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ROMA — Alla vigilia del tavolo auto, passaggio cruciale per capire se tra Stellantis e governo ci sarà un’intesa, il gruppo guidato da Carlos Tavares ha notificato al ministero delle Imprese gli estremi dell’operazione Comau, società del gruppo che realizza robot. Il produttore ha deciso di cedere la quota di maggioranza al fondo Usa One Equity Partners. I sindacati hanno però chiesto al governo di esercitare il golden power. «Comau rappresenta un gioiello di tecnologia per l’imprenditoria italiana che va messo in sicurezza con un ruolo attivo del governo», ha ribadito Ferdinando Uliano, numero uno della Fim-Cisl, uscendo dal vertice. Urso, anche se il delicato confronto con Stellantis è aperto, non vuole deludere le sigle metalmeccaniche in questo. I toni però non sono aggressivi. «Stellantis ha presentato una notifica della cessione di Comau ai sensi del golden power che ha un suo percorso che noi seguiremo con molta attenzione», dice il ministro dopo il faccia a faccia di più di tre ore con Cgil, Cisl e Uil e Fim, Fiom e Uilm. L’intenzione è quella di rallentare la cessione e mettere dei paletti, anche se il gruppo automobilistico mostra sicurezza: mantiene una quota rilevante in Comau, sfiora il 50%, rimarrà lo stesso management e la sede sarà in Italia.

Il tavolo sull’auto

Sul tavolo auto di domani Urso non vuole scoprire le carte. Il clima sembra più sereno, più disteso tra il governo e Stellantis, gruppo che ha come primo azionista Exor che controlla anche Repubblica attraverso Gedi. Questo non vuol dire che sia più facile chiudere l’intesa e c’è chi pronostica uno slittamento a settembre per arrivare a definire i dettagli e a organizzare un incontro al vertice a Palazzo Chigi. «Con Stellantis siamo in una fase di confronto piuttosto serrato sugli obiettivi che vogliamo raggiungere, ne parlerò al tavolo dell’automotive, in cui illustrerò anche quale sarà il nuovo piano incentivi, mi auguro triennale, a sostegno della transizione ecologica, dei ceti con redditi più bassi e della produzione della componentistica italiana», dice Urso. Rimangono nodi da chiarire, come i tempi sul via ai lavori della gigafactory di Termoli. La scadenza del 17 agosto è vicina e Acc, joint venture formata da Stellantis, Total e Mercedes, deve spiegare se l’intervento rientra nei finanziamenti del Pnrr oppure se il governo dovrà trovare un’altra linea di credito per garantire i 400 milioni di contributo rispetto all’1,2 miliardi di investimento. Gli sherpa di Urso e Tavares sono alla ricerca di convergenze. E poi c’è la questione produttore cinese. Per Urso è un tema che non deve interessare Stellantis. Per Tavares l’apertura di una fabbrica di una casa di Pechino sarebbe controproducente.

Le reazioni dei sindacati

Sulla possibile intesa anche i sindacati lamentano una non chiarezza a distanza di un anno dai primi incontri. E sul varo a settembre di un piano al 2030 per lo sviluppo dell’industria le diverse sigle sono tiepide. «Urso vuole costruire un libro verde sulle politiche industriali dell’Italia in cinque anni, l’Europa lo vuole fare nei prossimi 100 giorni – rimarca Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil – Abbiamo chiesto quali saranno le risorse che l’Italia metterà su questi capitoli, ma non è chiaro perché Urso andrà domani a confrontarsi con il ministro Giorgetti». Per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si è di fronte «a un bivio molto secco: o si investe per cambiare direzione, oppure si accompagna il ridimensionamento. Vogliamo che il confronto si sposti a Palazzo Chigi». E Giorgio Graziani delle segreteria Cisl sottolinea che «è apprezzabile il confronto, ma è l’ora della concretezza e delle risposte».

 

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