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Nel pomeriggio l’apertura della seconda edizione del Festival di Open, il giornale on-line fondato da Enrico Mentana. Interventi dei Ministri Giorgetti e Bernini, poi quello di Giuseppe Conte.  Giuseppe Conte chiude la porta del campo largo a Matteo Renzi. «Per noi l’etica pubblica viene prima di tutti e se tu prendi i soldi da uno Stato straniero, non puoi dopo fino a ieri votare con Meloni e oggi che perdi le elezioni europee venire da noi e dire ‘allora ragazzi che si fa, ci sono anch’iò perché non funziona così», ha detto il leader del M5S al Festival di Open. «Siamo assolutamente per costruire un alternativa” all’attuale governo «ed è ovvio che ci troviamo a lavorare con partiti dell’area progressista ma la possiamo fare non cancellando i nostri principi e i nostri valori». Più che largo, ha concluso Conte «il campo deve essere coeso». «Quando sono andato a Palazzo Chigi” per le «posizioni di responsabilità istituzionale ho nominato dal segretario generale al capo di gabinetto addirittura persone che non conoscevo» informandomi «su chi fossero i migliori per quel ruolo, perché quando hai una grande responsabilità di governo non devi creare cerchi magici, parenti, amici e amanti vari», ha aggiunto Conte. Sul tema della guerra in Ucraina: «Il Pd è molto diviso», al suo interno ci sono «tante posizioni, ci sono i turboatlantisti ma ci sono anche tante persone che comprendono che qui stiamo andando a un disastro mondiale e quindi bisogna investire su una svolta negoziale nel conflitto russo ucraino».  Interpellato in merito ai dissidi con Beppe Grillo da Enrico Mentana al Festival di Open. «Grillo è il papà» del movimento «e nessuno può disconoscere il merito della paternità» ma «di contro non c’è Conte-mamma» piuttosto una «comunità intera che si sente una comunità adulta e che legittimamente si ritrova a discutere, a decidere del proprio futuro».  

Sul palco anche il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini: “Non voglio fare regali alle università telematiche, ma voglio dare loro delle regole. Non possiamo ignorare il fatto che esista una didattica innovativa, a disposizione non solo delle università telematiche ma anche di quelle tradizionali. Su questo costruiamo delle soluzioni in comune. Io devo regolare la qualità dell’offerta formativa”. 

«Preoccupazione» da parte del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per le difficoltà in cui si sta dibattendo l’economia tedesca e che rischiano di contagiare «larghi settori della nostra manifattura”. «Quando vedo i dati macroeconomici di recessione della Germania – dice intervistato da Enrico Mentana e Franco Bechis al Festival di Open – purtroppo qualche preoccupazione mi viene, perché il nostro sistema industriale è profondamente legato alla realtà economica tedesca». «Se la Germania si ferma – aggiunge – tendenzialmente dopo sei mesi l’onda arriva anche in larghi settori della nostra manifattura» e «rispetto ai dati della nostra economia, le preoccupazioni vere arrivano proprio dall’industria». D’altra parte «dico con soddisfazione che facciamo meglio di altri, non siamo la pecora nera e questo è un dato di fatto. L’Italia è sempre sul banco degli accusati, non passa a fare pubblico ministero ma questa è la realtà». La delega al Pnrr, dopo che il ministro Raffaele Fitto è andato a Bruxelles non tornerà al Mef, dove originariamente era incardinata. «No, non ho reclamato nulla», ha commentato Giorgetti, secondo cui è «giusto che ci sia una struttura dedicata allo scopo e alla finalità» anche perché come Mef «abbiamo già tantissime cose da fare». Sulla manovra di bilancio: «La spesa per la sanità si incrementerà» in quanto «ci siamo impegnati a tenere la spesa per la sanità rispetto al Pil». «Una delle voci che subirà incrementi come disponibilità sarà quella, come verrà spesa è un altro tema che riguardare soprattutto il ministro competente», ha concluso Giorgetti.  Tagli di bonus e detrazioni: «Alcuni di questi bonus sono un pò malus dipende dai punti di vista» e «una politica responsabile di bilancio, come si fa nel controllo di gestione» deve valutare se «un bonus ha prodotto risultati positivi o negativi» e sulla base di questa valutazione decidere se tagliarlo o mantenerlo. Tesoretti? «Tesoretti non ce ne sono anche perché noi siamo impegnati nella missione di risanare la finanza pubblica». «Credo che già dal 2024 raggiungeremo l’obiettivo del pareggio di bilancio primario», prima del pagamento degli interessi.

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