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Ieri, alle 17.30, è stata inaugurata la mostra «Sirene tra i fari» del fotoreporter Luciano Ferrara, ospitata presso la sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica della CampaniaPalazzo Carafa, in via San Biagio dei Librai 121. Allestita nello splendido Salone delle Feste, l’esposizione racconta il lavoro svolto da Ferrara, a partire dal 1979 fino all’anno 2000, sulla comunità dei «femminielli» napoletani. Nella sala espositiva le fotografie di Ferrara dialogano con quattro opere dell’artista Pasquale Manzo«I volti di un’anima inquieta», «SirenaTran”S”mutazione», «La pudicizia» e «San Gennaro nel nuovo millennio».

Durante l’evento sono intervenuti dando il loro contributo il direttore della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania Gabriele Capone, e l’influencer e organizzatrice di eventi Valentina Graniero, rappresentata in mostra da alcuni scatti di Luciano Ferrara del 1989. Durante l’inaugurazione è stato proiettato il documentario «Femminielli in Neapel» realizzato dal regista Martin Hanni, con la collaborazione di Luciano Ferrara, per il programma Rai Südtirol Minet – la trasmissione sulle minoranze.

Valentina Graniero fotografata da Luciano Ferrara nel 1989
Inaugurazione della mostra 

La mostra

«Il mio lavoro sui “femminielli” inizia nel ’79, qualche anno fa… Mi pregio di dire questa cosa perché ho contribuito allo sdoganamento di questo fenomeno sulla stampa internazionale. Stiamo parlando di quaranta anni fa, non di tre giorni. Il mondo era completamente diverso, siamo in un’altra epoca in questo momento. C’è stato un rapporto amicale con questa comunità, che mi ha accolto come un fratello. Devo quindi ringraziare tante persone, oltre Valentina Graniero, che conosco da tanti anni e alla quale ho dedicato alcune foto scattate nell’89. Sono veramente felice di presentare questo mio lavoro in questa sede prestigiosa» dice Luciano Ferrara nel suo discorso all’inaugurazione della mostra.

L’esposizione è composta da due nuclei di fotografie: quelle in bianco e nero tratte dalla Collezione Rita e Riccardo Marone, che immortalano i protagonisti della mostra, i «femminielli» napoletani, con i quali Ferrara è entrato in contatto e ha stretto rapporti di profonda amicizia, fotografati per le strade di Napoli; e le opere del progetto «Resbis. Il dualismo dei femminielli», per la prima volta in mostra a Napoli, dopo essere state esposte a Roma, una selezione di fotografie tagliate verticalmente o orizzontalmente e poi ricomposte, per simboleggiare fisicamente e concettualmente gli interventi di chirurgia estetica a cui «i femminielli» si sottoponevano. «Ho inventato questo lavoro dei tagli perché la comunità dei “femminielli” è stata la prima, ancora prima delle star televisive e quelle di Hollywood, a trasformare il loro corpo attraverso la chirurgia estetica. Ho scelto di rappresentare questo fenomeno tagliando e riassemblando le foto» dice Ferrara.

La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.00, fino al 25 ottobre 2024. Sarà aperta in via straordinaria sabato 29 settembre, dalle 9.00 alle 13.00 in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2024.

Fotografia del progetto «Resbis. Il dualismo dei femminielli» di Luciano Ferrara

Nell’allestimento della mostra le fotografie di Ferrara sono messe a confronto con le opere di Pasquale Manzo, sparse per la sala. Un grande quadro (215×100), intitolato «I volti di un’anima inquieta», che racconta le fasi di transizione affrontate dal corpo umano con l’ausilio della chirurgia estetica per far collimare l’aspetto interiore e quello esteriore. E tre statue di cartapesta: «SirenaTran”S”mutazione», rappresentazione del dualismo sessuale; l’altra sirena, «La pudicizia», un’anima giovane, che esplorando il proprio corpo si rende conto di non rispecchiare esteriormente il la propria interiorità; e la rappresentazione moderna del santo patrono di Napoli «San Gennaro nel nuovo millennio».

Fotografia del progetto «Resbis. Il dualismo dei femminielli» di Luciano Ferrara

Il riconoscimento 

La mostra è nata in concomitanza di un importante riconoscimento per il fotoreporter, la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania «ritendendo rilevante l’Archivio privato Ferrara per la qualità, per consistenza e per stato di conservazione del materiale, ha recentemente avviato il procedimento di dichiarazione di particolare interesse culturale». Il lavoro svolto da Luciano Ferrara diventerà in questo modo aperto al pubblico. «È un onore per me aver ricevuto la proposta da parte della Soprintendenza di certificare il mio archivio.

Diventerà pubblico quando tutto sarà messo a posto, bisogna organizzare e digitalizzare tutto, che è un lavoro lungo e impegnativo. È una gratificazione che dopo cinquanta anni qualcuno si sia accorto dell’importanza di questo archivio. Ma questo non è importante per il fotografo, lo è per il pubblico, tutti avranno la possibilità di vedere il lavoro che ho svolto durante questi anni. Non tutti i fotografi hanno questa possibilità, mi rendo conto evidentemente di aver fatto un ottimo lavoro in questi cinquanta anni, e questo lavoro sta per essere premiato» commenta Ferrara.

Fotografie dall’Archivio fotografico Luciano Ferrara

Chi è Luciano Ferrara

Luciano Ferrara, nato a Cimitile nel 1950, inizia la sua attività da fotografo nel 1964, collaborando con studi fotografici e laboratori locali. Negli anni ’70, inizia la sua attività di «contro-informazione» documentando problematiche sociali, come la disoccupazione e la marginalità. Si distingue anche per il suo lavoro sui «femminielli», progetto che continua per oltre vent’anni. Un incontro significativo per lui è stato quello con il fotografo Joseph Koudelka. Ferrara ha collaborato con testate giornalistiche di fama internazionale e ha documentato eventi storici come la chiusura dei manicomi, la guerra del Golfo, il conflitto israelo-palestinese e la caduta del muro di Berlino. Nel 1989 fonda con Serena Santoro «Nouvellepresse», la prima agenzia fotogiornalistica del sud Italia. I tanti anni di lavoro sono conservati nell’Archivio fotografico Luciano Ferrara. «Il fotografo fa questo mestiere per gli altri, non per sé -spiega Ferrara. Non c’è grande differenza tra un servizio e l’altro, sono tutti importanti. Bisogna però saper cogliere la natura del servizio, una cosa è la cronaca, che va raccontata ed è importante. La guerra, i disoccupati, gli operari, “i femminielli” sono servizi delicati, dei quali mi sono occupato per tanti anni. Ma non sono io che decido la rilevanza dell’accadimento, è il fatto in sé a determinare la propria importanza». 



 

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