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Abbiamo dato conto nei giorni scorsi degli ammessi a finanziamento del bando Piccoli comuni. Ora pubblichiamo la dura nota di Uncem a proposito delle modalità con cui è stato scritto questo, come altri bandi.

«Occorre prendere atto che i bandi destinati ai singoli municipi non sono più gli strumenti giusti per investimenti, per assegnare fondi, e soprattutto per risolvere i divari territoriali e per dare risposte alle comunità – afferma il presidente Uncem Piemonte, Roberto Colombero -. Falliscono nelle loro centinaia di pagine, nelle FAQ incomprensibili, nei tempi rapidi per la candidatura, ma lunghissimi per la valutazione. Quello che è successo con il bando asili nido del PNRR piuttosto che con il bando piccoli Comuni è emblematico.

Nel bando piccoli Comuni addirittura il 60% di incomprensibili esclusioni. Comuni fatti fuori, senza perché finora. È il tradimento della legge 158 che parlava di aggregazioni di Comuni, Unioni e Comunità montane per rispondere. Peggio ancora stanno andando i commenti a questo bando e ai risultati, con un tifo da stadio tra filogovernativi e opposizioni. Mai una analisi senza tifo.

È proprio l’approccio partitico il più sbagliato e ingombrante, difettoso e vecchio, che mina ogni ragionamento su come, tra altre mille questioni istituzionali e organizzative degli Enti locali, si evitano bandi che contrappongono tutti contro tutti, che fanno divisioni e ingenerano illusioni oltre che invidie. È la programmazione strategica la formula migliore per risolvere i divari? Uncem gradirebbe avere tavoli nazionali per parlarne. Servono però ambiti territoriali ottimali, Comuni che lavorano insieme, dimensioni territoriali vere, dirigenti e direttori di ministeri che conoscano i flussi economici e sociali e dunque agiscano meno burocraticamente e con più visione. Se non vi è tutto questo, la logica facile del bando, peraltro come quello dei piccoli Comuni prorogato due volte e poi con discutibili risultati, continuerà a trionfare.

Bene chi ha i soldi, siamo contenti. Ma la sfida vera che abbiamo di fronte è ancora più alta. Con visione e dimensione territoriale che prevalgano. Oltre i campanilismi. I sindacati non esultano solo quando portano qualche soldo in più. Uncem come sindacato di territorio si fa delle domande. E non pretende di avere risposte sempre corrette. Ma chiede dialogo e analisi. Quella che non deve mancare dopo il disastro di questo bando sui piccoli Comuni, legato a una legge, la 158 del 2017, che abbiamo contribuito con passione e visione a scrivere».

Rincara la dose il presidente nazionale Marco Bussone. «Spero che ferragosto porti anche le motivazioni dei 1.500 progetti esclusi dal bando piccoli Comuni. Lasciati fuori finora senza un perché. Lo vorremmo capire, a fronte dei 1.100 ammessi e dei soli 144 finanziati con 172 milioni di euro. Anche la stessa legge 158/2017 viene tradita dall’impostazione municipalista. Ma una cosa è certa. I bandi sono arrivati a un capolinea. Non sono la soluzione giusta, come il PNRR ha mostrato, per vincere i divari territoriali. Che crescono e hanno bisogno di analisi, cesellature, pensiero politico, riflessione tecnica. I territori sono capaci a farla e hanno fiducia nella programmazione. Servono però altre modalità di selezione e finanziamento. Si scelgano impostazioni strategiche sovracomunali, misure di pianificazione, concertazioni, accordi di programma leali e vincenti per affrontare le sfide di ogni territorio oltre i singoli municipi, facendo cucitura dei Comuni. Fermiamoci con questi bandi-lotteria. Il PNRR è stato un “bandificio” che ha ingolfato i Comuni e montato migliaia di consulenti, di grandi e piccole società. Virtuosi, certo, ma costringendo i Sindaci a rincorrerli. E a investire molte risorse, a sbalzo, in progettazioni. Non ha senso proseguire così, tutti contro tutti. Ora in Gazzetta Ufficiale aspettiamo le motivazioni del 60% dei progetti candidati sul bando piccoli Comuni ed esclusi non sappiamo da chi, visto che il decreto di nomina della Commissione di valutazione non riusciamo a reperirlo».



 

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