Continua a tenere banco il caso del ristretto numero di piccoli comuni (solo 144) finanziati dalla legge Realacci (si veda ItaliaOggi del 9 agosto). Dopo sette anni di attesa dal varo della legge 158/2017, il Viminale ha reperito solo 172 milioni sufficienti a garantire la copertura di una manciata di progetti, mentre invece sarebbero stati necessari 842 milioni per finanziare le 1.179 domande ritenute meritevoli di finanziamento sul totale di 2.638. “Sono state esclusi 1.459 progetti ma spero che Ferragosto porti anche le motivazioni delle esclusioni. Troppe e senza una logica. Lasciate fuori finora senza un perché”, ha commentato il presidente dell’Uncem Marco Bussone. “La stessa legge 158/2017 viene tradita dall’impostazione municipalista. Ma una cosa è certa. I bandi sono arrivati a un capolinea. Non sono la soluzione giusta, come il Pnrr ha mostrato, per vincere i divari territoriali che crescono e hanno bisogno di analisi, cesellature, pensiero politico, riflessione tecnica. I territori sono capaci a farla e hanno fiducia nella programmazione. Si scelgano impostazioni strategiche sovracomunali, misure di pianificazione, concertazioni, accordi di programma leali e vincenti per affrontare le sfide di ogni territorio oltre i singoli municipi”. “Fermiamoci con questi bandi-lotteria”, ha auspicato Bussone. “Serve una nuova cultura della co-progettazione, che riguardi le comunità. Prendiamo esempio dai CAUE francesi, e lavoriamoci con Ordini degli Architetti e Ingegneri. Insistiamo sul ‘débat public’. Impariamo a darci vie e strategie. Il Pnrr è stato un bandificio che ha ingolfato i comuni e montato migliaia di consulenti, di grandi e piccole società. Virtuosi, certo, ma costringendo i sindaci a rincorrerli. E a investire molte risorse, a sbalzo, in progettazioni. Non ha senso proseguire così”.
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