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lAquestione energetica in Sardegna continua a tenere banco di fronte alle diffidenze sulla necessità di costruire impianti eolici e fotovoltaici. In base ai dati Terna, la Sardegna è la settima regione italiana per la capacità  rinnovabile installata, la sesta se si guarda al solo eolico, con una capacità complessiva lorda pari a 2,24 GW (di cui 1,1 eolico e 1,14 fotovoltaico) il 6,1% della capacità complessiva installata in Italia. La questione è complessa: l’isola ha il più alto livello di emissioni pro capite connesse ai consumi di energia; delle sette centrali a carbone ancora in funzione in Italia, due si trovano proprio sull’isola.

Nell’acceso dibattito, con campagne contrarie all’installazione di nuovi impianti, viene salutato con grande soddisfazione da parte del Consorzio industriale provinciale oristanese, il progetto di sviluppo del Gnl per la realizzazione di un distributore di metano, in forma liquida o compressa. Il gas naturale arriverà direttamente dal deposito costiero di Higas alle aziende del Consorzio, mediante la rete di distribuzione consortile in fase di completamento, e nella rete di distribuzione cittadina. Oristano sarà dunque il primo centro della Sardegna servito dal gas naturale attraverso un sistema di rifornimento il cui traguardo sarà raggiunto a partire da marzo del prossimo anno.

Sardegna: eolico con il vento in poppa: +46% del fabbisogno energetico

Quali sono i dubbi che stanno alimentando tanta diffidenza in merito alle rinnovabili sull’isola? Secondo i dati rilanciati da Legambiente, la Sardegna è a forte trazione energetica fossile. A fronte di una domanda elettrica pari a circa 9 GWh nel 2022, la regione copre i suoi fabbisogni grazie a oltre 2.3 MW di potenza installata da termoelettrico in grado di produrre circa 10 GWh. Il maggior contributo, prendendo sempre come anno di riferimento il 2022, arriva dal carbone con oltre 4.7 GWh di produzione elettrica, seguita dal petrolio con circa 310 GWh. Sul fronte gas fossile, che contribuisce con 7,9 GWh, l’isola rappresenta un unicum: è infatti l’unica in Italia a non avere un’infrastruttura ramificata.

Eppure in Italia una delle regioni che va forte con l’eolico è proprio la Sardegna, come evidenzia l’associazione dei consumatori e produttori di energie rinnovabili Aceper: ogni anno la regione produce il 46% di fabbisogno energetico in più del necessario, ma il paradosso è che solo una piccola parte riesce ad essere esportato dall’isola: “Sommando la quantità di energia esportata verso la penisola italiana e verso l’estero si conta una perdita complessiva della rete di 600 MWh, ossia la quantità che occorrerebbe per illuminare circa 1500 stadi di calcio” spiega l’associazione che ricorda quanto nelle ultime settimane gli alti costi dell’energia e la mancanza di gas stanno mettendo in seria difficoltà la regione, con diversi stabilimenti che sono stati costretti a chiudere.

Ad oggi, in base ai numeri forniti dall’operatore di rete, sono state presentate 809 richieste di impianti, pari a circa 58 GW di potenza, di cui 524 pratiche per fotovoltaico (circa 23 GW), 254 di eolico a terra (circa 17 GW) e 31 domande di eolico su mare (circa 18 GW). La quota spettante alla Sardegna definita dal decreto del ministero è di 6,2 GW totali e se le richieste fossero approvate tutte, la Sardegna produrrebbe undici volte l’energia elettrica che attualmente consuma. Uno squilibrio che ha portato la governatrice Alessandra Todde a varare la moratoria di 18 mesi sui nuovi impianti, motivata anche dal vuoto normativo sulle aree idonee che ha reso idonee alcune aree che in genere sono poste sotto tutela.

Leggi anche Eolico off-shore: l’importanza di creare una filiera nazionale

Aceper: “Investimenti e pianificazione”; Legambiente: “Stop fake news”

La lotta alla crisi climatica passa attraverso l’accelerazione delle rinnovabili. Occorre però superare alcune criticità: per Aceper sono necessari investimenti mirati e un’adeguata pianificazione, individuando cinque punti prioritari.

  1. Mancanza di infrastrutture adeguate: il collegamento tra la rete elettrica sarda e quella continentale non è sufficientemente robusta ed efficiente per gestire grandi quantità di energia.
  2. Collegamenti sottomarini insufficienti: anche gli attuali cavi presenti sott’acqua hanno limitazioni nella capacità di trasporto di energia e non riescono a sostenere l’export dell’energia eolica in eccesso.
  3. Carenza di investimenti: per migliorare la capacità di trasporto dell’energia eolica sarebbero necessari molti più investimenti, almeno periodici, in infrastrutture come nuovi cavi sottomarini ad alta velocità.
  4. Burocrazia e regolamentazione: i processi di pianificazione e autorizzazione per espandere o migliorare la rete sono spesso lunghi e complessi e rallentano l’implementazione delle soluzioni necessarie.
  5. Intermittenza della produzione di energia eolica: questa sua caratteristica può creare problemi di stabilità nella rete, specialmente se non è progettata per gestire flussi di energia irregolari.

Le rinnovabili sono una grande opportunità e per Legambiente serve attivare con un processo condiviso e partecipato che assuma biodiversità, paesaggio e patrimonio culturale come base imprescindibile e con riflessi positivi sulla creazione di nuovi posti di lavoro green, insieme al raggiungimento degli obiettivi climatici. Di questo se ne è parlato in occasione di un recente convegno organizzato presso la Lega Navale da Goletta Verde a Olbia dal titolo Energia per il futuro: governare i processi per scegliere e accelerare la transizione che vogliamo. Giudicando la moratoria “un tempo troppo lungo”, l’associazione ambientalista ha sottolineato che “non serve cercare di frenare il cambiamento, ma bisogna governare i processi”. In merito ai progetti di eolico offshore, la linea è che si tratta comunque di iniziative da valutare, “tra l’altro spesso concentrate nelle stesse aree a causa di iter burocratici lunghi e farraginosi”.

Quello che è certo è che la Sardegna è ricca delle risorse primarie che possono spingere la transizione energetica ed ha quindi un grande potenziale da sfruttare per promuovere il suo sviluppo rinnovabile. Può diventare un “ottimo laboratorio per essere la prima isola italiana 100% rinnovabile, senza passare per il gas fossile” ha evidenziato Katiuscia Eroe, responsabile energia Legambiente, chiarendo che, a giudizio dell’associazione, risulta evidente che, in mancanza di un quadro regolatorio e autorizzativo che dia regole e tempi certi a territori e imprese, si generano situazioni che possono spaventare i cittadini. Per farne fronte, servirebbe adeguare le normative e dare strumenti idonei, evitando di cavalcare fake news.

Leggi anche Burocrazia e impianti vetusti, tra i maggiori ostacoli per le rinnovabili in Italia

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