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(Sesto Potere) – Roma – 27 settembre 2024 – Per la R&S (Ricerca e sviluppo) sono stati spesi nel 2022 circa 27,3 miliardi di euro, il 5,0% in più dell’anno precedente. La crescita è diffusa a livello territoriale, con  incrementi più elevati nel Mezzogiorno (+11,2% nelle Isole e +6,1% nel Sud). La spesa delle imprese aumenta del 4,0% rispetto al 2021, sostenuta dalle medie e grandi imprese, rispettivamente +1,2% e +6,4% (-5,3% la spesa delle piccole imprese). In aumento anche la spesa degli altri settori: Università (+7,5%), istituzioni pubbliche (+5,2%) e istituzioni private non profit (+2,7%). I dati preliminari segnalano una battuta d’arresto della spesa in R&S delle imprese per il 2023, 0,3% in meno rispetto al 2022, ma si prevede un recupero per il 2024 secondo le indicazioni fornite dalle imprese (+4,6% sul 2023).

Questo certifica l’indagine Istat dal titolo: Ricerca e sviluppo (R&S) in Italia. Anni 2022-2024

Nel 2022 netto incremento della spesa in R&S in tutti i settori
Nel 2022 prosegue la ripresa delle attività di R&S dopo la contrazione determinata dalla crisi pandemica del 2020. La spesa complessiva in R&S intra-murosi , effettuata da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e Università, ammonta nel 2022 a circa 27,3 miliardi di euro, in aumento del 5,0% rispetto al 2021 e del 3,9% rispetto al 2019.
Dopo il modesto incremento della spesa delle imprese nel 2021 (+1,1%), si registra un netto aumento (+4,0%) nel 2022. L’aumento della spesa riguarda anche gli altri settori: le istituzioni pubbliche (+5,2%), le Università (+7,5%) e il non profit (+2,7%).
L’incidenza percentuale della spesa sul Pil risulta pari all’1,37%, in diminuzione rispetto all’anno precedente (1,41%)ii. La spesa in R&S delle imprese sul Pil è pari allo 0,81%, sostanzialmente in linea con il 2021 (-0,04 punti percentuali).
Per il 2023 i dati preliminari indicano una battuta d’arresto della spesa in R&S delle imprese (-0,3% rispetto al 2022), mentre per il 2024 si prevedere una buona ripresa in grado di superare i valori di spesa del 2021: secondo le indicazioni fornite dalle imprese la spesa aumenterà, raggiungendo il valore di circa 17 miliardi di euro (+4,6% rispetto al 2023).
Nel settore delle istituzioni pubbliche i dati preliminari 2023 evidenziano un aumento della spesa in R&S intra-muros (+7,5% rispetto al 2022) che prosegue nel 2024 (con una previsione del +7,4% rispetto all’anno precedente). Anche per le istituzioni private non profit si prevede un aumento della spesa sia nel 2023 (+4,5%) che nel 2024 (+1,9%).

Aumentano i finanziamenti privati alla R&S
Nel 2022 la spesa del settore privato (imprese e non profit) continua a essere la principale componente della spesa in R&S intra-muros complessiva (61,4%). Le imprese hanno investito circa 16,3 miliardi di euro con un peso pari al 59,6% della spesa totale, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (-0,6 punti percentuali). Le Università, che con il 24,6% della spesa complessiva rappresentano l’attore più importante della R&S dopo le imprese, partecipano alla spesa totale del 2022 con una quota in lieve aumento (+0,6 punti percentuali rispetto al 2021). Stabile il contributo del settore pubblico, responsabile del 14,0% della spesa totale.

Piccole imprese in controtendenza: spesa in diminuzione
L’aumento della spesa che si registra nel 2022 non interessa tutte le imprese. Le piccole imprese (con meno di 50 addetti) riducono, infatti, le proprie spese del 5,3% rispetto al 2021, mentre solo un lieve incremento riguarda le imprese di media dimensione (+1,2% rispetto all’anno precedente).
Soltanto le grandi imprese (con almeno 250 addetti) procedono nella ripresa delle attività di R&S: non solo si confermano il soggetto più importante nelle attività di R&S con circa 11,7 miliardi di spesa, ma aumentano sensibilmente le spese (+6,4%).

Più risorse alla ricerca di base e applicata e meno allo sviluppo sperimentale
Nel 2022 si conferma una chiara tendenza alla crescita della spesa nelle due componenti della ricerca di base e applicata. Come già avvenuto l’anno precedente, si registra una variazione tendenziale particolarmente positiva nella spesa per la ricerca di base che, con un aumento dell’8,8% rispetto al 2021, raggiunge i 6,7 miliardi di euro. La ricerca applicata, che si conferma la principale voce di investimento, con oltre 11 miliardi di euro, ha un incremento del 6,6%. Lo sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e processi, invece, registra complessivamente un lieve aumento (+0,7%).

Spicca la crescita della spesa in R&S nel Mezzogiorno: ecco il quadro regionale
I tre quarti della spesa totale, pari a 20,3 miliardi di euro, sono sostenuti da sei Regioni, tutte nel Centronord, e quelle che partecipano con oltre il 10% del totale sono Lombardia (19,6%), Lazio (14,7%), Emilia-Romagna (13,1%) e Piemonte (11,4%). Altre tre Regioni sostengono una spesa superiore al miliardo di euro: il Veneto (con una quota regionale dell’8,3% della spesa totale), la Toscana (7,2%) e la Campania (5,7%). Le Regioni del Mezzogiorno contribuiscono complessivamente con una quota pari al 15,6%.
Rispetto al 2021 si registra una tendenza all’aumento della spesa in R&S in tutto il territorio nazionale con punte massime nel Mezzogiorno (+11,2% nelle Isole e +6,1% nel Sud) e una crescita complessiva superiore al 5% anche nel Nord-ovest (+5,2%). Le migliori performance sono registrate in Basilicata (+25,4%) e Sardegna (+15,2%) ma risultati molto buoni (con aumenti di circa il 10%) si registrano anche
in Piemonte, Marche e in Sicilia.
Con riferimento alla composizione della spesa per tipologia di soggetto esecutore, si confermano grandi differenze territoriali tra il Nord, caratterizzato dalla prevalenza della spesa privata (almeno i tre quarti del totale regionale in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen) e il Sud in cui la spesa in R&S è sostenuta prevalentemente dal settore pubblico e dalle Università. Questi due ultimi settori complessivamente incidono per più dei due terzi nelle Isole (con punte dell’80% del totale in Sardegna) e per oltre la metà nel Sud, con quote importanti in Calabria (78,5%) e Basilicata (72,8%).
Infine, le Regioni del Centro hanno una composizione della spesa più equilibrata, anche se la R&S del Lazio e dell’Umbria è sostenuta principalmente dal settore pubblico (nel caso del Lazio con il 42,3%) e dalle Università (in Umbria con il 48,3%) mentre la R&S di Toscana e Marche è di natura prevalentemente privata (rispettivamente, 58,0% e 56,0%).
In termini di incidenza della spesa per R&S sul Pil, le migliori performance sono registrate in Piemonte (2,13%) Emilia Romagna (2,02%) e Lazio (1,89%).
Nel Nord quali Lombardia (1,21%) e Veneto (1,26%), storicamente leader della R&S, si posizionano sotto la media nazionale. Le ultime Regioni in termini di performance sono Basilicata e Calabria (0,59% entrambe), e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (0,51%).

 

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