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Zes agevolazioni
   


Mentre si attendono incentivi nella Zls, area portuale con l’entroterra, Enrico Coppotelli si appella alla Politica: «Vale la pena provarci anche a livello regionale, attraverso agevolazioni equivalenti a quelle della Zes». Propone sgravi fiscali e burocratici per le province di Frosinone, Latina e Rieti: terre di confine a rischio di desertificazione industriale

Vola Gigino, vola Gigetto. Torna Gigino, torna Gigetto”: recitava così la filastrocca con cui ci infinocchiavano da piccoli, mostrando improvvisamente le dita medie invece degli indici con le due faccette. Zes e Zls, le zone nelle quali le imprese possono contare su forti sconti fiscali ed agevolazioni, sono volate via dal Lazio: ma ora sembrano tornare quantomeno d’attualità.

La Cisl vorrebbe gli stessi sgravi fiscali e burocratici riservati al circondario per l’industria delle province. Anche se il Lazio, per via della potenza economica di Roma, è fuori dalla Zona economica speciale (Zes) del Centrosud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia Sicilia e Sardegna. Un’azienda, se aperta o spostata appena oltre i confini regionali, becca gli sgravi. Al di qua, senza contromosse, si rischia una desertificazione industriale.

La vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli (assessore allo Sviluppo Economico) è stata categorica: «La Zes non fa per il Lazio, affatto in ritardo nello sviluppo». Lo dice sin dalla “sprovincializzazione” del Consorzio industriale unico, tralasciando il particolare sostanziale: non fa per il Lazio, ma perché c’è la ricca Capitale. Chi è non è già emigrato all’estero, a causa dei costi energetici e della lenta burocrazia, è ormai tentato di farlo nelle regioni confinanti.   

Volata la Zes, torna la Zls?

La Zes del Centrosud, senza il Lazio

Se la Zes è ormai volata, potrebbe tornare almeno la Zls. Come insegnano Gigino e Gigetto. Anche perché le Zone logistiche semplificate sono ormai regolamentate da aprile a livello nazionale. E pare che il Governo sia intenzionato finalmente a finanziarle. Ma soprattutto perché la Zls del Lazio, che deve essere unica nel suo genere a livello regionale, è stata istituita sulla carta dalla passata Giunta regionale da ormai due anni e mezzo.

Puntava a mettere in rete le aree portuali di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta con 29 comuni laziali del litorale e dell’entroterra. Erano stati promessi «incentivi e agevolazioni per progetti di investimento qualificati in settori chiave come trasporti e turismo». Spifferi romani, negli ultimi tempi, raccontano che il Governo potrebbe finalmente finanziare le Zls.

La Cisl Lazio però non si accontenta del surrogato regionale. La Zls logistica dà diritto a generiche semplificazioni amministrative, agevolazioni e incentivazioni, ma nei 29 comuni interessati: Allumiere, Anagni, Aprilia, Cassino, Ceprano, Cisterna di Latina, Civita Castellana, Civitavecchia, Colleferro, Ferentino, Fiano Romano, Fiumicino, Fondi, Formello, Formia, Frosinone, Gaeta, Guidonia, Latina, Monterotondo, Orte, Pomezia, Pontinia, Rieti, Roma, Santa Marinella, Tarquinia, Tolfa e Viterbo. (Leggi qui «La Zes non fa per il Lazio, affatto in ritardo nello sviluppo» e poi qui Buio… Fitto sulla Zls del Lazio, con la scusa di Roma ecco la fregatura bis).

«Benefici anche fuori dalla Zes»

Il Sindacato, però, ricorda i benefici della Zes: soprattutto l’autorizzazione unica per l’avvio delle attività produttive operative e il contributo tramite credito d’imposta. «Per la concessione dell’agevolazione – rileva la Cisl Lazio vengono riconosciute valide le spese effettuate perfino in leasing o con altri contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature a servizio di strutture produttive, anche in questo caso sia già esistenti che di nuovo impianto».

Il credito d’imposta, agevolazione fiscale, è rapportato a costo dei beni acquistati o, entro i 100 milioni di euro, agli investimenti sugli immobili. «Va specificato – fa presente la sigla sindacale – che non sono agevolabili i progetti di investimento di importo inferiore a 200mila euro». Enrico Coppotellilli, Segretario Generale Cisl Lazio e Reggente Cisl Roma Capitale e Rieti allora, richiede «misure equivalenti alla Zes per le economie delle province di Latina, Frosinone e Rieti».

Enrico Coppotelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Dal Basso Lazio fino alla Sabina, geograficamente e storicamente terre di confine. Aree industriali che rischiano di essere gradualmente trasferite di pochi chilometri: per ottenere facilitazioni che non avrebbero nelle loro province. È già accaduto: negli Anni 90 con la fine della Cassa per il Mezzogiorno. Ci furono imprese che di notte sbullonarono gli impianti a Cassino per spostarli appena pochi chilometri dopo il ponte del Garigliano, in provincia di Caserta dove ancora c’erano i fondi ex Obiettivo 1.

La Cisl, mentre la Politica parla di altro, torna a chiedere di spacchettare il Lazio: non tenendo conto della strabordante dato economico di Roma. Che da solo falsa tutto.

Cisl: «Bisogna tentare di nuovo»

«Il Lazio non è stato inserito – così la Cisl – e purtroppo a vuoto sono andati tutti i tentativi di far ricomprendere anche il nostro territorio nel decreto legge numero 124 del 19 settembre 2023, entrato in vigore il primo gennaio 2024. Ma nonostante tutto questo, pensiamo che valga la pena, oggi, tentare di nuovo. Oppure battersi affinché vengano adottate misure equivalenti e valide per le economie delle province di Latina, Frosinone, Rieti».

Allora avanti, propone la Cisl Lazio, con un piano strategico per la Zes. «Ha durata triennale e definisce le politiche di sviluppo della zona anche in coerenza con il Pnrr – si sottolinea -. È questo un collegamento fondamentale perché consente di individuare i settori da promuovere e da rafforzare e gli investimenti prioritari. Adesso però bisogna riprovarci, perché i tre territori sopra citati, nella realtà, sono delle aree di confine e “cuscinetto”, che rischiano ulteriori pesanti ripercussioni per l’esclusione dalla Zes».  

In alcuni casi, basta spostarsi di appena cinque o dieci chilometri. Nell’evenienza, si riescono anche a ottenere le autorizzazioni in tempi più veloci, di certo non biblici come quelli odierni.

«Altrimenti arretramenti e danni»

Un’area industriale del Frusinate

Non solo: il Segretario Enrico Coppotelli pone una questione concreta. E cioè in soldoni quelle ripercussioni incidono oltre alla destinazione dell’80% dei fondi europei per la coesione territoriale, determinano anche la riduzione del 50% dell’imposta sul reddito prodotto. In queste condizioni dove pensate che investiranno coloro che intendono fare business? Di conseguenza i territori di Latina, Formia, Frosinone, Cassino, Sora e Rieti verranno penalizzati in maniera enorme. Con ripercussioni fortissime sui livelli occupazionali».

Resterebbero senza lavoro migliaia di lavoratori, a tal punto che le precedenti crisi industriali sembrerebbero zucchero a confronto.  «Ci sarà forse anche chi tenderà a spostarsi di pochi chilometri pur di usufruire di quei benefici. Le imprese di questi territori non possono reggere una concorrenza che può avvalersi di vantaggi fiscali, finanziari e amministrativi notevoli».

Una delle ipotesi sul campo è quella avanzata nelle settimane scorse dagli industriali di Unindustria. E cioè ripensare le Zes, senza confinarle in maniera rigorosamente geografica ma pensandole sulla base dei Codici Ateco che definiscono ogni singola attività. Se un settore è in crisi – propone Unindustria – si può decidere di considerarlo Zes (e quindi destinatario di benefici) a prescindere dal punto geografico d’Italia in cui si trovi.

Si rischiano altri danni

Enrico Coppotelli (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Il Segretario Generale Cisl Lazio e Reggente Cisl Roma Capitale e Rieti Enrico Coppotelli bussa alla porta della politica. Sollecitando il coraggio di provarci: «Vale la pena di provarci anche a livello regionale, per esempio attraverso un regime fiscale e agevolazioni equivalenti a quelle della Zes». 

Gli indicatori economici sono chiari: il Lazio non è in declino industriale: ha solo bisogno di una scossa, di efficienza, tempi certi per il rilascio delle autorizzazioni, competenza nello studio delle procedure. Unite ai benefici sarebbero la risposta capace di rimettere in moto l’intero sistema. «Altrimenti le economie del Basso Lazio e del reatino subiranno ulteriori arretramenti e danni.  Come Cisl del Lazio, ci siamo e siamo aperti al confronto per trovare soluzioni. Non può essere un tema che divide, ma deve essere una strategia che unisce».

 

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