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Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha anticipato quelle che potrebbero diventare alcune delle linee guida per la legge di Bilancio 2025. Oltre alla solita “spending review”, vale a dire al taglio della spesa pubblica inefficiente, uno sfoltimento non lineare delle agevolazioni fiscali. E c’è già una promessa: non verranno toccate quelle che riguardano lavoro, casa e sanità. La prossima finanziaria sarà intorno ai 25 miliardi di euro. Serviranno almeno 10 miliardi solo per confermare il taglio del cuneo fiscale, altri 4 per le tre aliquote Irpef introdotte da quest’anno.

Il resto sono spese obbligatorie, tra cui il rifinanziamento delle missioni militari all’estero e i contratti del pubblico impiego. Resta da vedere se e con quali risorse vi saranno ulteriori riduzioni delle imposte.

Agevolazioni fiscali tagliate già ai redditi medio-alti

Il governo Meloni ha promesso da tempo che dal prossimo anno si concentrerà sui redditi medio-alti, quelli che ad oggi sono stati risparmiati dai tagli all’Irpef. Anzi, a partire da 50.000 euro lordi si sono visti anche ridurre le agevolazioni fiscali di un importo forfetario di 260 euro, così da azzerare la riduzione dell’imposta che avrebbero ottenuto grazie all’accorpamento dei primi due scaglioni.

Le agevolazioni fiscali sono quelle che definiamo anche detrazioni e che nel gergo internazionale sono note come “tax expenditures”. In Italia, si calcola, ne avremmo 625 per un minore gettito fiscale stimato in 105 miliardi di euro. Infatti, esse abbassano la base imponibile cui sui i contribuenti sono chiamati a versare le imposte, con il risultato che lo stato incassa di meno. Creano anche profonde distorsioni economiche. Il caso più lampante è dato dai bonus edilizi introdotti negli anni passati. Incentivano all’acquisto di un bene o di un servizio e spesso provocano fiammate dei prezzi.

Aliquote alte e centinaia di detrazioni Irpef

Il contribuente/consumatore è indotto a comprare quei beni di fatto sussidiati dallo stato, a discapito degli altri.

Poiché si tratta di una palese ingiustizia, si finisce con il dare un contentino a tutte le categorie e per creare un sistema fiscale sconclusionato. In effetti, da un lato lo stato mantiene aliquote elevate e dall’altro abbassa nei fatti la tassazione attraverso la giungla delle agevolazioni fiscali. Un sistema più efficiente sarebbe basato su aliquote in partenza più basse e possibilmente senza alcuna detrazione ammessa.

Impossibile, da un punto di vista politico, intervenire su tutte le voci. Alcune sono particolarmente sensibili sul piano sociale. Le agevolazioni fiscali relative a lavoro, pensioni, casa e sanità permettono a milioni di famiglie di pagare un’imposta più bassa e di scaricare spese legate agli interessi sui mutui e sanitarie (farmaci, visite mediche, ecc.).

Correzione del deficit pesa sulla manovra

La prossima manovra di bilancio sarà complessa. Da quest’anno è tornato in vigore il Patto di stabilità, pur in una versione rivisitata. Italia e Francia, insieme ad altri sette paesi dell’Unione Europea, sono finiti sotto procedura per deficit eccessivo. Occorreranno almeno 10 miliardi all’anno di riduzione del deficit, che si sommeranno alle voci sopra indicate. Per fortuna, tuttavia, le entrate fiscali stanno andando molto meglio delle previsioni. Il Tesoro ha stimato +25 miliardi rispetto al gettito preventivato con il Def. Questa cifra starebbe stemperando i timori nella maggioranza di governo, sebbene la caccia alle risorse resti e si confermi non facile.

Tagli agevolazioni fiscali porteranno poche entrate

Il taglio delle agevolazioni fiscali non farà introitare chissà quanto. Si andrà con ogni probabilità verso la cancellazione delle micro-detrazioni, molte delle quali riguardano una platea ristrettissima di contribuenti e pesano per pochi milioni di euro all’anno sul gettito. Un opera di smaltimento in sé necessaria per razionalizzare il sistema tributario, ma che non offrirà grandi risorse al Tesoro.

E i conti andranno fatti bene, per evitare che quel ceto medio che s’intende evitare, alla fine si ritrovi a pagare ancora più tasse di prima.

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