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di Corrado Zunino, la Repubblica

Le cattedre non bastano per tutti e l’Unione e europea obbliga a dare priorità alle assunzioni finanziate dal Pnrr.

 

ROMA — Dicono di non poter riprendere un altro volo, e poi una stanza nello stesso bed&breakfast dell’altra volta: «Non vogliamo andare a sostenere nuove prove per le quali già risultiamo idonei». Dicono di essere trentamila. Il ministro Giuseppe Valditara, impegnato a cucire toppe sopra i buchi, li riduce a seimila. Di certo, sono l’ultima e plateale dimostrazione di un sistema di arruolamento di maestri e professori della scuola italiana inefficace e ingiusto da un trentennio e che all’epoca di Meloni premier e il Pnrr in attuazione è diventato autolesionistico.

Ecco, dodicimila insegnanti del concorso 2023-24, uno dei tre per docenti realizzati sotto l’egida e il finanziamento del Piano nazionale di resilienza e ripresa, in 48 ore hanno raccolto le firme attorno a un documento che denuncia: «Il Governo ci abbandona alla precarietà senza alcuna prospettiva. Abbiamo superato prove selettive, tanti di noi hanno dimostrato il proprio valore sul campo e siamo stati giudicati idonei da un sistema che ora ci condanna a svolgere un altro concorso il prossimo autunno». Potrebbe essere ottobre. «È inaccettabile, ed è già successo ai precari della Sardegna».

“Abbiamo già superato prove selettive”

La storia degli “idonei 2023-24”, ma ci sono precari da sistemareanche per i concorsi 2016, 2018 e 2020, si inserisce in un carosello di prove per diventare insegnanti: sono nove quelle appena realizzate o in atto e hanno già decretato l’inadeguatezza del piano assunzioni — per 70.000 posti — teorizzato da Valditara. Peraltro, sono in corso, con proprie contestazioni, bandi e scorrimenti graduatorie per i presidi (2), i direttori amministrativi (2), gli amministrativi Ata (3).

I tre concorsi Pnrr stanno ricacciando indietro i vincitori dei precedenti perché per i primi ci sono 18.232 posti riservati, per i candidati standard no. Un’altra disparità? «Se non assumiamo attraverso il Pnrr, l’Unione europea potrebbe farci saltare l’ultima tranche da 24 miliardi del Piano Next Generation», ha detto il ministro dell’Istruzione chiedendo aiuto al collega Raffaele Fitto, lui agli Affari europei.

Nell’attesa, si è mossa direttamente la Cgil, con la segreteria istruzione della Flc, e ha chiesto alla Commissione europea di rimodulare gli impegni dell’Italia sul reclutamento degli insegnanti: «L’insostenibile condizione di precarietà della scuola italiana, che vede un lavoratore su quattro con contratto in scadenza, rende incerte le prospettive di centinaia di migliaia di persone e discontinuità dei processi formativi di tanti alunni», ha scritto il sindacato.

«Dopo un’interlocuzione con il ministro Valditara, che non ha prodotto alcun risultato concreto, e il coinvolgimento dei gruppi parlamentari, chiediamo alla Commissione europea di intervenire». Si legge: «Rivolgiamo un forte appello affinché proceda alla rimodulazione dei target di assunzione e delle tempistiche del Pnrr. Crediamo che vada garantita, prioritariamente, l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i docenti risultati idonei nei precedenti concorsi, in particolare nel 2020 e nel 2023, e che vada sospesa l’emanazione di ulteriori bandi o di limitarla alle regioni, alle tipologie di posto, alle discipline per le quali le graduatorie sono esaurite».

“Idonei pronti per il ruolo”

Su Change org, 30.000 firme chiedono una graduatoria unica per il bando Pnrr: «Docenti plurilaureati si ritrovano esclusi dalla graduatoria finale per un eventuale, e misero, 0,05 di punteggio». Il sindacato Anief è pronto ad accogliere «migliaia di ricorsi» da presentare al Tar del Lazio. «Se superi una soglia, non c’è differenza tra vincitore e idoneo», dice il presidente Marcello Pacifico, «sono tutti vincitori».



 

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