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CampaniaPeepul è il nome di un albero sacro per la tradizione indiana con un forte valore simbolico: chi lo pianta sarà benedetto dalle generazioni successive. Quando nel 2002, Ileana Esposito ha scelto di fondare l’associazione di volontariato Peepul, voleva prima di tutto cambiare l’idea diffusa di disabilità come ostacolo insormontabile alla realizzazione di una vita appagante e sapeva molto bene che ci sarebbe voluto del tempo.

Sono passati molti anni da allora, ma Ileana e la sua squadra continuano a lavorare con la stessa voglia, la stessa passione e la stessa convinzione di un tempo. Dalla prima associazione di volontariato, Peepul, sono diramate altre realtà, onlus impegnate nel supportare persone con disabilità e nel costruire una comunità più sensibile ai diritti delle persone. Per chi se lo fosse perso, può recuperare qui l’articolo in cui raccontiamo l’impegno della cooperativa sociale Cosy For You nella promozione di un turismo accessibile.

Oggi faremo un passo indietro e vi racconteremo la storia di Ileana Esposito e della sua scelta di considerare la sua disabilità non come a un ostacolo, ma come un’opportunità per rivoluzionare una società ancora poco pronta ad accogliere i bisogni di chi, come lei, stava vivendo quell’avventura.

LA STORIA DI ILEANA E DELLA FONDAZIONE DI PEEPUL

Ileana aveva 31 anni quando, a causa di un angioma cavernoso al midollo spinale, ha subito una riduzione delle sue capacità motorie che l’ha portata a utilizzare una sedia a rotelle. «La mia vita è cambiata non perché io volessi cambiare, ma perché intorno a me c’era un mondo che non era ancora pronto a far sì che io potessi continuare la mia vita come prima, a fare la mamma e l’insegnante».

«Io avevo una grande forza che derivava dalla mia famiglia, ma la stessa fortuna non era toccata in sorte a tanti altri disabili che conoscevo. Mi sono detta che, se ero finita in sedia a rotelle doveva esserci un motivo, e se non c’era un motivo me lo sarei creato da sola: volevo aiutare tutte le persone disabili a riprendere in mano la propria vita», continua.

Volevo restituire alle persone con disabilità il piacere e la gioia di vivere, fare in modo che potessero continuare a svolgere attività come lo sport o il turismo.

All’epoca Ileana insegnava al Liceo Classico Sannazzaro di Napoli. «Per anni sono stata relegata al piano terra perché la scuola non aveva un ascensore e solo dopo anni di proteste riuscii a farne costruire uno. Un giorno una ragazza bellissima in sedia a rotelle, che stava nel corridoio a fianco alle collaboratrici scolastiche, mi fece cenno di avvicinarmi», racconta.

«Seppi che era arrivata alle superiori per merito, che era riuscita a ottenere un paio di volte un computer, ma che le era sempre stato rubato e adesso non poteva più seguire le lezioni. In quel momento mi resi conto che non ero l’unica persona con disabilità al mondo. Io avevo ripreso in mano le redini della mia vita, ma non bastava più, perché non era lo stesso per tantissime persone».

DALLA LOTTA PER LE BARRIERE ARCHITETTONICHE…

Poiché per Ileana il primo ostacolo era stato proprio quello delle barriere architettoniche, decise di iniziare da lì la sua battaglia. Nel 2006 con CLABARC, Comitato di Lotta per L’Abbattimento di Barriere Architettoniche, ebbe inizio il progetto “Napoli la città più accessibile d’Italia”, per far costruire rampe sui marciapiedi. «Ero però consapevole anche del fatto che non bastasse combattere per le barriere architettoniche e che bisognava cercare di dare una qualità di vita alle persone con disabilità a prescindere dai bisogni primari. Volevo restituire alle persone con disabilità il piacere e la gioia di vivere, fare in modo che potessero continuare a svolgere attività come lo sport o il turismo. 

«L’energia che deriva dal capire che è possibile tornare a divertirsi, a stare bene, a uscire, ma fare cose piacevoli è fondamentale per il recupero dell’autostima, dell’autonomia, per combattere questa vita che ogni giorno è una battaglia per noi, sia dal punto di vista fisico, che dal punto di vista mentale», spiega Ileana.

Peepul1
… ALLA FONDAZIONE DI PEEPUL SPORT

Era il 2003 e Ileana per puro caso era venuta a sapere che al Lingotto di Torino c’era una fiera di attrezzature sportive per disabili. «Fu una piccola barca a vela ad attirare la mia attenzione, che aveva la caratteristica di avere due posti e doppi comandi, uno per la persona disabile e uno per l’istruttore. Subito mi misi in testa che dovevo riuscire a portare queste barche a Napoli».

Ileana espose il progetto di far nascere a Napoli una scuola di vela per disabili all’assessore Adriana Buffardi. «A quell’epoca sembrava quasi una follia, ma grazie al sostegno della Regione riuscimmo ad avere un finanziamento. Il vero ostacolo però fu quello di trovare una sede in cui alloggiare le barche, perché fummo rifiutati da tutti i circoli di vela napoletani».

Infine fu l’Accademia aeronautica ad accogliere la richiesta di Ileana e a ospitare l’Asd Peepul Sport. «Ristrutturammo la sede per aggiungere le rampe e i bagni accessibili e siamo rimasti lì fino a qualche anno fa quando, cambiato il generale dell’Accademia, non ci ha rinnovato il permesso di restare».  Da quattro anni Peepul sport è ospite della Marina Militare, dove continua a fare corsi di vela, ma la ricerca di un altro posto in cui svolgere la scuola vela in autonomia non si è fermata.

Peepul3

«La nostra scuola di vela non può continuare a essere ospite presso gli enti militari. Da un lato non vorrei che ci trovassimo improvvisamente senza sede, come è successo all’Accademia. Dall’altro ci sono troppi limiti: non possiamo fare vela dopo le tre del pomeriggio, né il sabato e la domenica, e se devo noleggiare una barca non posso svolgere attività commerciale per pagare le spese quando manca il sostegno pubblico di progetti».

Per questo motivo Peepul sta cercando una sede autonoma. «Ne parlerò al Comune alla fine del mese, per sviluppare un nuovo circolo di vela. Ma non vogliamo limitarci solo alla vela: siamo partner con i subacquei che offrono attività per persone con disabilità, con le canoe e con il canottaggio. Vogliamo creare una piccola cittadella degli sport nautici aperta a tutti. Questo è il mio sogno, anche se non so se riuscirò mai a realizzarlo», ha concluso Ileana.

Certo, è una visione ambiziosa, ma non per questo impossibile. D’altra parte, a Napoli come in tantissime città, c’è grande bisogno di spazi inclusivi e che possano garantire opportunità di crescita e di svago a chi ha una disabilità e che allo stesso tempo promuova i valori di solidarietà e unione, come fa il gruppo Peepul ormai da più di vent’anni.

 

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