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Davanti al fenomeno crescente dell’urbanizzazione, la sfida di rendere le nostre città sempre più sostenibili diventa una delle questioni prioritarie sul fronte della transizione energetica ed ecologica. È in città, sostengono gli analisti, che si può e si deve raggiungere l’obiettivo dell’impatto climatico zero entro il 2050. Come fare? Gli analisti di uno studio realizzato da Teha Group in collaborazione con A2A e il contributo scientifico di ASviS, presentato a Cernobbio, hanno identificato almeno sette importanti leve di cambiamento: l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici residenziali, l’elettrificazione dei trasporti, l’installazione di pompe di calore elettriche, la diffusione del teleriscaldamento, l’ottimizzazione dei servizi di gestione dell’acqua e dei rifiuti, la sostituzione dei punti luce con illuminazione a Led (relamping) e lo sviluppo di verde urbano.

Secondo le stime, incrementare l’implementazione di questi fattori di cambiamento potrebbe ridurre le emissioni nelle città di oltre il 50 per cento (32 milioni di tonnellate di CO2), aumentando l’elettrificazione, le fonti di energia rinnovabile e il calore derivato nel mix di consumo delle aree urbane di circa 20 punti percentuali. L’attivazione di tali leve tecnologiche e di servizio richiede, secondo lo studio, un investimento complessivo in Italia di circa 270 miliardi di euro, ovvero circa 10 miliardi di euro annui fino al 2050. «Queste azioni rappresentano le soluzioni più efficienti, in termini di costo-beneficio, per la riduzione delle emissioni e potranno essere attivate anche grazie al coinvolgimento e all’impegno di tutti gli stakeholder: cittadini, operatori privati ed enti pubblici», sottolinea il documento.

Lo studio evidenzia che già nel 2007 la popolazione mondiale che vive in aree urbane ha superato quella che abita in aree rurali e che dal 1950 ad oggi la quota di popolazione urbana è raddoppiata, passando dal 29,6% al 58,3% del totale, con previsione di arrivare fino al 70% al 2050. In Italia i residenti nelle aree urbane sono già oggi il 72,6% e si stima che questa percentuale possa salire fino all’81,1% nel 2050, con un conseguente aumento delle emissioni specifiche di CO2 del 18%. I 112 Comuni capoluogo considerati nello studio coprono il 7% della superficie nazionale e rappresentato il 29% dei consumi energetici italiani: qui si concentra il 60% del Pil generato nel Paese.

Le città, fanno notare gli analisti, si caratterizzano per un’efficienza intrinseca: richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie), generano economie di densità per le reti idriche, elettriche e gas (le utenze allacciate alla rete elettrica e del gas per chilometro sono circa 5 e 3 volte superiori a quelle del resto del Paese) e favoriscono un minor ricorso ai mezzi individuali per gli spostamenti (+54% di trasporto pubblico locale e di modalità sostenibili in città rispetto al resto d’Italia). Ma perché diventino sempre più sostenibili occorrono investimenti da almeno 10 miliardi di euro l’anno. «I sindaci europei indicano come priorità la necessità di coniugare sviluppo e sostenibilità; per farlo è essenziale implementare strategie di decarbonizzazione e investire in nuove tecnologie», insiste Roberto Tasca, presidente di A2A, mentre per Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS, «un investimento ben coordinato sulla trasformazione delle città italiane produrrebbe un effetto importante sul benessere attuale e futuro di milioni di cittadini».



 

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