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Savona. “Se la mia filosofia è ‘in una strada meglio 10 pedoni che 100 macchine’? In linea di principio non c’è alcun dubbio, naturalmente senza dimenticarsi le linee di traffico”. Parole e musica di Marco Russo, sindaco di Savona: è questa, volendo semplificare molto, la linea alla base delle scelte compiute, in questi due anni, dalla sua amministrazione in tema di viabilità. Un percorso iniziato con le pedonalizzazioni di gennaio 2023 e proseguito ieri con la presentazione, da parte dell’ingegner Tito Berti Nulli di Sintagma, delle possibili soluzioni al nodo di piazza Mameli.

Soluzioni che ieri hanno raccolto reazioni diverse in città e sui social, tra chi ha accolto con favore le possibili modifiche – pur magari sollevando dubbi su alcuni aspetti – e chi ha letto in quelle proposte (come ha fatto ad esempio la minoranza) un modo per “rimediare” alla chiusura di corso Italia “senza ammettere l’errore”.

Abbiamo dunque voluto reincontrare Russo per chiedere chiarimenti su quelle soluzioni e sottoporre i dubbi e le perplessità emerse in queste prime 24 ore.

Partiamo da ciò che è stato presentato ieri. Perché preferite la terza soluzione, ossia l’inversione di via dei Mille? Non c’è il rischio di “sovraccaricare” piazza Diaz?

Le tre soluzioni presentano punti di forza e criticità diverse. Premesso che sono tutte molto interessanti perché realmente risolutive, sulle prime due abbiamo notato alcune potenziali problematiche che nella terza invece non riscontriamo. La terza soluzione riproduce lo stesso ‘schema’ di corso Italia, svolgendo la funzione che svolgeva quel tratto, ma con il pregio di essere più breve. Quanto a piazza Diaz, questa soluzione in realtà la alleggerisce: rispetto a prima infatti sottrae un flusso in ingresso (quello di via Famagosta) ed elimina dalla piazza le auto dirette alla Villetta tramite via Poggi. Per questo ci sembra la più interessante.

Avete scelto, complice anche il silenzio elettorale che da domani vi impedirebbe di fare incontri pubblici, di raccogliere le osservazioni dei cittadini tramite mail. Pensate davvero possa essere un sistema efficace?

Sì. E’ davvero utile che i cittadini ci diano le loro osservazioni, perché aiuta a vedere una soluzione da tutti i punti di vista. Noi ci attendiamo quindi dei contributi costruttivi, che ci aiutino a migliorare queste soluzioni nel dettaglio. Dalle primissime mail giunte a piazzamameli@comune.savona.it ci sembra che i cittadini abbiano recepito lo spirito e stiano dando un utile contributo.

Ieri l’ing. Berti Nulli ha detto che tutte e tre le soluzioni proposte hanno performance migliori rispetto alla riapertura di corso Italia. Avete dati più precisi e puntuali? Pensate di renderli pubblici?

Nel corso dei lavori ci è stata mostrata una tabella che conteneva anche i dati storici – ricostruiti ex post – del traffico con corso Italia aperto, ed erano meno buoni di quelli delle soluzioni proposte. Ma secondo me la questione va posta diversamente.
Abbiamo scelto di pedonalizzare, e ora abbiamo affrontato il problema del nodo di piazza Mameli. Noi abbiamo chiesto a Sintagma, nell’ambito di una progettazione di Pums che – come noto – persegue l’obiettivo di favorire la mobilità lenta e sostenibile, di affrontare il nodo problematico di piazza Mameli. Sintagma, nell’ambito di quel Pums, ha lavorato per rispondere a questa domanda. Gli abbiamo inoltre chiesto se consideravano indispensabile o meno la riapertura di corso Italia: ci hanno sempre risposto che, dal loro punto di vista, non doveva essere presa in considerazione sia perché condividevano la scelta di completare la pedonalizzazione del corso sia perché non lo ritenevano necessario, potendo risolvere il nodo di Piazza Mameli in modo diverso ed efficace. Per questo la domanda è mal posta: nel momento in cui ho una soluzione che mi permette contemporaneamente di risolvere il problema della piazza e di chiudere corso Italia con performance migliori, discutere di quel dato diventa irrilevante.

A breve inizierà la riqualificazione di quel tratto di corso Italia. Come mai ci sono voluti più di 20 mesi?

Come abbiamo detto fin dall’inizio, la trasformazione delle vie che vengono pedonalizzate ha bisogno di interventi graduali. Altrove siamo intervenuti con l’urbanistica tattica, ma in corso Italia ci sembrava necessaria una riqualificazione di tipo diverso. Dunque abbiamo realizzato i progetti e reperito i fondi, e ora siamo pronti a procedere.

Non era meglio fare il contrario, prima reperire fondi e progetti e poi chiudere per riqualificare?

Intanto ricordo che in consiglio comunale ci è stato chiesto di rallentare la riqualificazione di corso Italia da parte di chi ora vuole riaprirlo. Detto questo, io considero la pedonalizzazione di una strada, e quindi l’eliminazione delle auto, un primo passo avanti nella sua rivitalizzazione: questo può consentire a chi ci opera e ci vive di occupare spazi che prima non aveva. Questo è già un passo avanti. Dopo di che si procede con la riqualificazione, capendo anche la vocazione che ogni via sta man mano assumendo dopo la chiusura. Mi permetto però di osservare che se la critica è quella di essere stati lenti a riqualificare, dovrebbe tradursi nel sollecitarci a fare presto, non in un ‘no’ che preclude ogni possibile trasformazione.

Di quel tratto di corso Italia si son dette tante cose… ad esempio si presta poco ad essere pedonalizzata, a causa della presenza della banca che “monopolizza” un lato della strada. Se quel tratto non è adatto, non era meglio fare altre scelte?

Innanzitutto va considerato che quel tratto “completa” il corso, che era già quasi tutto pedonalizzato: parliamo un corso prestigioso, che collega piazza Marconi con il mare. Secondo, noi dobbiamo uscire un po’ dalla mentalità novecentesca che le strade sono per le auto, e cominciare a concepire invece l’idea che le strade debbano essere prevalentemente destinate alla vita delle persone, ovviamente tenendo conto che ci sono delle direttrici di traffico che sono ineliminabili. La vita nelle strade viene portata innanzitutto permettendo alle persone di fruire degli spazi, poi con le iniziative che si possono realizzare in quegli spazi, e indubbiamente anche con la bellezza del luogo. Il corso è già prestigioso grazie ai suoi palazzi e ai marciapiedi, ma indubbiamente necessita di una riqualificazione, che infatti faremo.

Ieri Sintagma ha detto – semplificando un po’ – che metà del traffico cittadino viene da fuori Savona, e che la maggior parte dei savonesi usa l’auto per tragitti di soli 3 km. Come pensate di incentivare queste persone a non usare l’auto in centro?

Questi dati sono un’anticipazione del lavoro che Sintagma sta portando avanti all’interno del Pums. La risposta completa non potrà dunque che essere esaminata solo in quella discussione.
Stiamo comunque già agendo su tre direttrici. La prima sono le pedonalizzazioni: significa che si cerca di allentare la pressione delle auto in centro favorendo la vivibilità delle strade.
La seconda direttrice è quella dei parcheggi di cintura: ne esistono già 5 (torre Orsero, Arsenale, park Priamar, piazza del Popolo e via Piave) e ne abbiamo in programma altri 3. Quelli attuali distano tra loro al massimo 17 minuti a piedi e oggi, forti di un totale di 1927 posti, hanno ancora capienza di auto. Occorre quindi incentivarne l’uso: proprio per questo ad esempio in piazza del Popolo partiranno a breve i lavori per la nuova illuminazione e la videosorveglianza.
Infine occorre la revisione delle linee Tpl, che abbiamo chiesto e su cui l’azienda sta lavorando insieme a Sintagma.
Chiaro che queste sono linee di indirizzo: la domanda che mi avete posto è una domanda ‘di lungo scenario’ che avrà risposta solo con il Pums, le cui prime indicazioni arriveranno per la fine di ottobre. Bisogna però affrontare anche i problemi immediati: a Sintagma quindi, oltre al nodo piazza Mameli, abbiamo chiesto di ragionare anche sui parcheggi valutando tutto, comprese le agevolazioni. Stiamo attuando politiche integrate che passano anche attraverso la riduzione di strade utilizzate dalle auto.

Anche in questo caso, non sarebbe stato meglio lavorare prima su parcheggi e Tpl prima e poi pedonalizzare?

Noi abbiamo fatto delle scelte di pedonalizzazione “modeste” e molto ben calibrate, che si basano su due documenti di programmazione: il piano del traffico del 2013 e consulenze dell’Università del 2022, che abbiamo consultato appositamente per sapere se queste scelte erano sostenibili o meno. Per inciso, la cosa curiosa è che oggi quello studio viene svilito in modo anche poco ‘rispettoso’ verso l’università, ma quando abbiamo incaricato Sintagma ci è stato contestato che avremmo dovuto chiedere la consulenza dell’Università… dimenticando oltretutto che per uno studio del genere è necessario indire una gara. Abbiamo inoltre fatto una serie di incontri con i cittadini, di cui tutti sembrano dimenticarsi, in cui abbiamo fornito le tempistiche con cui avremmo chiuso le strade.
Nel 2022, non avendo ancora un Pums, abbiamo scelto solo poche vie, in modo calibrato, evitando strade più impattanti. Le strade che abbiamo pedonalizzato hanno comportato la perdita di parcheggi, che però abbiamo recuperato uno ad uno nella zona, tanto è vero che i parcheggi attuali della città sono capienti. Lo studio dell’Università del 2022 aveva previsto che la chiusura avrebbe gravato su piazza Mameli, ritenendola in allora sostenibile: avevamo bisogno di questi mesi per capire come il traffico si sarebbe adeguato.

Sono profondamente convinto, dopo moltissimi anni in cui si parlava di pedonalizzazioni senza attuarle mai, al punto che si era ormai abbandonata la speranza che Savona potesse paragonarsi alle altre città, che fosse necessario dare il segnale che anche noi vogliamo andare verso una mobilità lenta e sostenibile. In questi mesi ne abbiamo discusso, in modo anche aspro, ma almeno abbiamo discusso di un cambiamento della città, senza limitarci a constatare che “non si può fare nulla”. Per questo oggi mi sembra importante discutere delle soluzioni di piazza Mameli, che ci consentono di risolvere un nodo di traffico complesso ma nel contempo andare avanti con la viabilità sostenibile: tornare indietro decreterebbe l’impossibilità per la città di progredire. Questo tema non è di oggi, ma non era mai stato affrontato prima.

Pedonalizzare serve anche a disincentivare il traffico: avete dati in proposito, le auto sono effettivamente diminuite?

Rinviamo questa risposta a quando Sintagma avrà completato il quadro conoscitivo e sarà in grado di darci le prime indicazioni di Pums. Solo in quel momento avremo le basi per discuterne. Come ho detto abbiamo voluto estendere limitatamente le aree pedonali della città per dare un segnale, ma è chiaro che per influenzare in modo significativo la distribuzione della viabilità in città occorre una pianificazione di più alto livello. E dobbiamo ricordare che a inizio 2026 dovrebbe entrare in funzione l’Aurelia Bis, destinata ad avere un impatto importante sul traffico in città.

Pensate di chiudere altre strade? Come sarà Savona tra tre anni?

Ripeto quanto ho già detto: abbiamo fatto una scelta ponderata e calibrata, ogni ulteriore passo richiede prima il Pums ed è quindi presto per parlarne. Ma la linea di indirizzo è quella che abbiamo sempre dichiarato, e riguarderà anche i quartieri con degli interventi di miglioramento della viabilità. Ora comunque la priorità era risolvere un nodo che è senza dubbio problematico per i cittadini.



 

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