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Vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, la prossima manovra, è stato detto, non sarà lacrime e sangue. Sarà, è stato pure detto, prudente. Le entrate fiscali stanno andando bene, e i principali indicatori economici sono rassicuranti. Eppure, il nuovo Patto strutturale di Bilancio prevede che ogni nuova spesa dovrà essere finanziata o con tagli o con nuove entrate. Sarà necessario mettere mano anche alla leva fiscale per finanziare la legge di Bilancio?

«Questo lo vedremo una volta che avremo il quadro complessivo. Ci sono ancora aspetti da verificare, in attesa di avere anche la visione definitiva delle adesioni al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre. Siamo consapevoli dei nuovi vincoli europei. Per il resto agiremo in continuità con quanto fatto in questi due anni di governo, guardando sempre all’equilibrio dei conti pubblici e preservando la credibilità internazionale riconquistata grazie a Giorgia Meloni».

Fino ad oggi il governo, sia con il taglio del cuneo contributivo che con la riforma fiscale, si è concentrato soprattutto sui redditi più bassi, quelli fino a 35 mila euro. La classe media, chi cioè guadagna da questa cifra in su, è sofferente. È chiamata a sostenere il sistema di welfare, ma raramente è beneficiaria di aiuti. Lei ha più volte detto che è tempo di un intervento per il ceto medio. Ci sono oggi le condizioni perché si possa fare?

«Questo è un tema che mi sta particolarmente a cuore ma la nostra serietà ci impone prudenza. Siamo consapevoli che la classe media ha un livello di tassazione troppo alto, perché chi guadagna fino a 50mila euro l’anno non può certo considerarsi “ricco”. Abbassare le tasse al ceto medio è necessario, ma lo si deve fare con risorse da individuare».

Si è parlato di una riduzione del secondo scaglione Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 60 mila euro. È questa la via?

«Abbiamo già ridotto da quattro a tre gli scaglioni Irpef. Sicuramente questa è un’ipotesi percorribile da valutare. Sarebbe un segnale positivo e in linea con gli obbiettivi della riforma fiscale. Tuttavia, è sempre necessario accompagnare queste misure con altre politiche che rafforzino il potere d’acquisto, migliorino l’accesso ai servizi e incentivino l’occupazione. Ridurre le tasse è un passo nella giusta direzione, ma per avere un impatto reale e duraturo, bisogna anche lavorare su una riforma complessiva del sistema fiscale che garantisca maggiore equità e sostenga la crescita economica. È quello che stiamo facendo sin dal nostro insediamento. Abbiamo già approvato in maniera definitiva tredici decreti legislativi della riforma fiscale in poco meno di un anno. Facciamo sul serio e lo stiamo dimostrando. Non ricordo che negli ultimi 50 anni si sia fatto nulla di simile».

Un sostegno potrebbe arrivare anche dalla detassazione delle tredicesime o degli scatti di stipendio?

«Qualora ci fosse lo spazio, è da valutare. Ad esempio, nel decreto legislativo sulle imposte dirette è contenuto il cosiddetto Bonus Befana, un’erogazione a gennaio di 100 euro per le famiglie. Non è del tutto da escludere che, questo bonus, possa essere rivisto e anticipato nel 2024, sostanzialmente implementando le tredicesime di questo anno. Vogliamo aiutare le famiglie, soprattutto in un momento particolare dell’anno».

Non c’è solo il tema della classe media. C’è anche quello della crisi demografica che mette a rischio welfare e pensioni. Il governo ha ereditato e mantenuto l’assegno unico per i figli che costa una ventina di miliardi l’anno. Che spazio c’è per altri interventi?

«Il governo vuole favorire la natalità. Ci sono diverse strade: o potenziare l’assegno unico o introdurre detrazioni specifiche per i figli. L’obiettivo è venire incontro alla famiglia. Questo è un tema prioritario».

Il taglio dell’Irpef sui redditi medi sarà possibile solo se il concordato biennale proposto alle Partite Iva andrà bene e farà emergere più redditi da tassare. Come sta procedendo il concordato, ci sono dei primi dati di adesioni?

«Le adesioni al concordato sono in corso e aspettiamo ancora prima di comunicare i dati definitivi, così da poter dare un quadro più preciso sulla riuscita del provvedimento. Siamo fiduciosi di poter raccogliere un numero di adesioni tale da poter garantire un gettito aggiuntivo che utilizzeremo, come già detto, per procedere alla riduzione dell’Irpef. Di recente abbiamo approvato dei correttivi alla misura, tenendo anche conto del parere del mondo delle imprese e delle professioni. Io credo che sia una misura che va nell’interesse di tutti: dello Stato che recupera risorse preziose, dei contribuenti che hanno la certezza di quante tasse pagheranno e potranno programmare il proprio futuro personale e professionale. Chi più dichiara, meno paga, questo è il cuore del provvedimento».

Lei non si è mai voluto sbilanciare sui possibili incassi. Se la sente di ipotizzare oggi un numero?

«È una misura che nel 2024 coinvolge circa 2,5 milioni di contribuenti, i soggetti Isa, in aggiunta ai circa di 2 milioni di soggetti forfetari che, per solo questo anno, avranno un regime sperimentale. È una facoltà che viene data ai contribuenti, a mio modo di vedere molto vantaggiosa. Aspettiamo il 31 ottobre e potremo fare le valutazioni del caso».

I commercianti o i professionisti che hanno voti molto bassi nelle pagelle fiscali è presumibile che nascondano qualcosa al Fisco. Se aderiranno al concordato non saranno accertati per due anni oltre a pagare una flat tax del 15% sui redditi emersi. La carota è evidente. C’è un “bastone” per chi non aderirà?

«L’adesione al concordato preventivo biennale garantisce una tranquillità sotto questo punto di vista. Chi deciderà di non aderire, invece, avrà un’alta probabilità di essere controllato in quanto verrà inserito in liste selettive. L’amministrazione finanziaria avrà modo di concentrarsi su un numero minore di soggetti, ovvero, quelli che non hanno aderito al concordato».

Torniamo alle coperture per le misure della manovra. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che bisogna mettere fine alla stagione dei bonus. Questo include la revisione del sistema delle detrazioni e delle deduzioni. Con quale obiettivo?

«Il Presidente Meloni ha detto una cosa giusta e sacrosanta. L’obiettivo è sempre quello di razionalizzare le risorse, evitando quegli sprechi che non aiutano la crescita, perché si tratta di risorse che vengono di fatto distratte in mille rivoli. Questo impedisce poi di finanziare misure che possono stimolare lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione. Ad ogni modo, con le prime risorse che riusciremo a reperire puntiamo ad aiutare i lavoratori, le famiglie numerose ed incentivare la natalità».

C’è poi il tema delle imprese. È stato già detto che saranno aiutate quelle che assumono. La delega fiscale prevede che l’Ires sia rivista, con tagli proprio per quelle aziende che creano occupazione. Sarà questa la strada o si confermerà l’attuale “superbonus”, con la detrazione del 120% del costo del lavoro per i neo assunti?

«Noi abbiamo messo a terra un provvedimento che si può riassumere così: chi più assume, meno paga. Abbiamo introdotto per le imprese una super deduzione del costo del lavoro per chi assume a tempo indeterminato, pari al 120% per tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato, che arriva fino al 130% per chi assume mamme, under 30, ex percettori di reddito di cittadinanza e persone con invalidità. Sull’Ires ci stiamo lavorando. Il Cdm ha approvato in prima lettura il decreto e, come sempre fatto fin qui, ora apriremo il confronto in sede Parlamentare per raggiungere il migliore risultato possibile».

Un’ultima domanda. Nei giorni scorsi è stato scritto che avreste cancellato una norma favorevole alla famiglia Berlusconi in tema di successioni?

«Mi permetta di dire che, sul caso, si è creata grande confusione. Analizziamo la questione nel caso specifico. Il Presidente Berlusconi è venuto a mancare il 12 giugno 2023. Come sappiamo, la dichiarazione di successione va presentata entro un anno dalla morte del de cuius ovvero, in questo caso, entro il 12 giugno 2024. Questo decreto delegato (approvato lo scorso agosto) entrerà in vigore il 1° gennaio 2025. Di cosa stiamo parlando? È evidente che è solo un gossip giornalistico. Ma in ogni caso, analizziamo la questione dal punto di vista tecnico. Nel decreto legislativo approvato abbiamo solo recepito le recenti pronunce della Corte di Cassazione in tema di imposte di successione. Si agevola chi eredita delle partecipazioni di controllo ed intende proseguire l’attività d’impresa per almeno cinque anni. È una norma che agevola i passaggi generazionali mirati alla prosecuzione aziendale. Nessun favore e nessun dispetto alla famiglia Berlusconi».

 



 

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