di Daniele Bovi
Le elezioni regionali sono probabilmente un appuntamento a metà strada tra un turno amministrativo e uno a più alto tasso politico, come il voto per Camera e Senato. Dopo le elezioni del settembre 2022, le europee del giugno scorso hanno rappresentato – in combinazione con i rinnovi di due consigli comunali su tre – l’ultimo test politico di un certo peso anche in Umbria. Benché i meccanismi e il tipo di offerta politica siano molto diversi e data la mobilità di una buona parte dell’elettorato, qualche indicazione e alcuni elementi di riflessione in vista del voto i risultati delle europee possono fornirli.
Schieramenti Umbria24 ha aggregato per coalizioni i risultati di tutti e 92 i comuni: da una parte il centrodestra – o meglio il destra-centro – formato da FdI, Forza Italia e Lega; dall’altra il campo largo di Pd, M5S e Avs ai quali sono state aggiunte anche alcune sigle dell’ormai ex Terzo polo (Azione e +Europa) più la sinistra di Pace terra e dignità; insomma, indicativamente le forze che sosterranno Stefania Proietti. Partiti ai quali aggiungere da una parte e dall’altra le liste dei presidenti, Noi moderati, il Psi e i civici; simboli questi ultimi che, su scala regionale, pesano meno rispetto alle comunali.
La mappa Come si vede dalla mappa, il fronte di centrodestra è avanti in due comuni su tre: in 52 su 92 supera il 50 per cento, con punte sopra il 60 in tante piccole realtà tra Valnerina, Ternano, Spoletino, Media valle del Tevere e non solo. Il rapporto però si ribalta se si va a guardare il numero di residenti e quindi di elettori. Nei 16 centri umbri con più di 15 mila abitanti vivono 620 mila persone, oltre il 70 per cento del totale; in una partita come quella delle regionali senza secondo turno – dove quindi chi prende un voto in più vince e con la presenza di un collegio unico – è chiaro che larga parte del risultato si costruirà qui.
Grandi e piccoli centri Nei 28 comuni in cui centrosinistra ed ex Terzo polo sono risultati in vantaggio ci sono sostanzialmente tutti i grandi centri dell’Umbria come Perugia, Terni, Narni, Gubbio, Castiglione del Lago, Umbertide, Corciano, Spoleto, Magione, Marsciano, Foligno e Orvieto, mentre a Castello il vantaggio del centrodestra è di poco più di due punti. Città che però alle ultime amministrative in certi casi hanno premiato il centrodestra, come a Foligno (anche se per un soffio), Orvieto e Umbertide. Insomma, i dati delle europee forniscono un’indicazione e non certo una previsione a proposito di quello che accadrà in autunno.
Affluenza Un altro dato che andrà tenuto in considerazione sarà quello dell’affluenza. Le regionali a differenza di amministrative e politiche nel corso dei decenni – anche a causa della fine delle appartenenze alle grandi famiglie politiche, ma non solo – hanno sempre meno scaldato il cuore degli elettori. Come si vede dal grafico in pagina, dal 1970 (anno in cui vengono costituite le Regioni in realtà previste dalla Costituzione fin dal 1947) l’affluenza è andata progressivamente in calo, con una flessione particolarmente marcata dal 2000.
Il 2019 L’unica eccezione è stata il 2019, l’annus horribilis del centrosinistra e della prima storica vittoria della destra; occasione durante la quale l’attenzione mediatica nazionale si concentrò per la prima volta in massa sull’Umbria. Un aumento della partecipazione che è anche il segno che l’astensionismo non è un qualcosa di ineluttabile: se, al di là del caso 2019, gli elettori percepiscono che la partita aperta, importante e che i candidati sono credibili non disertano le urne.
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