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Gli obiettivi: rafforzare gli incentivi alla natalità, risparmiare sui 105 miliardi che ogni anno vengono mangiati dalle attuali 625 agevolazioni fiscali, e avere un controllo ferreo della spesa

Un tetto alle detrazioni fiscali, differenziato in base al reddito e al numero dei figli a carico. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è pronto a mettere le mani nel groviglio delle agevolazioni fiscali. Con tre obiettivi:  rafforzare gli incentivi alla natalità, «una vera e propria emergenza economica» secondo il ministro, risparmiare sui 105 miliardi che ogni anno vengono mangiati dalle attuali 625 agevolazioni fiscali, e avere un controllo ferreo della spesa.

Il disegno: un tetto alle detrazioni (in base al reddito e al numero dei figli)

L’idea del Mef è quella di mettere un «cap» alle detrazioni complessive godute dai contribuenti. Un tetto, ancora da stabilire, decrescente in funzione del reddito. Potrebbe essere monetario, cioè una cifra fissa, o in percentuale, e comunque variabile in funzione del numero dei figli a carico. Dal 2022 le principali detrazioni per i figli fino a 21 anni d’età sono state assorbite dall’assegno unico, ma il nuovo tetto si applicherebbe a tutto il montante delle detrazioni residue che i contribuenti, nella dichiarazione dei redditi, sottraggono dalle imposte da pagare. Più figli si hanno, dunque, meno si pagherebbe.




















































Le ragioni demografiche

La denatalità, per Giorgetti, è un problema molto serio: il male peggiore dell’economia nel medio e lungo periodo. Al punto che il ministro, oltre all’idea di riarticolare le detrazioni per favorire le famiglie numerose, si appresta a sollecitare anche delle proposte da parte della Ue, visto che il problema è comune. Forse ne avrà già l’occasione tra domani e sabato a Budapest nella riunione informale dei ministri delle finanze europei, dove la presidenza ungherese presenterà un rapporto sulla materia. Altro problema serio da risolvere, per Giorgetti, è il controllo della spesa. Dopo i clamorosi sfondamenti del Superbonus disse che tutte le detrazioni e i crediti di imposta avrebbero dovuto avere un tetto massimo. Costi certi, dunque.

I costi

Il «cap» alle detrazioni, che costano 80 miliardi di euro l’anno, può anche essere il modo di risparmiare un po’ di soldi, anche se è impossibile dire quanto perché tutto dipenderà dai tetti che saranno stabiliti. Il ricavato potrebbe essere reinvestito per rafforzare gli aiuti alla famiglia, con l’assegno unico, o destinato a finanziare le altre esigenze in vista della legge di Bilancio. Il governo ha bisogno di 20 miliardi per la conferma del taglio al cuneo contributivo, gli sgravi Irpef, le deduzioni alle imprese che assumono e gli aiuti alle mamme che lavorano. Per ridurre le tasse al ceto medio, alzare a 100 mila euro la flat tax, adeguare le pensioni, ne servirebbero altri.

Le trattative

Come sulle detrazioni prosegue dunque il lavoro alla caccia dei risparmi da mettere a copertura delle nuove eventuali spese. Tra questi almeno 2 o 3 miliardi recuperabili dalle coperture eccessive poste a fronte delle garanzie pubbliche sui prestiti delle banche alle imprese. Qualcosa potrebbe derivare anche dalla revisione dei crediti d’imposta sull’edilizia, che potrebbero avere loro stessi un “cap” in funzione del reddito e dei figli a carico.

Il Piano settennale

Mentre si delineano le misure della legge di Bilancio si allungano, come prevedibile, i tempi per la presentazione del Piano settennale sui conti richiesto dalle nuove regole europee. Il Governo ieri ha chiesto a Bruxelles una piccola proroga. Si attenderanno i nuovi dati Istat sui conti nazionali del 23 settembre, che rivalutano di una cinquantina di miliardi il Pil a partire dal 2021, cambiando il quadro di fondo. Il Piano di Giorgetti sarà esaminato dal Consiglio dei ministri il 17 settembre, poi sarà approvato formalmente e trasmesso al Parlamento, per il parere, intorno al 24 settembre e dopo inviato a Bruxelles.


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12 settembre 2024 ( modifica il 12 settembre 2024 | 16:22)

 

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