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Ferma subito le voci che lo vorrebbero assessore qualora il campo largo vincesse le regionali, non fa sconti sulla gestione Toti, e respinge le voci che danno la maxi coalizione già divisa ancora prima di iniziare la corsa elettorale. Davide Natale, segretario regionale del Pd e candidato consigliere, fa il punto sui tanti temi di questa primissima parte di campagna.

Al centro del campo largo si vive già da separati in casa. Non crede che questa situazione possa condizionare la campagna elettorale e il voto?

“La nostra campagna elettorale sarà tutta sui contenuti, sulle nostre proposte e sull’idea di Liguria. Su questi punti non vedo separati in casa ma una famiglia coesa che vuole mettere fine a questo periodo di malgoverno della destra ligure”.

Uno dei temi sui quali non c’è piena condivisione è quello delle infrastrutture, snodo centrale per lo sviluppo della Liguria. Un esempio è la Gronda. Come superare l’impasse?

“Sulle infrastrutture in questi nove anni non si è mosso nulla. Solo discorsi e molti annunci ma nulla di concreto. Quando Meloni vinse le elezioni, il suo ministro Salvini e il suo vice Rixi avevano dichiarato che per concludere i lavori della Gronda sarebbe bastata una firma. Nulla è accaduto. O hanno raccontato una bugia o, come dicevamo noi, non ci sono le necessarie risorse. Si devono trovare le risorse per le infrastrutture, in passato abbiamo dato prova che noi ci siamo riusciti e lo faremo anche nel futuro per fare uscire la Liguria dall’isolamento. Negli ultimi anni è non si è più parlato della Pontremolese. Con noi si cambierà. È un impegno”.

Cosa risponde a chi, nel centrodestra, ipotizza una manovra del Pd sulle dimissioni e il passaggio di Mario Sommariva dal porto spezzino al Gruppo Spinelli?

“Che è una cavolata di dimensioni pazzesche. Ho appreso delle dimissioni dalla stampa. Posso dire che non condivido quanto è accaduto”.

Tutta la portualità ligure sta vivendo un momento di pericoloso stallo. È davvero tutta colpa del centrodestra?

“Se il centrodestra governa da nove anni in Regione e da più di sette i Comuni di Genova e di Spezia di chi è la colpa? Ci troviamo difronte a una classe dirigente non all’altezza della situazione. La più grande opera, la diga di Genova, è in ritardo di un anno e Bucci nega l’evidenza”.

Sul Felettino siamo al redde rationem. Lei ha più volte espresso la propria contrarietà al project financing impostato dal centrodestra. Col campo largo al governo della Regione sará plausibile aspettarsi un cambiamento?

“La mia è una contrarietà al fatto che la giunta Toti ha condannato Asl5 al pagamento di un canone di circa 15 milioni di euro per 25 anni, quando c’erano invece le risorse statali per evitare il finanziamento del privato. Toti e la sua giunta hanno scelto di utilizzare le risorse della finanziaria per evitare alla Regione di mettere dei soldi. Quelle dichiarazioni roboanti che richiamavano il fatto che la Giunta aveva stanziato decine di milioni di euro per il Felettino (nella foto sotto) erano l’ennesima bufala. Vedremo da subito come riparare a questo disastro”.

In questi quattro anni di Consiglio regionale ha contestato praticamente su tutta la linea l’operato del centrodestra. Se vincesse il centrosinistra, quale sarebbe il primo tema su cui a suo avviso si dovrebbe intervenire?

“La sanità, vera emergenza sociale. È stato minato il diritto alla salute. Ci sono 150.000 liguri che rinunciano a curarsi perché non hanno le risorse per recarsi dai privati e non possono attendere i tempi della sanità pubblica. Ci sono 200.000 liguri che spendono più di mille euro all’anno per curarsi. È una vergogna. Delle strutture ospedaliere abbiamo detto, a questo problema dobbiamo aggiungere che manca completamente ogni politica di sanità territoriale, servono assunzioni e una migliore organizzazione dei servizi. E non possiamo dimenticare altri problemi per la nostra Regione: ambiente, politiche industriali innovative per tenere i giovani in Liguria”.

Ci sono stati malumori, rimasti sottotraccia, per la formazione della lista provinciale del Pd. Uno dei temi riguarda la sproporzione territoriale, con tre candidati espressione o comunque molto legati alla Val di Magra. Cosa ne pensa?

“Una lista in cui sono presenti rappresentanti della Val di Magra, della città e della Val di Vara mi sembra una buona lista. Amministratori, chi è impegnato nella società civile e chi ha ruoli politici: mi sembra un mix azzeccato”.

Nel campo largo sono diversi a pensare che in caso di vittoria, ci sia un assessorato pronto per lei. È così?

“Non scherziamo. Il mio obiettivo è contribuire a disegnare un futuro diverso per i liguri. Questo è ciò che conta, fare uscire la Liguria dalla palude”.

Da mesi va avanti la battaglia politica sulla gratuità della Via dell’amore per gli spezzini, negata anche da un sindaco del Pd. Qual è la sua posizione?

“Nessun sindaco nega nulla, anche perchè è il Parco che decide sulla regolamentazione dei transiti. Il Comune di Spezia vorrebbe la gratuità per i propri cittadini e per quelli della provincia in virtù che i finanziamenti arrivano dalla Regione. Se si dovesse seguire questo ragionamento, sarebbero da esentare tutti i liguri. Visto che molte sono le risorse statali, sarebbero da esentare tutti gli italiani. Serve maggiore serietà e meno populismo. Si dovrebbe chiedere l’esenzione perché anche Spezia fa parte del Parco, e allo stesso tempo proporre ai cittadini delle Cinque Terre di poter avere le agevolazioni che hanno i cittadini spezzini per l’utilizzo della rete museale”.

 

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