È possibile una nuova revisione del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) per il Sud. Lo ha annunciato ieri il ministro per gli affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto nelle risposte durante l’audizione davanti alle commissioni Bilancio e Affari europei di Camera e Senato.
«Ci sarà l’esigenza di valutare qualche altra ulteriore revisione? Forse sì» ha detto Fitto. La nuova modifica, la quarta da quando il governo Meloni è entrato in carica nell’ottobre 2022, sarà «oggetto di confronto con la Commissione Ue: se cambia il mondo non possiamo rimanere fermi senza modificare nulla?» è stata la domanda retorica che Fitto si è posto quando ha spiegato che l’obiettivo finale del governo è garantire che il 40% delle risorse stanziate saranno spese al Sud. « Sarebbe utile una precisazione di Fitto sulle ulteriori revisioni che ha annunciato – ha replicato l’ex ministra per il Sud Mara Carfagna (Azione) – Serviranno a realizzare quella quota, che impone di investire nel Mezzogiorno almeno il 40% delle risorse territorializzabili? O serviranno a modificarla al ribasso? ».
L’annuncio di un’altra riprogrammazione del piano rivela le difficoltà del governo ben oltre i toni trionfalistici usati anche ieri da Fitto. Il governo non ha affatto risolto il problema di fondo: non riuscire a ottenere, e spendere tutti i 194,4 miliardi del Pnrr entro giugno 2026. Al momento, a meno di due anni dalla fine del finanziamento europeo, più della metà delle scadenze deve ancora essere conseguita. Per la precisione: il 56%. Sono 349 su 610 divise in 10 rate. La maggior parte sono state rinviate al 2025 e ai sei mesi del 2026.
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L’eventuale rimodulazione dei fondi per il Sud, tutta da sostanziare, potrebbe seguire il criterio usato nelle tre precedenti revisioni: posticipare le scadenze stabilite insieme alla Commissione Europea, modificando gli importi delle singole rate. Questo, ad esempio, è accaduto per la quinta rata e la sesta rata. Rispetto al cronoprogramma iniziale, l’importo di quest’ultima avrebbe dovuto essere condizionata al completamento di 39 scadenze e avrebbe dovuto avere un valore di circa 9,2 miliardi di euro. La richiesta italiana è stata inferiore di 700 milioni di euro. Anche la settima rata che sarà richiesta dal governo entro la fine dell’anno ha visto una riduzione delle scadenze programmate. Sono passate da 74 a 69.
«Giugno 2026 – ha sostenuto la fondazione Openpolis nel suo fact checking OpenPnrr – si conferma comunque il momento più critico. Il numero di scadenze previste in questo semestre infatti è rimasto invariato tra 2023 e 2024 ma è comunque molto significativo trattandosi di oltre 170 adempimenti. Per questo motivo ad oggi la piena realizzazione del piano italiano non può essere data per certa, anzi».
Il posticipo delle scadenze da conseguire di semestre in semestre è dunque il sintomo di ciò che, ancora ieri, Fitto ha escluso. Per evitare di perdere i fondi che non è capace di spendere il governo Meloni sta concretamente valutando la possibilità di richiedere lo spostamento del termine finale del Pnrr. Questa è la posizione del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti (Il Manifesto 10 aprile e 14 luglio) il quale ha fatto sapere che la richiesta è stata respinta dalla Commissione Europea. Fatto più volte confermato dal commissario uscente all’economia Paolo Gentiloni. Ci sono poche ragioni di credere che la prossima Commissione vada incontro alle esigenze di un governo in grandi difficoltà. Il fallimento politico di Meloni dalle elezioni europee ad oggi porta ad escludere che otterrà ciò che le è stato negato da una Commissione Ue ben più accomodante: la Von Der Leyen numero 1.
Fitto, il ministro deputato alla rogna e candidato a un posto di commissario in Europa, ieri ha cercato di nuovo di evitare il problema. Ha scelto di tuffarsi nei suoi numeri, tra le sue carte incomprensibili, prendendo a testate il muro che il governo sta costruendo davanti a sé. Il rinvio della scadenza finale del Pnrr è «un dibattito legittimo ma non mi esprimo ,riterrei sbagliato esprimermi nel merito di questa valutazione. Stiamo lavorando per realizzare il piano entro giugno 2026. Fitto continua a fare il gioco dell’illusionista. Si concentra sulle misure del Pnrr per cui sono state ultimate le procedure di gara (92%). Ma ci sono meno di due anni per ultimare i cantieri. La gran parte delle scadenze resta all’orizzonte
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