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Nel 2023 l’aumento più consistente del tasso di occupazione (+1,6 punti rispetto a +1,3 punti nel Nord e +1,1 punti nel Centro), con la crescita assoluta del 2,5% dei nuovi occupati rispetto al 2022, di gran lunga la più alta del Paese. E nel contempo, la riduzione più marcata del tasso di inattività nella fascia di età 15-64 anni. Il Mezzogiorno, cresciuto più della media nazionale anche per Pil ed export, ha molte frecce al suo arco per confermarsi anche nel 2024 sugli stessi livelli, anche se la frenata complessiva dell’economia nazionale inciderà sui risultati complessivi.

Lo lascia intuire il riallineamento meridionale ai tassi di crescita del Paese annunciato dalle previsioni di mezza estate di Srm, la Società di Studi e ricerche collegata a Intesa Sanpaolo. Una tendenza che si ricava peraltro anche dall’aggiornamento del primo trimestre dell’anno pubblicato da Sudlavoro.it su elaborazione dei dati Istat: nei primi tre mesi del 2024 “nel Mezzogiorno l’aumento del tasso di occupazione è più marcato (+1,3 punti in un anno) rispetto al Centro (+0,9 punti) e al Nord (+0,6 punti), ed è maggiore la diminuzione del tasso di disoccupazione (-1,2 punti in confronto a -0,3 punti nel Nord e -0,2 punti nel Centro)”. Sono segnali importanti e soprattutto più costanti del passato, in un contesto territoriale dominato da ritardi storici che hanno inciso profondamente sulla credibilità sociale ed economica dell’area, incentivando l’esodo dei cervelli e frenando i nuovi investimenti.

Le nuove facilitazioni

Anche in questo caso, però, il cambio di paradigma ha iniziato a diventare una certezza, come dimostrato dai dati appena raccontati e dal rientro a casa di tante competenze fuggite al Nord o all’estero. Ma non solo. Il Sud oggi può contare su misure ad hoc per l’occupazione soprattutto giovanile che hanno sicuramente frenato almeno in parte l’esodo giovanile. È il caso ad esempio della proroga fino al 31 dicembre di incentivi strategici, come Resto al Sud per i giovani che vogliono fare impresa e la Decontribuzione Sud, con lo sgravio dei contributi fiscali fino al 30% sui contratti di lavoro, nuovi o stabilizzati, per le sole imprese del Sud. Ma tra pochi giorni inizierà anche una nuova stagione di facilitazioni che soprattutto in chiave Zes unica per il Sud e Pnrr sembrano poter incoraggiare la prospettiva emersa con forza lo scorso anno. Il Governo, di sicuro, ci punta molto avendo inserito le ulteriori opportunità nel Decreto Coesione, destinato a incidere soprattutto nel Mezzogiorno.

I beneficiari

Giovani under 35, donne in situazione di svantaggio, lavoratori del Mezzogiorno di piccole e microaziende che rientrano nella Zes Unica del Sud sono infatti i destinatari dal 1° settembre prossimo al 31 dicembre 2025 di tre nuovi incentivi per le assunzioni, sotto forma di sgravio contributivo. Lo prevede la legge di conversione del Decreto Coesione approvata il 7 luglio scorso. In particolare, per lo sviluppo occupazionale della Zes Unica viene riconosciuto ai datori di lavoro privati che assumono lavoratori in una sede o unità produttiva nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna, uno sgravio fino a 650 euro su base mensile per ciascun lavoratore. Si tratta di 150 euro in più rispetto alla dotazione prevista dall’articolo 22 del Decreto per l’assunzione di giovani «con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato» o per i casi di trasformazione del contratto di lavoro subordinato da tempo determinato a tempo indeterminato. A tutti, nel resto del Paese, viene riconosciuto per un periodo massimo di 24 mesi un esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali ma con un limite di 500 euro mensili per lo sgravio.
La stessa corsia preferenziale è prevista per le assunzioni di donne svantaggiate del Sud, una componente importante della disoccupazione femminile che relega ancora il Mezzogiorno agli ultimi posti delle classifiche nazionali ed europee nonostante i segnali di miglioramento degli ultimi mesi. Anche in questo caso, infatti, lo sgravio riguarda i contratti a tempo indeterminato e consiste in un esonero del 100% dai complessivi contributi previdenziali per 24 mesi «nel limite massimo di importo pari a 650 euro su base mensile per ciascuna lavoratrice. Il bonus riguarda le assunzioni delle lavoratrici disoccupate da almeno 6 mesi, residenti nelle regioni della Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno, ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea o che svolgono attività lavorativa in settori economici caratterizzati da un’elevata disparità occupazionale di genere».

I settori

Attualmente gli occupati al Sud sono 6,3 milioni, più del 54% lavorano nel settore dei servizi, il più in crescita con la spinta sempre più robusta del turismo, ma segnali di ripresa arrivano anche dall’industria manifatturiera dopo un periodo di rallentamento. Particolare non trascurabile, il maggior incremento di occupati negli ultimi mesi si è registrato nella fascia 15-34 anni e questo, al netto della denatalità del Sud, rende più credibile la speranza che i circa 20 punti di distacco tra il Mezzogiorno e il Nord in fatto di occupati possano ridursi senza diventare un’utopia.



 

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