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Messe spesso davanti all’esigenza di liquidità, ovvero alla necessità di reperire fondi per fronteggiare diverse tipologie di problemi finanziari, le PMI italiane hanno sempre più bisogno di ottenere liquidità immediata. La Legge di Bilancio 2024 ha previsto uno stanziamento complessivo di circa 24 miliardi di euro per gli incentivi alle imprese, predisponendo contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati e crediti di imposta. Tra le misure introdotte, ad esempio, la Nuova Sabatini ha allocato un finanziamento di 100 milioni di euro per il 2024 per sostenere le imprese nell’acquisto di beni strumentali ordinari e con caratteristiche 4.0, che prevede il finanziamento con un contributo in conto capitale per gli investimenti relativi all’acquisto di beni strumentali nuovi di fabbrica, macchinari, hardware e software. 

Quando ci si riferisce alla possibilità di ottenere liquidità immediata, però, la cessione del credito resta uno degli strumenti più efficaci e risolutivi per rispondere a questa necessità. La cessione del credito può essere di due tipi: pro soluto e pro solvendo. Ciascuna di queste soluzioni mette a disposizione delle alternative che rispondono alle specifiche esigenze di un’impresa, rivelandosi come strumenti fondamentali per la sua gestione finanziaria all’interno di mercati competitivi e governati dall’incertezza. In questa guida analizzeremo le differenze tra cessione pro soluto e cessione pro solvendo, i vantaggi delle tipologie di cessione del credito e come un’azienda può beneficiare di questi strumenti per migliorare lo stato di salute delle proprie casse.  

Cosa si intende per cessione del credito 

Le figure coinvolte nella cessione del credito sono tre: il cedente, il cessionario e il ceduto. Quando si parla di cessione del credito, ci si riferisce a un accordo tramite il quale viene trasferito il diritto di credito di un soggetto – definito, appunto, cedente – a un acquirente terzo (il cessionario) che lo acquista a un dato prezzo, per poi procedere alla riscossione nei confronti del debitore (ceduto). 

Questo strumento finanziario permette alle aziende di migliorare la gestione dei crediti che, altrimenti, non riuscirebbero a corrispondere a un debitore. Nel caso delle PMI, dunque, tramite la cessione del credito il diritto di credito dell’azienda (cedente) viene trasferito a un acquirente terzo (cessionario) che procede alla riscossione dell’importo nei confronti del debitore (ceduto).  

A disciplinare la cessione del credito è l’articolo 1260 del Codice Civile, specificando che “il creditore può trasferire a titolo oneroso o gratuito il suo credito, anche senza consenso del debitore, purché il credito non abbia carattere strettamente personale o il trasferimento non sia vietato dalla legge. Le parti possono escludere la cedibilità del credito; ma il patto non è opponibile a cessionario, se non si prova che egli lo conosceva al tempo della cessione”. 

Ad essere oggetto di cessione, gratuita o onerosa, possono essere tutti i crediti deteriorati di natura finanziaria (derivanti da operazioni che hanno come oggetto somme di denaro, ma non originati dalla vendita di beni o servizi) e commerciali (erogati da aziende in favore di altre aziende, ma non da istituti di credito). 

Che cos’è la cessione pro soluto 

Ricorrere alla cessione del credito permette alle aziende di ottenere una serie di vantaggi. Oltre a disporre di liquidità immediata, le imprese ottengono benefici fiscali legati alla deducibilità della perdita e, nel momento in cui redigono un bilancio, lo vedranno meno appesantito dai crediti in sofferenza, ovvero quelli che il creditore non sa se riuscirà a recuperare.  

Come abbiamo avuto modo di vedere finora, una delle modalità di cessione del credito è quella pro soluto. Si parla di cessione pro soluto del credito quando l’azienda che cede il credito verso terzi non è più responsabile di eventuali inadempienze future relative al credito stesso. Ne consegue che l’azienda (cedente) non ha più responsabilità sulla solvibilità del debitore ed è sollevata da qualsiasi obbligo successivo nei confronti di chi ottiene il credito. Riassumendo, dunque, il cedente garantisce al cessionario (acquirente terzo) solo l’esistenza del credito e non la solvibilità del debitore. Il cessionario, a sua volta, acquista i crediti dal cedente senza potersi rivalere in caso di insolvenza del debitore. Chi acquista il credito (cessionario) non può rivalersi sull’azienda cedente nel momento in cui il debitore (ceduto) non paga il debito.  

Che cos’è la cessione pro solvendo 

Di contro si parla invece di cessione del credito pro solvendo quando l’azienda risponde dell’eventuale inadempienza del debitore. La cessione, in questo caso, è vincolata alla buona riuscita della riscossione e il cedente non si ritiene liberato fino a quando l’intero credito non viene saldato. Attraverso la cessione pro solvendo, quindi, il cedente si assume tutte le garanzie di solvenza del debitore. In caso di inadempienza, il soggetto che acquista il credito (cessionario) può rivalersi sul venditore (cedente) pretendendo la somma che gli spetta.  

Cessione credito pro soluto e pro solvendo: le differenze 

Un contratto pro soluto e una cessione del credito pro solvendo presentano delle differenze. Come osservato in precedenza, quella principale tra queste due modalità riguarda la figura che si assume il rischio di insolvenza del debitore. Nel caso della cessione pro soluto, l’impresa cede i crediti e ottiene liquidità rapidamente, senza doversi preoccupare dell’amministrazione e della riscossione dei crediti. Nel caso della cessione pro solvendo, invece, il rischio resta a carico del cedente, che è chiamato a garantire il pagamento del credito in prima persona.  

La difformità principale è quindi attribuibile alla solvenza del debitore. Riepilogando, nella cessione del credito pro soluto il cedente non ha più responsabilità relative all’adempimento da parte del debitore. L’unico onere del cedente, a questo punto, è quello di provare che il credito esiste e che può essere ceduto. Il rischio dell’inadempimento, con questa formula, resta in capo al cessionario. 

Nella cessione pro solvendo, invece, il cedente deve garantire che il debitore eseguirà la prestazione dovuta. L’inadempimento è a carico del cedente: il cessionario può rivolgersi a lui, che deve garantire l’esistenza del credito e pagare la somma dovuta dal debitore. 

Quali sono i vantaggi dei due tipi di cessione del credito 

Come scegliere la soluzione migliore tra cessione del credito pro soluto e pro solvendo? Per operare la scelta più in linea con i propri obiettivi di business, è opportuno valutare scrupolosamente le condizioni di finanziabilità e la relazione con il partner finanziario. 

Sulla scelta finale pesa, comunque, la volontà di un’azienda di liberarsi completamente dal rischio di insolvenza oppure di mantenere responsabilità nel processo di riscossione. 

Al netto di commissioni più elevate, la cessione pro soluto resta la formula più gettonata dalle aziende, grazie alla possibilità di tirar fuori il cedente dal rapporto debitorio, chiamandolo a garantire solo l’esistenza del credito.  

I vantaggi principali della cessione del credito pro soluto sono così riassumibili: 

  • disponibilità immediata di liquidità, senza i problemi legati ad eventuali inadempienze; 
  • eliminazione dei costi di gestione legati alla riscossione del credito; 
  • defiscalizzazione delle eventuali perdite; 
  • accelerazione del processo di riscossione del credito; 
  • trasferimento del rischio di insolvenza; 
  • gestione più efficace del bilancio aziendale; 
  • ottimizzazione dei fondi aziendali. 

Per quanto riguarda la cessione pro solvendo, invece, si è osservato come questa soluzione consenta al soggetto cedente di ricevere immediatamente un capitale maggiore rispetto a quello ottenibile con la cessione pro soluto. Al contempo, però, il cedente viene esposto a possibili inadempienze future da parte dei debitori e gli oneri che ne conseguono.  

Factoring pro soluto e pro solvendo 

Nel campo della cessione del credito, sia pro soluto che pro solvendo, non va inoltre dimenticato il factoring. Questa pratica permette di cedere un credito, sia presente che futuro, a un intermediario finanziario come una società specializzata nel recupero di crediti oppure un istituto di credito. L’intermediario si fa poi carico di recuperare il credito, in cambio di liquidità.  

Per una piccola o media impresa che cerca un finanziamento a breve termine e ha necessità di immettere fondi nelle casse in tempi rapidi, la cessione del credito continua a rappresentare una soluzione interessante. A far pendere l’ago della bilancia tra la cessione del credito pro solvendo o pro soluto sono giocoforza le necessità della singola impresa e le condizioni di finanziamento che vengono proposte di volta in volta. Non esiste un abito cucito su misura sulle esigenze di più aziende diverse, ma ciascuna può trovare una proposta di finanziamento idonea e che risponda alle esigenze di liquidità del momento.  

Per una PMI che intende ottenere liquidità in modo semplice e completamente digitale in maniera pro soluto, TeamSystem Incassa Subito è la scelta perfetta. La soluzione consente di cedere le fatture, anche verso gli Enti Pubblici, a titolo definitivo e senza costi di attivazione, assicurando l’incasso in anticipo fino al 90% dell’importo delle fatture non scadute senza dover attendere il saldo della fattura. Incassa Subito permette di ottenere liquidità entro 48 ore, senza costi fissi di ingresso o di abbonamento, sostenendo solo quelli relativi alla transazione. 

 

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