situazione sanitaria in cui versa la provincia: tra i punti discussi, grossa rilevanza hanno avuto la carenza di personale, l’edilizia sanitaria con la analisi della delibera regionale e della disperata realtà della medicina territoriale, dopo sei anni negativi di governo regionale della destra. Durante l’incontro è emersa l’esigenza prioritaria di chiedere un incontro con l’ASL con tutti i portatori di interesse, coinvolgendo le rappresentanze sindacali e la conferenza dei sindaci, per un confronto che in realtà avrebbe dovuto essere svolto prima della delibera che  contiene un crono programma su demolizione e ricostruzione dei due ospedali di riferimento della provincia. Il coordinamento provinciale del Pd chiede al Sindaco di Verbania e al consigliere delegato Tigano di riferire alla popolazione dell’incontro, così come annunciato al primo consiglio comunale d’insediamento, che si sarebbe dovuto tenere con la direzione ASL:  Aspettiamo fiduciosi riscontri alle considerazioni politiche e tecniche che questo tavolo ha prodotto e che mette a disposizione, con l’impegno di continuare a lavorare nell’interesse dei cittadini e dei loro diritti alla salute e ai servizi ad essa correlati. Verrà proposto un incontro pubblico, aperto alla cittadinanza invitando tutti gli enti coinvolti.

Dopo il tavolo di lavoro è stato diffuso il seguente comunicato:

Il progetto presentato sembra contenere parecchie incongruenze, che impongono al nostro modo di fare politica ad alzare la soglia di attenzione e non permettere di aggravare ulteriormente la problematica della sanità in tutto il territorio. Abbiamo più volte ribadito che questo progetto non serve al VCO e non risolve alcuna problematica esistente. È necessario monitorare e tenere alta l’attenzione per difendere gli attuali servizi già presenti ed auspicare a migliorie che consentano di frenare la mobilità passiva verso strutture fuori ASL e fuori Regione. Mai come ora dobbiamo difendere il diritto costituzionale alla salute dei cittadini e lo si deve fare attuando proposte e programmi, volti all’interesse pubblico scevra da ogni logica campanilistica. L’edilizia sanitaria ha due compiti fondamentali:

– costruire luoghi performanti su esigenze della popolazione, con un adeguato numero di posti letto, che consideri i volumi di attività, che migliori la qualità lavorativa degli operatori che vi operano.

– mantenere le specialità e i posti letto ad oggi in essere, la delibera è lo strumento per ottenere il finanziamento ma non può prescindere dal tener conto del volume di attività attuale.

Altro punto le Case di Comunità (ex case della salute). A marzo 2024 era stato fatto l’ennesimo annuncio di imminente partenza dei lavori con presentazione di vari progetti ma, ad oggi, non vi è la presenza nemmeno di un cantiere. Considerando la drammatica situazione della carenza di medici di base, situazione in stallo che non trova soluzioni reali, risulta prioritario accelerare con la realizzazione delle stesse, riuscendo così a garantire a tutti i cittadini a un minimo servizio di base.

Emblematica la cronica carenza di personale medico ed infermieristico che deve trovare una soluzione concreta, carenza si esacerbata dalla vicinanza del confine svizzero, che offre una remunerazione nettamente più alta ma a fronte di una realtà lavorativa sempre più difficoltosa all’interno dell’ospedale plurisede che vede sperperare risorse economiche ed umane.
Consapevoli che senza esternalizzazione, ovvero i famosi gettonisti, non avremmo potuto tener aperti alcuni servizi è necessario però fare chiarezza sulla quota di attività completamente esternalizzate.
Non va ampliata, anzi, auspichiamo ad un percorso che abbia l’obbiettivo di incentivare questi ed altri professionisti a voler essere assunti in ASL a condizioni lavorative vantaggiose per loro e per l’azienda. Ad un tavolo con le organizzazioni sindacali è indispensabile trovare una formula che consenta ai professionisti strutturati di poter accedere ad incentivazioni economiche adeguate con progetti solidi che consentano di abbattere le liste di attesa e la migrazione dei professionisti oltre i confini elvetici. Avevamo già proposto negli scorsi anni soluzioni che sostenessero la scelta di venire a lavorare in questi territori, con agevolazioni alla radicazione al territorio, asili nido, sostegno amministrativo per pre e dopo scuola per i figli dei dipendenti sanitari, agevolazioni per casa e mutui.

Infine, ma non per ordine di importanza, la formazione del personale e l’importanza di poter essere nell’offerta formativa delle università di riferimento della nostra ASL, poter avere nelle nostre unità operative specializzandi e che possano poi scegliere di restare a lavorare in questo territorio.

sindacati professioni sanitarie



 

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