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Jerome Powell Christine Lagarde

Taglio dei tassi, Fed e Bce verso la “sforbiciata” di settembre. Gli impatti economici-finanziari 

“È arrivato il momento” per un taglio dei tassi, è giunto l’ora di “adeguare la nostra politica. La direzione su cui procedere è chiara, e la tempistica e la velocità del taglio dei tassi dipenderà dai dati economici, dall’evoluzione dell’outlook e dai rischi”: così il presidente della Fed Jerome Powell nel suo atteso intervento a Jackson Hole ha affermato che è arrivata l’ora di cambiare passo per quanto riguarda la politica monetaria americana.

Un discorso che ha dato il segnale che i mercati si aspettavano da tempo, spalancando così le porte a un primo taglio dei tassi d’interesse nella prossima riunione della banca centrale, il 17 e 18 settembre. Un allentamento monetario che in Europa è già partito a giugno: dopo dieci rialzi consecutivi la Banca Centrale Europea ha deciso di ridurre i tre tassi di interesse di riferimento di 0,25 punti percentuali. Mentre il 12 settembre la titolare dell’Eurotower, Christine Lagarde, è attesa per il “bis”.

E se da un lato, le mosse di Fed e Bce erano attese (e sperate) da parte degli addetti ai lavori, dall’altra ci si chiede: che implicazioni avranno, più nel concreto, su economia reale, finanziamenti e investimenti? Come spiega il giornale.it, l’allentamento della politica monetaria rende il denaro più “economico”. Ciò, in termini concreti, significa che le banche centrali danno fiato alla crescita del Pil e per le imprese questo si traduce in costi del finanziamento inferiori andando a favorire maggiori investimenti. I consumatori, invece, si giovano di prestiti a tassi più accessibili per l’acquisto di beni durevoli (come case e auto). Ma non solo. Per coloro che hanno un mutuo a tasso variabile, un taglio dei tassi si traduce in rate più basse e quindi in più denaro disponibile per i consumi. Vanno poi considerati anche gli effetti sulle scelte d’investimento. Come sottolinea ancora il giornale.it, mentre le azioni e le materie prime tendono a beneficiare di un ambiente di tassi in discesa, le obbligazioni possono vedere i loro rendimenti diminuire. Vediamo qui una panoramica più dettagliata sui possibili impatti dei tagli dei tassi su mutui, Borsa, imprese e materie prime

L’effetto sui mutui 

L’abbassamento dei tassi di interesse per chi detiene un mutuo variabile significa semplicemente “rate più basse”, mentre per chi ha intenzione di acquistare un immobile e chiederne uno da zero “condizioni più vantaggiose”. Una situazione che non solo rende più conveniente la gestione delle spese familiari ma potrebbe anche stimolare un aumento delle surroghe. L’accessibilità al credito potrebbe semplificare anche l’acquisto di beni durevoli, rivelandosi un motore per rilanciare la domanda interna.

Conseguenze su prestiti alle famiglie e finanziamenti alle imprese

Ma nono solo mutui. Effetti significativi si avranno anche sui prestiti alle famiglie e i finanziamenti alle imprese: il calo dei tassi rende il credito più accessibile, stimolando una crescita della domanda di prestiti personali che, a cascata, impattano positivamente anche sui consumi, dando ossigeno alle imprese. La prospettiva di un credito meno costoso è un’occasione per le società, che potranno beneficiare di minori oneri finanziari e di una più facile accessibilità ai prestiti. In un contesto di tassi di interesse inferiori, le aziende possono trovare più agevole rifinanziare i debiti esistenti e pianificare nuovi investimenti, con ripercussioni positive sull’occupazione e sulla crescita economica.

La reazione per azioni e obbligazioni

Con il taglio dei tassi, si apre poi tutto il capitolo azioni e obbligazioni. Come spiega il giornale.it, l’allentamento monetario è visto come un assist per le azioni, in quanto le imprese quotate beneficiano di costi di finanziamento più bassi. Tra i settori che si muovono meglio durante i tagli dei tassi ci sono utility ed farmaceutici, mentre i tecnologici tendono a soffrire. Mentre per quanto riguarda le obbligazioni, spiega il giornale.it, “tassi d’interesse e obbligazioni hanno un rapporto inversamente proporzionale: quando i tassi scendono i prezzi dei bond salgono; il calo dei tassi rende più conveniente prendere in prestito denaro e di conseguenza i titoli di debito di nuova emissione offrono rendimenti più bassi e diventano meno appetibili”.

Allo stesso modo, precisa ancora il quotidiano, perdono appeal tutti i prodotti che remunerano la liquidità come i conti deposito e i fondi monetari. In tale contesto, per trovare rendimenti interessanti si tende a posizionarsi sulla parte lunga della curva dei rendimenti, ossia su scadenze più il là nel tempo. Per chi ha già in portafoglio Btp & Co “la convenienza dell’investimento rimane intatta, con anzi il vantaggio che il prezzo dell’obbligazione andrà ad aumentare; anche nel caso delle obbligazioni, l’andamento dipende dall’evoluzione del ciclo economico. In caso di recessione i titoli di Stato si difendono meglio, mentre con un’economia in buona salute tendono a dare maggiori soddisfazioni le obbligazioni societarie”.

L’effetto sulle materie prime 

Capitolo più complesso invece è quello che riguarda le materie prime. Come sottolinea l’analisi riportata da giornale.it, quando i tassi scendono il dollaro tende a indebolirsi e questo rende le materie prime – che sono quotate n ella divisa Usa – più economiche per gli acquirenti internazionali. Soprattutto per quel che riguarda rame, nichel e zinco. Di contro un contesto di debolezza economica tende a penalizzarle. Discorso a parte invece va fatto per l’oro, che già viaggia sui massimi storici con un progresso di oltre il 20% da inizio anno. Ma oltre all’effetto Fed, man mano che si consolideranno le attese di tassi di interesse più bassi nel medio-lungo termine, il metallo giallo tornerà ad essere un “porto sicuro”, soprattutto a fronte di un contesto geopolitico- internazionale sempre più ad alta tensione. 

 

 



 

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