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Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nei giorni scorsi ha anticipato, al Forum di Cernobbio, alcune novità in tema di legge di bilancio dichiarando che la stagione dei bonus è finita e si andrà verso una strutturalizzazione del funzionamento delle agevolazioni fiscali non più rimandate a scelte annuali.

Nel mezzo evidentemente ci sono ragioni legate al taglio delle spese che consentano di rientrare nei parametri di bilancio con una manovra da circa 25 miliardi di euro. La politica economica del Governo tenderà quindi a concentrarsi su misure non volte a incentivare i consumi ma a sostenere alcuni cardini del programma elettorale di Governo, come il sostegno alla genitorialità e alle famiglie. L’obbiettivo quindi è rifinanziare il capitolo di bilancio legato al sostegno alla famiglia che lo scorso anno aveva trovato in due misure principali la sua attuazione: il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione degli scaglioni IRPEF nel senso di una sua generale riduzione.

Il cuneo fiscale è la somma delle imposte (dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i redditi dei lavoratori, dipendenti e autonomi. Detto in maniera ancora più semplice: è la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda che lo assume e quanto lo stesso dipendente incassa, al netto delle tasse, in busta paga. In Italia questa differenza è molto alta. Secondo Taxing Wages, il rapporto annuale che mette a confronto le tasse a carico di imprese e lavoratori in 35 Paesi Ocse, l’Italia si piazza al terzo posto con il 47,9%, seguita a breve distanza dalla Francia (47,6%). Mentre peggio del nostro Paese fanno solo Belgio (52,7%) e Germania (49,5%). Ma mentre per Francia, Germania e Belgio il valore del cuneo fiscale è in diminuzione, per l’Italia è cresciuto: era al 45,9% nel 2005.

La prevista riduzione del Cuneo Fiscale vale circa 11,7 miliardi l’anno, mentre per la seconda voce, la rimodulazione IRPEF, servono altri 4,3 miliardi. Nelle intenzioni del Governo lo sconto sulle imposte dirette dovrebbe riguardare anche i contribuenti fino a 50-60 mila euro di reddito: il che comporterebbe il reperimento di altre risorse aggiuntive. Seconda conferma rispetto alle scelte che il Governo opererà riguarda la decontribuzione del 100 per cento a favore delle mamme lavoratrici con figli che sarà finanziata anche per il prossimo anno, ma non interamente: continua come è oggi solo per le lavoratrici con almeno tre figli. Volendo prorogare la misura anche per chi ha due figli sarebbe necessario reperire ancora molte altre risorse.

La Ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha inoltre chiaramente dichiarato, a sua volta, che il Governo gradirebbe che lo sgravio venisse esteso anche alle lavoratrici autonome: un segnale d’attenzione anche al mondo delle professioniste e delle partite Iva. Conferme anche per il bonus psicologo e per gli incentivi per badanti. In questo secondo caso dovrebbe affacciarsi in legge di bilancio l’ipotesi di consentire un esonero contributivo per gli ultra ottantenni con ISEE basso, con la finalità di consentire loro il ricorso a badanti durante la giornata. Prevista anche la riduzione del canone televisivo. Ulteriori proposte riguardano il rifinanziamento del Fondo a sostegno dell’acquisto della prima casa che consentiva l’emissione di garanzie per gli under 35 anni che si orientano verso l’acquisto della abitazione principale ma parimenti scenderanno quasi sicuramente gli incentivi fiscali sulla ristrutturazione edilizia che già dal 2025 dovrebbero vedere ridursi la percentuale di sconto fiscale dal 50% al 36% in dieci anni.

Chiara è l’intenzione del Governo di ampliare i congedi parentali (nel 2025 la seconda mensilità tornerà al 60% dello stipendio, innalzata all’80% con la scorsa legge di Bilancio) e il bonus nido. In particolare, si cerca di allargare la platea raggiunta dalla quota massima di quest’ultima misura, finanziata a regime ed elevata lo scorso anno a 3.600 euro l’anno per i figli successivi al primo. Ultimi nodi da sciogliere sono relativi all’Assegno Unico. Si teme che l’Unione Europea in qualche misura condanni la scelta del Governo di limitare l’assegno unico per i migranti regolari i cui figli non vivono in Italia e d’altro canto si tenterà di non far pesare l’effetto del calcolo Isee, almeno per le famiglie numerose, nella determinazione del valore dell’Assegno.

Una scelta che consentirebbe così a tutte le famiglie con tre o più figli di poter accedere anche ad altre agevolazioni (oggi escluse perché richiedono un Isee più basso). La stragrande maggioranza dei bonus attualmente esistenti dovrebbe essere cancellata entro fine anno sia per una chiara scelta di politica economica del Governo, sia per assenza di coperture che vengono spostate per garantire risorse in altri settori. E’ una partita complessa che richiederà comunque un confronto parlamentare per trovare una precisa definizione.

Dottore Commercialista
Revisore Legale



 

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