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Poche richieste tra le aventi diritto, il bonus mamme è un flop. Mentre la mancanza di fondi per la Finanziaria potrebbe far saltare l’agevolazione fiscale si torna a riflettere sul bonus tanto contestato.

Secondo l’Inps da maggio a oggi nella sede di Asti sono state 23 le richieste per la detrazione fiscale per le madri. Di gran lunga quindi sotto la media nazionale dove il 60 per cento delle aventi diritto ne ha fatto domanda.

Guerrini presidente Inps e dirigente Uil

«Questi bonus sono provvedimenti pubblicitari. Le maglie per accedere sono troppo strette e quindi si rivelano poco utili», sostiene Pierluigi Guerrini, presidente dell’Inps di Asti e dirigente Uil.

Anche se, a detta della Cisl e di alcuni consulenti sul lavoro, il dato appare «abbondantemente sottostimato». «Da ciò che ci risulta dovrebbero essere almeno qualche centinaio le domande ad Asti», sostiene Stefano Calella, segretario generale aggiunto della Cisl Asti-Alessandria.

«Il meccanismo dei bonus sta creando molta confusione – spiega Guerrini – Poi essendo agosto ci sono sicuramente dei ritardi nel completamento delle pratiche». Dalla sua creazione il bonus aveva fatto molto discutere per i criteri ristretti. Sono escluse le donne con un solo figlio, le lavoratrici autonome, precarie, stagionali e domestiche, lasciando così fiori settori molto svantaggiati.

E dall’anno prossimo la platea si stringerà ancora di più. Si rivolgerà solo alle donne con almeno tre figli.

L’aumento dell’Isee

Il bilancio non stupisce Arianna Franco, responsabile del Coordinamento Donne Cgil e segretaria provinciale della categoria Funzione Pubblica.

«Ha una serie di effetti negativi – spiega – accedendo al bonus aumenta l’imponibile lordo. Diverse madri si sono viste aumentare l’Isee anche di mille euro. In questo modo non hanno potuto accedere ad alcune agevolazioni o se le sono viste ridotte». L’aumento del lordo può danneggiare infatti chi, a causa del reddito basso, può richiedere l’assegno unico, altri bonus per i genitori o sconti sulle rette dei nidi pubblici o sugli abbonamenti dei mezzi pubblici. E racconta la sua esperienza: «Io con due bimbi piccoli ho fatto domanda, ma prima ho controllato di non perdere la possibilità di rientrare in altre agevolazioni. Tra le mie colleghe, lo ha richiesto che già non poteva accedere ad altri bonus».

Inoltre la detrazione per le madri non è cumulabile con taglio del cuneo fiscale per i redditi sotto i 35 mila euro che può portare dai 60 ai 100 euro in più in busta paga al mese.

«Questo può aver influito sulla scelta dei redditi più bassi di non fare richiesta, ma ad aver pesato maggiormente è la mancata o non corretta informazione», spiega Stefano Calella. «Ho parlato con molte persone che avevano perplessità sull’età e il numero dei figli per poter accedere al bonus – racconta – mentre sulla questione dell’Isee non ho sentito particolari dubbi».

Provvedimento utile per la Cisl

Per la Cisl si tratta comunque di una misura utile in particolare ai fini della promozione della natalità: «I vantaggi sono più degli effetti negativi. Si potrebbe magari allargare la platea anche a chi ha un solo figlio». Anche per la Cgil, seppur più critica, una soppressione della misura non sarebbe positiva. «La speranza è che venga messo una politica più inclusiva – sostiene Franco – che tenga in considerazione le lavoratrici più deboli e non crei problemi per le altre agevolazioni».

Su un aspetto concordano tutti i sindacati confederali: la necessità di superare il meccanismo dei sostegni spot. «Bisogna rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale per le madri, basta con i bonus per cui poi non ci sono i fondi», sostiene Calella.

 

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