RIETI – La burocrazia blocca l’erogazione del contributo economico a sostegno di alcune famiglie sopravvissute al sisma. È la vicenda che, da mesi, coinvolge sia una famiglia che un’anziana donna (invalida al cento per cento), le quali, dalla fine del 2023 – pur possedendo tutti i requisiti previsti dalla normativa – non riescono più a godere dell’erogazione del contributo di autonoma sistemazione, l’emolumento mensile riconosciuto dallo Stato ai residenti del Comune, privati dell’abitazione dopo il sisma del 2016 e che non hanno una Sae.
Sia per il nucleo familiare composto da marito, moglie e figlio che per la 78enne – tutti rappresentati dalle avvocatesse reatine Anna Paola Giuli e Paola Carotti – il calvario economico inizia a partire dalle ultime settimane del 2023.
I passaggi. Ad esserne vittima per prima è l’anziana signora che – a causa di un temporaneo peggioramento delle sue già precarie condizioni di salute, dal 23 ottobre (e contrassegnato da una prognosi di 20 giorni) – non riesce a presentare entro il 6 novembre la domanda per il rinnovo del Cas. Da allora, il Comune si trasforma in un muro di gomma: a nulla valgono le spiegazioni presentate dalla donna appena tre giorni dopo, il 9 novembre (e supportate dai certificati medici) sul perché della sua temporanea impossibilità nel riuscire ad accedere alla piattaforma online per compilare la domanda. Il Comune di Amatrice avvia subito – già dal 7 novembre – la procedura di decadenza del Cas per la donna, che nel frattempo non riesce a trovare uno spiraglio di dialogo neanche presentando, entro i primi giorni di dicembre, una propria memoria personale (richiesta, per giunta, dal Comune stesso), in cui l’anziana ribadisce lo stato di salute in cui versava durante i giorni della scadenza della domanda di rinnovo del Cas. E a nulla vale anche il parere richiesto dalle due legali reatine al Dipartimento di Protezione civile, che ha attestato che lo stato di malattia può essere considerato come un impedimento oggettivo, giustificando così la presentazione in ritardo della domanda da parte della donna. Un’opinione – quella fornita dalla Protezione civile – che ha spinto le due avvocatesse a richiedere al Comune di Amatrice di annullare in autotutela l’atto di revoca del Cas, così da chiudere senza strascichi giudiziari la vicenda. Richiesta finita anch’essa nel dimenticatoio della burocrazia.
Mancato versamento. Stesso problema (con ragioni che restano però ancora da chiarire, ma che sembrerebbero legate all’attività del bilancio comunale) per una delle tante famiglie vittime del sisma 2016, la quale è riuscita a godere del Cas fino al dicembre 2023, mese di erogazione dell’ultima mensilità relativa a novembre. A partire da quel momento, infatti, sul conto corrente del familiare beneficiario non è stato depositato più nulla fino ad oggi: una mancata erogazione del Cas che, negli ultimi mesi, ha costretto la famiglia ad intraprendere anche lavori di fortuna, pur di riuscire a compensare l’assenza del contributo di autonoma sistemazione. Così, messi ancora più alle strette di quanto avesse già causato loro il sisma e al fine di risolvere la questione una volta per tutte, sia l’anziana donna che il nucleo familiare hanno ora scelto di ricorrere alle vie legali contro il Comune di Amatrice.
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