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Le famiglie con figli in Italia sono sempre di meno. Nel 2000 erano il 44 per cento del totale, sono scese al 33 per cento. Se si aggiunge un altro 11 per cento di monogenitori, solo in quattro nuclei su dieci sono presenti figli. Poi ci sono un terzo di persone sole e un altro 20 per cento di coppie senza figli. Così si arriva a un 53 per cento di nuclei senza prole. Saranno questi ultimi, se il progetto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti andrà in porto, che saranno chiamati a sostenere l’onere (5-6 miliardi) per l’abbattimento delle tasse alle famiglie che hanno a carico dei figli. Una misura resa urgente, secondo Giorgetti, dall’andamento delle nascite. L’ultimo aggiornamento lo ha fatto l’Istat un paio di giorni fa. Nei primi sei mesi dell’anno in Italia sono nati solo 178 mila bambini. Di questo passo l’anno si chiuderà sotto le 378 mila nascite di dodici mesi fa. Ed è un problema anche per le pensioni. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha più volte spiegato a chi gli chiedeva più flessibilità sull’età di uscita dal lavoro, che con questa demografia non c’è nessun sistema previdenziale che tenga. Nemmeno quello contributivo. La sostenibilità delle pensioni è un cruccio. Tre settimane fa al Meeting di Rimini, il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta aveva spiegato che nei prossimi 15 anni, a causa dell’inverno demografico, l’Italia perderà 5 milioni e mezzo di lavoratori. Questo considerando anche l’ingresso di 170 mila immigrati l’anno. La Ragioneria generale dello Stato nel suo ultimo documento sulle previsioni di lungo periodo del sistema previdenziale, per far quadrare i conti, per la prima volta ha alzato nelle statistiche l’età lavorativa da 64 anni a 69 anni. Così facendo, almeno sulla carta, nel lungo periodo ci saranno quattro milioni di lavoratori in più. Questa previsione dovrà ora avverarsi. È la ragione per cui in tema pensionistico non si parla più di Quota 41, l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, ma solo invece di far rimanere attive le persone il più a lungo possibile. L’esatto contrario. Anche perché nel prossimo Piano Strutturale di Bilancio che l’Italia dovrà presentare all’Europa, la spesa per le pensioni sarà una di quelle più attentamente monitorate. Così nella prossima manovra di Bilancio per i dipendenti statali sarà ripristinato il vecchio “trattenimento in servizio”, la possibilità cioè di lavorare fino a 70 anni su base volontaria. Una facoltà, ha detto ieri il ministro del Lavoro Marina Calderone, sulla quale bisognerebbe ragionare, sempre su base volontaria, anche nel settore privato.Lo scorso anno è stato introdotto un bonus contributivo del 9 per cento per i lavoratori che rimangono al loro posto una volta raggiunti i requisiti di pensionamento con Quota 103 (62 anni e 41 di contributi). Il meccanismo potrebbe essere riproposto e potenziato. Anche un’altra ipotesi circolata in questi giorni va nella stessa direzione. Si tratta dell’allungamento delle finestre mobili di uscita dal lavoro verso la pensione. Oggi chi fa domanda di pensionamento deve attendere tre mesi per avere il primo assegno. Dal prossimo anno l’attesa potrebbe essere portata a sette mesi. Un modo indiretto per alzare, seppur di poco, l’età della pensione.

LE MISURE

Ma se si vuole evitare di dover tenere sempre più a lungo le persone al lavoro, bisogna tornare a riempire le culle. Le misure introdotte fino ad oggi non sono riuscite nell’intento, se è vero che quest’anno sarà registrato l’ennesimo record negativo di nascite. Una delle ragioni per le quali Giorgetti spinge per una cura choc. Anche perché in Italia uno dei principali motivi per cui non si fanno figli è economico: il timore di non poter reggere l’impatto di una nuova nascita. Secondo le analisi dei centri studi il “desiderio” delle coppie italiane è di avere due figli, ma poi si fermano ad uno. La media oggi è di poco superiore a 1,2 figli per donna. Il sistema previdenziale tiene conto di un tasso di fecondità di 1,4-1,5 nati per donna per stare in piedi. Ogni anno che passa il raggiungimento di questo obiettivo viene spostato più in avanti. Il tempo però scorre in fretta e i nodi stanno venendo al pettine più velocemente di quanto ci si potesse attendere. E non ci sono solo le pensioni, anche la carenza di manodopera inizia a farsi sentire. Le culle vuote sono insomma, una vera emergenza.

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