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La tessitura non è un’arte come le altre, le è sempre stato riservato un posto d’onore. Qualcuno sostiene sia la più intellettuale tra le arti. Nei versi del filosofo tedesco Johann Wolfgang Goethe si legge che ogni vero filosofo che si dica tale deve pensare come un tessitore. La Sardegna vanta una tradizione tessile antichissima, fonte di ispirazione per Maria Lai, che dei fili ne ha fatto la propria cifra artistica, per raccontare se stessa al mondo. 

E se l’esigenza primaria è stata quella di creare tessuti principalmente per l’abbigliamento in seguito sono stati introdotti altri filati di origine vegetale (lino, canapa, cotone) per l’arredamento della casa (tappeti, arazzi, tende, tovagliati, asciugamani); per il lavoro in campagna invece l’immancabile bertula (ovvero la bisaccia, consistente in una sacca di tessuto, con due grandi tasche all’estremità). L’orbace (tessuto di lana) è uno tra i prodotti più importanti dell’artigianato tessile tradizionale, utilizzato per confezionare molti indumenti del vestiario femminile e maschile

Il Mandrolisai è la culla dell’artigianato tessile del centro-sud Sardegna. Merita una particolare menzione il piccolo paese di Samugheo, un centro geograficamente isolato (comunità di 3000 abitanti) in cui l’arte della tessitura ha rappresentato e rappresenta ancora oggi una grande risorsa identitaria ed economica.  Si contano infatti più di 20 laboratori a carattere industriale e almeno un telaio tradizionale per ogni abitazione. Inoltre dalla Regione Sardegna è arrivato il riconoscimento di Distretto Tessile. Questo ha permesso agli stessi giovani di investire sul proprio territorio. Il consorzio di un gruppo di imprese del settore ha raggiunto inoltre un importante obbiettivo ottenendo il marchio Doc per i prodotti tessili. La lana (considerata oggi rifiuto speciale) era ed è tutt’oggi una delle materie prime maggiormente utilizzate.

Proprio a Samugheo lo scorso 23 agosto, Adelasia Tedde ha presentato la propria tesi di laurea ‘Veving a Briali, nei locali del museo Murats (Museo unico regionale dell’arte tessile sarda) in occasione della mostra di Tessingiu giunta alla sua 57esima edizione. La tesi sperimentale, discussa precedentemente in Norvegia, dove la giovane sassarese ha frequentato il corso triennale di studi, è dedicata allo studio e riproduzione della tessitura a briali (nelle varianti priali, littos, litzos). Durante la conferenza la Tedde ha potuto confrontarsi con il cospicuo numero di artigiane e artigiani giunti al museo per ascoltare il suo importante contributo. Questo ha reso ancora più coinvolgente il lavoro della neolaureata e ha dato maggiore consapevolezza e valore al lavoro degli stessi artigiani presenti.

“A me interessava il punto di vista dei maestri d’arte – sostiene Adelasia -: ho avuto modo di intervistare la coppia artigiana formata da Tommaso Lussu (nipote di Emilio, scrittore e politico italiano) e Barbara Cardia di Armungia, tra i pochi tessitori, depositari di questa antica tecnica. Questa è infatti una procedura molto antica, in uso fin dall’800 in Sardegna. “Sono partita da due tappeti di famiglia – racconta – e ho analizzato tecnicamente la costruzione di un tappeto interamente creato da me. Nessun testo da me consultato finora spiega come realizzare un tappeto. Ritengo sia un vero peccato disperdere queste competenze. In Norvegia ci sono dei veri e propri manuali che catalogano i manufatti e ne spiegano tecnicamente la creazione. Sono molto legata alla mia terra e alle sue tradizioni. Vorrei portare in Sardegna questo metodo per renderne più semplice il lavoro di trasmissione e per salvaguardare un patrimonio che potrebbe andare perso per sempre”. 

La finalità della tesi della giovane Adelasia Tedde ha uno scopo chiaro: la valorizzazione del lavoro artigianale e l’attuazione di un metodo di studio, sulla scia dell’esempio virtuoso dei norvegesi, per la custodia e salvaguardia delle nostre tradizioni. 

Anche la lungimirante amministrazione di Samugheo contribuisce al dialogo tra vecchio e nuovo con Tessingiu. Arrivare fin qui è un vero traguardo- afferma l’assessora Elisabetta Sanna, e questo ci ha permesso di costruire nel tempo una rete di collaborazioni come quella del 2021 con Tramando S’Innova, il Progetto di Cooperazione Nazionale tra Gal. Ora puntiamo alla Liguria, in particolare al Castello d’Albertis, che ospita il prestigioso Museo delle culture del Mondo e cui speriamo di poter partecipare, nel vicino 2025”, afferma l’assessora.

La direttrice del museo Anna Rita Punzo spiega: “L’edizione di Tessingiu 2024 è dedicata a Giovanni Barra, Maestro del legno recentemente scomparso”- a cui l’artista Nadia Porcu ha dedicato un ritratto, visibile appena si ha accesso alla mostra. “L’obbiettivo prosegue – è quello di un incontro materico, un cortocircuito passato-presente\presente-passato”. Il bianco e nero di Gavino Sanna, i fili di Maria Lai in dialogo con le Reinas della graphic designer Mara Damiani dimostrano che la convivenza del vecchio col nuovo è possibile: guardare alla modernità significa anche saper attingere dal passato. 

Alessandra Piredda



 

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