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Il governo valuta anche di tagliare gli sgravi fiscali più importanti per i redditi più elevati

Meloni e Giorgetti a caccia di soldi. Con la sfrondatura delle piccole spese fiscali, quelle che costano al massimo 10 milioni, si ricaverebbe quasi nulla, 400 milioni togliendole tutte. Il governo valuta anche di tagliare gli sgravi fiscali più importanti per i redditi più elevati.  Tra le ipotesi che si stanno valutando al Mef, scrive il Corriere della Sera, c’è quella di un intervento un po’ più incisivo, per un paio di miliardi. Che servirebbe per fare cassa in vista della Legge di Bilancio ma anche per accentuare un po’ di più il principio costituzionale della progressività dell’imposizione fiscale, che con la riduzione del numero delle aliquote tende ad appiattirsi sempre di più.

In questo senso funzionano già oggi le detrazioni, somme che si sottraggono dall’imposta da pagare, che incidono sui redditi bassi molto più che su quelli alti, passando dal 33% per chi dichiara fino a 7.500 euro a poco più dell’1% per i redditi oltre 120 mila euro. Che comunque godono ancora di detrazioni importanti: più di un miliardo e 600 milioni di euro. Gran parte di queste detrazioni ancora disponibili per i super ricchi riguardano i lavori edilizi. Bonus e Superbonus vari sui quali il governo ha ormai poco margine per tagliare. Per chi guadagna oltre 120 mila euro le detrazioni relative alle ristrutturazioni edilizie ammontano a 923 milioni di euro poi ci sono 348 milioni di detrazioni per l’efficienza energetica.

  Poi ci sono le detrazioni per spese sanitarie, 205 milioni di euro quelle sugli interessi dei mutui per la prima casa, 102 milioni di euro, quelle sui premi per le assicurazioni sulla vita e la previdenza integrativa, che valgono in tutto 70 milioni di euro, mentre altri 60 milioni vengono riconosciuti per le spese di istruzione. Più difficile, o meglio, meno efficace in termini di risparmi per la finanza pubblica sarebbe lavorare sulle deduzioni, che riducono l’imponibile. Le deduzioni d’imposta, in tutto, valgono 36 miliardi di euro e riducono il reddito imponibile complessivo da 950 a 914 miliardi di euro. Il problema è che un taglio delle deduzioni può avere un effetto redistributivo importante, ma un impatto di cassa, in termini di imposta netta, decisamente minore. Le deduzioni fiscali – sottolinea ancora il Corriere – non lavorano per rafforzare la progressività dell’imposta. La loro incidenza sul reddito lordo è del 9,3% per chi guadagna fino a 7.500 euro, scende progressivamente fino a pesare il 2,79% sui redditi tra 15 e 26 mila euro, poi torna a pesare di più con la crescita del reddito. Si sale fino al 6,17% su quanto dichiarato per la fascia di reddito tra 80 e 120 mila euro, per la quale le deduzioni pesano in media 5.900 euro, che salgono a 10.600 euro per chi dichiara più di 120 mila euro.



 

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