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Autentici biglietti da visita per il sistema ITS, in particolare nel suo incontro con l’innovazione e l’impresa. Così potrebbero essere definiti i progetti vincitori dell’ITS 4.0 Day ma anche, più in generale, i tanti prototipi (50) che sono stati presentati alla Camera di Commercio di Roma, nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Roma, lo scorso 5 luglio al termine di un percorso di sei mesi che ha visto gli studenti progettare con il supporto di un team di ricercatori Ca’ Foscari per realizzare soluzioni tecnologicamente avanzate nell’ambito di cinque macrocategorie, lavorando al fianco delle imprese.

Due i migliori progetti in assoluto premiati con il primo premio: Rimes della Fondazione I.T.S. Nuove Tecnologie della Vita BIOMEDICALE Mirandola ed Eolico MetroPolitano di ITS ACADEMY GREEN TECH .

Il percorso è promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito in collaborazione con l’ateneo veneziano. Come sottolineato da Fabrizio Manca, direttore generale del Ministero del MIM, “i prototipi presentati in questa edizione della manifestazione sono stati creati con gli strumenti del Design Thinking, metodologia ormai consolidata per il management dell’innovazione, e spaziano dalla sostenibilità ambientale, alla mobilità sostenibile, alla moda, al design, al risparmio energetico, al supporto alla persona, tutti realizzati con l’utilizzo delle più avanzate tecnologie. A dimostrazione della grande sensibilità ed efficacia del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore per le sfide più importanti per il nostro presente e, soprattutto, per il futuro, nostro e delle prossime generazioni“.

Il percorso ITS 4.0 costituisce un punto di osservazione più generale sul sistema della formazione tecnologica superiore e su alcuni temi che la innervano e in quest’ottica TuttoITS ha intervistato Antonietta Zancan, Dirigente con funzione tecnico- ispettiva presso la Direzione Generale ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione. Tra le sue responsabilità, la collaborazione e il supporto tecnico per le attività degli ITS e per la valorizzazione della filiera formativa di tipo terziario professionalizzante; l’attività ispettiva di consulenza e di studio con riguardo ai processi di monitoraggio e alla valutazione dei percorsi ITS e delle relative attività; il supporto alle iniziative di informazione e comunicazione finalizzate a diffondere e sostenere le innovazioni del sistema. Zancan ha inoltre contributo alla definizione dei decreti attuativi discendenti dall’approvazione della legge 99/2022.

Zancan, l’evento conclusivo di ITS 4.0 ha laureato i migliori progetti del 2024, sia in assoluto che per categoria. Quali sono i tratti di quest’ultima edizione più degni di attenzione?

Come premessa voglio spiegare perché il ministero sostiene, segue e valorizza questo progetto. Troviamo le risposte nella constatazione, fra l’altro suffragata anche da tutti gli autorevoli ministri che si sono riuniti da poco a Trieste nel G7, che l’istruzione “one site fits all” non funziona più. Per valorizzare i talenti di tutti ci vogliono nuovi approcci innovativi, in modo tale che tutti gli studenti possano raggiungere appieno il loro potenziale, senza lasciare dietro nessuno e attraverso una personalizzazione dell’apprendimento/insegnamento.

Il ministero ha questo interesse a sviluppare questo progetto, grazie alla collaborazione con il team competentissimo di Ca’ Foscari, per dare l’opportunità agli ITS, agli studenti, ai tutor, ai docenti di sperimentare un approccio che, con un metodo unico, riesce a sviluppare progetti così diversificati come quelli che abbiamo visto nell’ultima edizione. L’approccio design driven aiuta gli studenti a misurarsi con le problematiche relative all’innovazione continua che avviene nel mondo produttivo in tutti i settori, sia nei processi che nei prodotti. E permette loro di trovare delle soluzioni innovative alle sfide che vengono lanciate dalle aziende per risolvere le criticità che emergono nei loro processi, nei loro prodotti. Il filo rosso che ha unito un po’ tutti i progetti è, intanto, una grande qualità, segnale che questo metodo è stato ben recepito, consolidato dagli ITS partecipanti. Poi, una grande attenzione sia ai temi della sostenibilità sia al supporto, attraverso la digitalizzazione, ai più deboli. Questa, secondo me, è una lezione che ci portiamo a casa molto, molto interessante. E questo tramite proprio un approccio che si lega sempre alla caratteristica metodologica degli ITS, quella di apprendere in contesto, offrendo una combinazione di luoghi e di metodi di apprendimento.

Al di là del perimetro di questo contest, l’utilizzo del design thinking, come metodologia per sviluppare soluzioni tecnologiche originali e innovative, potrebbe diventare ordinamentale negli ITS?

Di fatto lo è, perché sia gli ITS partecipanti, che quelli che prenderanno parte alle edizioni future, ormai all’interno della formazione, sia in Aula sia in azienda, portano questa metodologia. Non si tratta solo di fornire informazioni su come seguire le cinque fasi del design thinking, ma è proprio un cambiamento di approccio che va incontro a quell’evoluzione sostanziale della domanda di competenza che verifichiamo tutti i giorni nel mercato del lavoro.

I progetti vincitori saranno presentati alla Maker Fair Rome nel mese di ottobre. Questi prototipi sono stati anche un po’ definiti un biglietto da visita per il sistema ITS. Potrebbero anche approdare alla dimensione del mercato?

Noi siamo interessati all’aspetto metodologico, formativo, ma alcuni di questi prototipi potrebbero essere brevettati e poi immessi nel mercato, ovviamente con gli opportuni sviluppi di prodotto e di processo. Evidentemente hanno bisogno ancora di soluzioni, di rifinitura, ma sono portatori di innovazioni interessanti sotto il profilo del mercato, perché ne intercettano i cambiamenti con una metodologia che è disrupting rispetto alle soluzioni consolidate. Oltre alla Maker Fair, vengono presentati agli incontri di orientamento che il ministero promuove per sviluppare e implementare le iscrizioni agli ITS, come alla fiera Job&Orienta, a Verona. A Didacta (a Bergamo, ndr) abbiamo avuto un momento delicato ai migliori progetti sviluppati nell’annata precedente. Quest’anno, speriamo di trovare degli spazi analoghi proprio per dare riscontro a chi si è impegnato in un percorso così lungo e complesso ma, al contempo, fruttuoso.

Antonietta Zancan, ritratta con Stefano Micelli, docente Ca’ Foscari e direttore scientifico del progetto.

C’è qualche progetto di ITS 4.0 che l’ha particolarmente colpita e che ritenga incarnare al meglio la sintesi d’incontro tra impresa e ITS?

Devo essere equa perché sono un tecnico, tutti i progetti quest’anno hanno veramente dimostrato una grandissima qualità. Non faccio torto a nessuno dicendo che Eolico MetroPolitano ha intercettato qualcosa che deve ancora venire e quindi ha sviluppato una tecnologia che potrebbe essere veramente messa a terra nelle nostre città, nell’ambito dei servizi di trasporto metropolitano.

Ha fatto riferimento al tema dell’orientamento che è sentito tantissimo dalla comunità degli ITS. Grazie alla riforma, al PNRR, di ITS si parla sempre di più ma dalla base si avverte ancora un po’ di insoddisfazione. Cosa si potrebbe fare di più, che non è stato fatto, in tema di orientamento?

Voglio ricordare che a giugno dello scorso anno un’azione di formazione destinata ai docenti era proprio centrata sugli ITS. Questa è la strada, andare assieme e far sì che il sistema si muova compatto. Dirigenti, docenti, famiglie, studenti e studentesse, ITS, vanno vanno coinvolti in modo tale da condividere questa direzione. Gli ITS adesso hanno un ordinamento definito con una legge e tutti i decreti attuativi sono stati messi a terra e approvati entro il 2023 come da target PNRR. Stanno ricevendo notevoli finanziamenti per migliorare, implementare, realizzare i loro laboratori e le loro sedi. Anche i corsi sono finanziati in modo tale che possano essere raddoppiati e così gli studenti, le studentesse, i diplomati. Quindi, è un momento di volano incredibile per questo sistema. Se andiamo tutti assieme nella direzione giusta raggiungiamo le famiglie, gli studenti, ma anche le aziende, perché le pmi devono essere ancora più sensibilizzate al fatto che, se accolgono uno stagista degli ITS, hanno un ritorno enorme in termini di occupabilità. Tutti gli attori che gravitano attorno a questo sistema devono muoversi nella stessa direzione, in maniera compatta. Nell’orientamento, lavoriamo proprio per divulgare le nuove programmazioni formative che fanno riferimento a nuove figure che intercettano ancora meglio l’innovazione dei profili che richiede il mondo produttivo. Nel decreto 203 (del 20 ottobre 2023, ndr), relativo alle aree tecnologiche e alle figure professionali nazionali di riferimento, le figure sono raddoppiate. Passiamo da 29 a 58 figure. È tutto migliorabile, per carità. Ma abbiamo fatto uno sforzo enorme per riuscire a portare dentro l’innovazione che il mondo esterno ci richiede.

L’obiettivo di cui si parla molto è proprio quello di incrementare il numero degli iscritti, che entro il 2026 dovrebbe essere raddoppiato. Non c’è però il rischio di vincolare un’analisi, un bilancio, della Riforma a questo aspetto quantitativo, a fronte di condizioni qualitative che si potranno vedere solo sul lungo tempo?

Gli ITS hanno questa sfida da da superare, cioè quella di aumentare gli iscritti senza diminuire la qualità che hanno saputo erogare con i loro corsi in questi anni. È chiaro che, su un numero di studenti inferiore, è più facile ottenere la qualità del profili in uscita. Ma è proprio questo che ci attendiamo da loro, sono in grado di far fronte a questa sfida che ci chiede il paese perché abbiamo una carenza di tecnici dovuta all’inverno demografico demografico che ci aspetta, ma anche al fatto che non ci sono le competenze necessarie per sostenere le twin transition. Dobbiamo assolutamente puntare sulle competenze dei nostri ragazzi, delle nostre ragazze. E il corso ITS essendo biennale, terziario, a ciclo breve, può essere veramente la risposta a questa problematica. Ecco perché va fatta un’opera di informazione diciamo estesa, sistematica e con una direzione che va condivisa.

Parliamo di percorsi formativi ibridi: le fondazioni che appartengono ad aree tecnologiche differenti e che insistono sullo stesso territorio regionale possono collaborare insieme al fine di erogare e gestire percorsi caratterizzati dall’inserimento di alcune peculiari unità formative. Le fondazioni stanno già facendo cose convincenti in merito o i margini sono ancora molto da esplorare?

I percorsi ibridi sono introdotti proprio con il decreto 203 (con l’articolo 6, ndr). Sono stati sistematizzati: erano in atto delle buone pratiche di collaborazione e adesso le abbiamo disciplinate. Non ci sono ostacoli all’ibridazione. Come tutte le strade nuove, le prime opere costano un po’ di sforzo e di fatica, ma il fatto che sia già presente all’interno di una norma che ne regolamenta l’applicazione è un vantaggio da sfruttare assolutamente.

C’era anche un allegato, al decreto, che definiva il profilo culturale e professionale dei diplomati, si parla delle competenze generali comuni a tutti i percorsi. Anche le competenze imprenditoriali e di sostenibilità sono rilevanti. L’aspetto imprenditoriale dovrebbe essere valorizzato di più posto che questi studenti hanno già delle skill in materia di utilizzo delle tecnologie? Potrebbero più facilmente lanciare un business invece di limitarsi, legittimamente, a cercare occupazione nelle aziende?

Il profilo del diplomato ITS deve possedere, alla fine del percorso, un livello di competenze traversali elevato. Oggi bisogna essere imprenditori di se stessi. Anche il progetto di design thinking va in questa direzione, perché ci sono esempi di studenti che hanno realizzato dei progetti negli anni, nelle precedenti edizioni, evoluti poi in un’idea imprenditoriale. Ho ben presente anche l’esempio degli studenti di un ITS area Meccatronica, hanno sviluppato un’app per i ricambi delle macchine d’epoca. Ne hanno fatto una startup che funziona ed è attualmente attiva. Va sviluppata assolutamente questa idea di imprenditorialità, perché il tessuto produttivo italiano è fatto proprio di piccole, medie aziende. Tutto il made in Italy beneficia di una formazione alta, anche a livello imprenditoriale.

 

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