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Ipotesi prelievo solidale, no di Fi: ‘Un tavolo con le banche’

18:43 – 22/09/2024 


(di Ugo Caltagirone)
(ANSA) – ROMA, 22 SET – Il governo sempre pi a caccia di
risorse per una manovra da almeno 25 miliardi di euro che vuole
avere al centro famiglie e imprese. E ad agitare il
centrodestra, alla vigilia della settimana decisiva per mettere
a punto il piano strutturale di bilancio, ancora una volta il
tentativo di far contribuire allo sforzo chi pi in questi anni
ha generato profitti: in primis le banche, ma anche il mondo
delle assicurazioni e il settore energetico. Possibilmente senza
ripetere gli errori dello scorso anno e percorrendo la strada
del dialogo con i soggetti coinvolti.
L’ultima ipotesi allo studio, secondo le indiscrezioni,
sarebbe quella di un ‘prelievo solidale’ dell’1-2% sugli utili
degli ultimi 12-24 mesi, per contribuire al finanziamento di
misure come il taglio del cuneo fiscale, gli sgravi Irpef o il
Bonus tredicesima. Un contributo di solidariet una tantum e “da
costruire insieme” alle aziende interessate. Per questo, dopo il
fallito blitz del governo che lo scorso anno fece infuriare le
banche, questa volta sarebbero stati avviati fin dall’inizio
dell’estate contatti informali con il mondo del credito. Questo
per valutare insieme il da farsi senza rischiare uno scontro.
Ma a mettersi di traverso contro ogni tentativo di tassazione
o imposizione dall’alto ancora una volta Forza Italia. Il
vicepremier Antonio Tajani non usa giri di parole e chiede al
massimo l’apertura di un confronto con le banche alla ricerca di
soluzioni condivise. Di tassa o prelievi sugli extraprofitti gli
azzurri non ne vogliono nemmeno sentir parlare: “Siamo contrari,
si danneggerebbero le banche di prossimit e si creerebbe
incertezza sui mercati a danno dell’Italia”, avverte Tajani, per
il quale altra cosa sedersi attorno a un tavolo con le banche
per vedere se queste in qualche modo possano contribuire alla
casse dello Stato e alle finanze pubbliche. Del resto per il
vicepremier una tassa generalizzata finirebbe per colpire
soprattutto le banche popolari e di credito cooperativo che
svolgono un ruolo pi che fondamentale per l’economia, erogando
un gran numero di prestiti a cittadini e aziende. Per questo
vanno assolutamente difese.
Da Fratelli d’Italia per la carta del prelievo non viene
affatto esclusa, anche se il capogruppo alla Camera Tommaso Foti
cerca di spegnere sul nascere ogni possibile principio di
incendio nella maggioranza. Sulla delicata questione, assicura,
nel centrodestra c’ una “piena sintonia”. Il suo ragionamento
questo: nulla ancora deciso e molto dipender dai dati macro
che saranno diffusi nelle prossime ore dall’Istat. Dati che
potrebbero indicare una crescita del Pil leggermente superiore
al previsto e che, in un modo o nell’altro, consegneranno al
governo un quadro pi preciso delle risorse a disposizione. Solo
allora, spiega Foti, si valuter “se necessario chiedere un
contributo di solidariet ad alcuni settori che sono nelle
condizioni di versarlo perch hanno realizzato utili molto
rilevanti in questi anni”. Il tutto comunque “senza intenti
punitivi” verso alcuno, ma richiamando tutti “ad un autentico
spirito di solidariet a sostegno del sistema Paese”. Un
richiamo dunque che sembra rivolto anche alle grandi compagnie
di assicurazione o ai grandi gruppi energetici del Paese, a
partire dall’Eni.
All’Abi comunque al momento le bocche restano cucite, la
linea resta sempre quella di non commentare le indiscrezioni. Ma
se da parte dei banchieri c’ disponibilit al dialogo, non
certo un segreto la contrariet non solo verso ogni forma di
tassazione, ma anche verso un qualsivoglia prelievo o
contributo. L’associazione presieduta da Antonio Patuelli ha pi
volte sottolineato come sul reddito prodotto dalle banche si
sommano varie e maggiori imposte rispetto alle imprese degli
altri settori economici: l’Ires al 24%, l’addizionale
Ires per le banche al 3,5%, l’Irap al 5,45% e la cedolare secca
sui dividendi al 26%. Insomma, niente a che vedere con quello
che versano i settori non finanziari.
Per i sindacati per non intervenire decisamente sugli
extraprofitti per sostenere di pi le famiglie resta un grande
errore da parte del governo, visto che – sottolineano – solo nei
primi sei mesi del 2024 le banche avrebbero generato utili gi
per oltre 12 miliardi di euro. Uno studio di Unimpresa, quindi,
quantifica in 8,1 miliardi le tasse pagate dalle banche nel 2023
su 40,6 miliardi di utili, con un tax rate (il rapporto tra
tasse versate nelle casse dello Stato e profitti) pari al 20,1%.
Una percentuale, si sottolinea, “nettamente inferiore” alla
media italiana per aziende e lavoratori stabilmente superiore al
42%. (ANSA).

 

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