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Analisi e raccomandazioni per far ripartire una competitività europea in crisi con tre focus: energia, innovazione e sicurezza. Mario Draghi torna SuperMario, ossia l’uomo delle grandi occasioni, e a Bruxelles presenta il suo Rapporto ‘The future of European competitiveness’. Lo fa un anno dopo aver ricevuto l’incarico dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dopo le elezioni europee di giugno 2024. Il quadro delle raccomandazioni draghiane è quello di un’Europa minacciata da cambiamenti globali macro: rallentamento della crescita Ue, difficoltà delle aziende che si trovano ad affrontare sia una maggiore concorrenza dall’estero che un minore accesso ai mercati esteri e la perdita del più importante fornitore di energia, la Russia.

La sfida sulla finanza europea è difficile e urgente, il cambiamento atteso viene definito “radicale”, premette l’ex governatore della Bce se “le riforme possono essere veramente ambiziose e sostenibili solo se godono del sostegno democratico. E dobbiamo assumere una nuova posizione nei confronti della cooperazione: nell’eliminazione degli ostacoli, nell’armonizzazione di regole e leggi e nel coordinamento delle politiche”, spiega.

Le tre aree dove investire

Il primo tasto dolente è quello degli investimenti richiesti per raggiungere gli obiettivi di innovazione, transizione energetica ed ecologica e difesa. Sul primo punto l’ex presidente del Consiglio italiano e della Bce rileva che nel 2021 le imprese europee tecnologiche hanno complessivamente speso su ricerca e sviluppo 270 miliardi di euro in meno delle loro rivali statunitensi. Un nodo chiave è poi rappresentato dal fatto che molte imprese europee spesso preferiscono reperire capitali negli Stati Uniti, piuttosto che in Europa. “Tra il 2008 e il 2021, quasi il 30% degli “unicorni” fondati in Europa – startup che hanno poi raggiunto un valore di oltre 1 miliardo di dollari – ha trasferito la propria sede all’estero, con la stragrande maggioranza che si è trasferita negli Stati Uniti”.

Il secondo ambito di intervento è rappresentato dalla decarbonizzazione da portare avanti assieme a un aumento della competitività. Draghi mette in guardia dal rischio di non coordinare “gli ambiziosi obiettivi climatici” dell’Ue con la necessità di preservare competitività e crescita. Il terzo ambito di intervento è quello dell’aumento “della sicurezza degli approvvigionamenti e ridurre le dipendenze dall’esterno con la costruzione di scorte in aree critiche selezionate e dovrà anche sviluppare una capacità industriale di difesa forte e indipendente che le consenta di soddisfare la crescente domanda di risorse e attrezzature militari e rimanere in prima linea nella tecnologia della difesa”.

Il confronto con il piano Marshall

Le esigenze di finanziamento richieste all’Ue per raggiungere i suoi obiettivi sono enormi, ma gli investimenti produttivi sono deboli nonostante gli ampi risparmi privati”, chiarisce Draghi. E poi l’ex presidente del Consiglio si esibisce in due conti che per volume delle risorse richieste richiamano il piano Marshall e lo doppiano in rapporto al Pil. “Per raggiungere gli obiettivi stabiliti in questo rapporto è necessario un investimento aggiuntivo annuo minimo di 750-800 miliardi di euro, in base alle ultime stime della Commissione, corrispondente al 4,4-4,7% del pil dell’Ue nel 2023”.

A titolo di confronto sottolinea Draghi “gli investimenti nell’ambito del piano Marshall tra il 1948 e il 1951 erano equivalenti all’1-2% del Pil dell’Ue. Per realizzare questo aumento, la quota di investimenti dell’Ue dovrebbe aumentare da circa il 22% del Pil attuale a circa il 27%, invertendo un declino pluridecennale nella maggior parte delle grandi economie dell’Ue”, rivela Draghi.

Debito comune: torna la sfida

Dove trovare le risorse? Qui viene sganciata la bomba, quella di creazione di un debito pubblico europeo. Idea non nuova ma che pronunciata con questo timing ha un altro sapore. “L’emissione di safe asset comuni per finanziare progetti di investimento congiunti potrebbe seguire modelli esistenti, tuttavia, dovrebbe essere accompagnata da tutte le garanzie che un passo così fondamentale comporterebbe. L’uso di safe asset comuni ha un precedente consolidato nel finanziamento del Next Generation Eu. Le circostanze attuali sono ugualmente gravi, anche se meno drammatiche. Ma l’emissione di tali attività su una base più sistematica richiederebbe un insieme più forte di regole fiscali che garantiscano che un aumento del debito comune sia accompagnato da un percorso più sostenibile del debito nazionale. In questo modo, tutti gli Stati membri dell’Ue potrebbero contribuire a tale attività senza pregiudicare la sostenibilità del loro debito pubblico. L’emissione dovrebbe anche rimanere specifica per missione e progetto”.

Ampliamento del bilancio Ue

E ancora, l’ampliamento del bilancio Ue che dovrebbe essere riformato per aumentarne l’efficacia e l’efficienza, oltre a essere meglio sfruttato per sostenere gli investimenti privati, istituendo “un pilastro della competitività”. La spinta è anche sui privati se “andrebbero istituiti schemi di finanziamento dedicati per affrontare il divario di investimenti per le aziende tecnologiche in fase di crescita, così come per le capacità di produzione in determinati settori, come le tecnologie pulite”. Una flessibilità cruciale “per consentire la riallocazione delle risorse tra e all’interno dei programmi e dei potenziali beneficiari”.

Il richiamo alla politica unitaria

A fronte delle sfide però manca una politica unitaria. Quel che è certo è che “i paesi dell’Ue stanno già rispondendo a questo nuovo ambiente (segnato dalle trasformazioni in innovazione, energia e sicurezza, ndr) con politiche più assertive, ma lo stanno facendo in un modo frammentato che mina l’efficacia collettiva”. Infine, il tocco di british humor che lo contraddistingue rispondendo alla domanda sull’ipotesi, nonostante i buoni propositi, di una mancata attuazione del piano: “Non sarà o l’attuazione di questo rapporto oppure la morte. Credo piuttosto che sarà una lenta agonia”, conclude l’ex premier strappando una risata ai presenti in sala. Una risata nutrita di paura?

 



 

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