La Fabi: la differenza tra gli stock del 2023 e del 2024 Meglio i finanziamenti alle imprese. EY: quest’anno crescita zero per i mutui in Europa
Meno tre giorni alla prossima riunione della Banca Centrale Europea che dovrebbe sancire il tanto atteso taglio dei tassi. L’economia del Vecchio continente aspetta tutta con impazienza i summit di Francoforte, sperando in un più veloce e ampio allentamento della politica monetaria che possa dare slancio a Borse e investimenti.
Dati alla mano, il credito in effetti sta vivendo mesi di ristrettezze. Le banche europee per il secondo trimestre hanno segnalato un ulteriore calo della domanda di prestiti o di utilizzo di linee di credito da parte delle imprese — riporta la Bce —, mentre quella di prestiti per l’acquisto di abitazioni e la domanda di credito al consumo e di altri prestiti alle famiglie sono aumentate per la prima volta dal 2022. Una spiegazione l’Eurotower la dà: sono diventati più stringenti i criteri con cui si valuta l’idoneità al prestito, ma è anche vero che l’innalzamento dei tassi d’interesse e la riduzione degli investimenti fissi hanno continuato a comprimere la richiesta di prestiti da parte delle aziende, che anziché bussare in banca hanno attinto alla liquidità immagazzinata durante il Covid.
Un terzo delle banche italiane denuncia un calo nei prestiti
La domanda di denaro in Europa da parte delle aziende continua a essere bassa, tranne che in Germania e Francia, dove sale per ragioni di necessità di finanziamenti a breve termine, cioè per bisogno di liquidità e non certo per sostenere piani di investimento. In Italia un terzo degli istituti ha riportato una diminuzione di credito nel secondo trimestre. Nel complesso dell’Eurozona il credito alle imprese è salito dello 0,6% (ma in calo dal +0,7% di giugno). Quanto al credito alle famiglie, in Italia il 27% degli istituti ha riferito di un aumento di domanda; sempre nell’Eurozona questo tipo di finanziamento è salito, dello 0,5% (dal +0,3% di giugno). Una volta tagliati i tassi, il deprezzamento delle aspettative sui tassi futuri si riflette su quelli dei mutui e la domanda di credito ritorna; in qualche caso è intervenuto pure l’uso dei risparmi extra accumulati in pandemia. In quelle fasce di popolazione dove non è avvenuto infatti è esploso il credito al consumo.
Giugno nero
La pubblicazione Serie e Moneta di Bankitalia lo ribadisce: in giugno i prestiti al settore privato hanno segnato -1,6% sui dodici mesi (-2% nel mese precedente). Scomponendo, i finanziamenti alle famiglie si sono ridotti dello 0,9% sui dodici mesi (-1% nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie del 3,4%(-3,1 nel mese precedente).
Non bastasse pure la Fabi lo certifica: il sindacato dei bancari ha confrontato lo stock di fine periodo di giugno 2023 con quello di giugno 2024, cioè la somma dei prestiti totali che gli istituti hanno erogato fino a quel momento, compresi quelli in corso. Dagli 1.311.343 milioni di euro dell’anno scorso agli 1.274.445 milioni di quest’anno sono spariti quasi 37 miliardi di prestiti. Quelli nuovi cioè non hanno compensato quelli rimborsati.
Cosa succede nel mattone
E un nuovo studio di Ey su dati Bce getta ombre cupe persino sull’immobiliare. Secondo il dossier le banche del Vecchio continente sono in procinto di registrare una crescita zero dei prestiti ipotecari quest’anno, contro il +4,9% del 2022. Negli ultimi due anni in molti sono stati scoraggiati dall’accendere nuovi mutui, anche se è prevista una ripresa a partire dal 2025. L’analisi Ey — di cui ha dato notizia anche dal Financial Times — data dal 2006 e il precedente tasso di crescita più basso è stato dello 0,2% nel 2014. I mutui rappresentano quasi la metà dei prestiti totali nell’Eurozona, sostiene la società di advisor, anche se negli ultimi anni altre forme di credito hanno sofferti. I prestiti alle imprese si sono ridotti dello 0,1% lo scorso anno e si prevede che quest’anno aumenteranno solo dello 0,5%. Ma Ey prevede che la crescita raggiungerà il 4,2% nel 2026, soprattutto in Francia e Germania. La crescita del credito al consumo invece dovrebbe passare dallo 0,9% di quest’anno al 4,2% nel 2026.
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