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Nell’articolo di oggi vedremo cosa cambia con il congedo parentale nel 2024 (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Che cos’è il congedo parentale?

Nel panorama delle politiche familiari italiane, il congedo parentale rappresenta uno strumento importante per garantire ai genitori la possibilità di prendersi cura dei propri figli nei primi anni di vita. Con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2024, l’INPS ha introdotto significative novità che mirano a migliorare ulteriormente le condizioni economiche di chi usufruisce del congedo parentale.

Per entrare nei dettagli, il congedo parentale è il diritto riconosciuto ai genitori lavoratori dipendenti di astenersi dal lavoro per prendersi cura del proprio figlio. Dopo il congedo di maternità obbligatorio, che dura cinque mesi per le madri, e il congedo di paternità, che dura dieci giorni (venti in caso di parto plurimo) per i padri, i genitori possono richiedere un congedo parentale facoltativo.

Questo congedo può durare complessivamente fino a dieci mesi, elevabili a undici se il padre si astiene dal lavoro per almeno tre mesi. I genitori possono usufruire di questi mesi di congedo fino al compimento dei dodici anni del bambino. Lo stesso trattamento si applica anche nei casi di adozione e affidamento.

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Le novità sul congedo parentale nel 2024

La Legge di Bilancio 2024, come già detto, ha introdotto importanti modifiche riguardanti il trattamento economico del congedo parentale. Queste modifiche sono riassunte nel Messaggio INPS n. 2704/2024.

Queste novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2024 in materia di congedo parentale rappresentano un importante miglioramento delle condizioni economiche per i lavoratori dipendenti italiani.

Le modifiche riguardano infatti due aspetti: l’incremento delle indennità e le procedure semplificate per la presentazione delle domande. Vediamo nel dettaglio cosa cambia rispetto agli anni precedenti.

Congedo parentale 2024, novità dell'INPS
Congedo parentale 2024, novità dell’INPS – In foto il Messaggio INPS n. 2704/2024.

Aumento dell’indennità

Uno dei principali cambiamenti del 2024 riguarda l’aumento dell’indennità di congedo parentale. Originariamente, il congedo parentale era indennizzato al 30% della retribuzione per i primi nove mesi (tre mesi per la madre, tre per il padre e altri tre di comune accordo). La Legge di Bilancio 2023 aveva già elevato l’indennità per un mese all’80%, per i lavoratori che non avevano terminato l’astensione obbligatoria entro il 31 dicembre 2022.

Con la nuova Legge di Bilancio 2024, l’indennità è stata ulteriormente incrementata: un ulteriore mese sarà indennizzato al 60%, oppure all’80% solo per l’anno 2024, per i lavoratori che non hanno terminato l’astensione obbligatoria entro il 31 dicembre 2023.

Applicazione delle nuove disposizioni

Le nuove disposizioni si applicano ai genitori che usufruiscono del congedo parentale entro il sesto anno di vita del figlio o entro i sei anni dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento.

Nel 2024 i genitori potranno godere di un’aliquota maggiorata per due mesi di congedo, rendendo il congedo parentale più accessibile e sostenibile per molte famiglie.

Procedura di richiesta del congedo parentale 2024

La procedura per i dipendenti privati

L’INPS ha implementato una nuova procedura per la presentazione delle domande di congedo parentale. La domanda può essere presentata tramite il portale online dell’INPS e richiede la compilazione della sezione “Dati Domanda“, dove i richiedenti devono dichiarare di voler ricevere l’indennità con aliquota maggiorata spuntando la casella “SI“.

La procedura per i dipendenti pubblici

Per i dipendenti pubblici le modalità di richiesta del congedo parentale differiscono leggermente. In questo caso, il riconoscimento del diritto al congedo e l’erogazione del trattamento economico sono gestiti dall’amministrazione di appartenenza.

I lavoratori pubblici devono quindi presentare la domanda direttamente al proprio datore di lavoro, seguendo le indicazioni fornite dall’amministrazione.

FAQ: Domande frequenti sul congedo parentale

Chi può beneficiare dell’aumento dell’indennità di congedo parentale?

L’aumento dell’indennità è destinato esclusivamente ai lavoratori dipendenti. Altre categorie di lavoratori, come gli autonomi e gli iscritti alla Gestione separata, sono escluse da questo beneficio.

In cosa consiste l’aumento dell’indennità di congedo parentale?

L’incremento dell’indennità non estende la durata del congedo parentale, ma aumenta l’indennità al 60% della retribuzione per un ulteriore mese, o all’80% solo per l’anno 2024, in aggiunta al primo mese già previsto.

Quali sono i requisiti per beneficiare dell’aumento dell’indennità di congedo parentale?

L’aumento dell’indennità è concesso a condizione che il mese di congedo parentale sia fruito entro i 6 anni di vita del figlio (o entro 6 anni dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) e che il congedo di maternità o paternità (alternativo o obbligatorio) termini dopo il 31 dicembre 2023.

Come viene gestita la fruizione del congedo parentale se uno dei genitori è lavoratore dipendente e l’altro no?

Se uno dei genitori è lavoratore dipendente e l’altro non lo è, l’ulteriore mese di congedo parentale indennizzato spetta solo al genitore dipendente.

Quindi come è indennizzato il congedo parentale per i genitori che cessano il congedo obbligatorio dopo il 31 dicembre 2023?

  • Un mese è indennizzato all’80% della retribuzione, entro i 6 anni di vita o entro 6 anni dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento del minore.
  • Un ulteriore mese è indennizzato al 60% della retribuzione (80% per il solo 2024), entro i 6 anni di vita o entro 6 anni dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento del minore.
  • Sette mesi sono indennizzati al 30%, a prescindere dalla situazione reddituale.
  • I rimanenti 2 mesi non sono indennizzati, salvo il caso in cui il richiedente si trovi nella condizione reddituale prevista dall’articolo 34, comma 3, del T.U. 151/2001.

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