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L’ex Presidente del Consiglio italiano ha presentato il rapporto “Much more than a market” e il libro “Molto più di un mercato” a 30 ambasciatrici e ambasciatori della Fondazione Antonio Megalizzi, che organizzeranno incontri di formazione sull’Unione europea nelle scuole italiane.

da Trento – Tra i molti incarichi, Enrico Letta presiede l’Istituto Jacques Delors, un think tank europeo (gruppo di ricerca) fondato nel 1996 dall’ex Presidente della Commissione europea Delors (all’epoca il nome del gruppo era “Notre Europe”, la Nostra Europa). Un anno fa il Consiglio europeo, l’istituzione dell’Unione europea dove siedono i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri, gli aveva per questo affidato la preparazione di un rapporto sul completamento del mercato unico. Istituito ufficialmente nel 1993, nel 2023 il mercato unico ha compiuto 30 anni; era stato lanciato da Delors nel 1985, che teorizzò le quattro libertà di movimento tutt’ora garantite: persone, capitali, beni e servizi.

Presentato ad aprile al Consiglio europeo, il rapporto (disponibile in inglese) riassume in 150 pagine il viaggio dell’ex Presidente del Consiglio nei 27 Paesi membri, in 65 città sede di 400 incontri.

Oggi la Fondazione Antonio Megalizzi e la Città di Trento hanno ospitato il dialogo tra Enrico Letta e il giornalista Alberto Faustini, in un appuntamento rivolto alla cittadinanza e che ha concluso la Summer School della quarta edizione del progetto Ambasciatori, in programma a Trento dal 24 al 28 luglio. 30 giovani studentesse e studenti universitari selezionati dalla Fondazione Megalizzi come Ambasciatori sono stati formati per proporre incontri nelle scuole italiane sull’Unione europea, la comunicazione e la disinformazione.

“Antonio con la sua e vita e con la sua esistenza ha dimostrato cosa significa essere un’anima europea aperta al dialogo, all’incontro, pur restando orgoglioso delle sue radici e delle sue origini” è il saluto iniziale di Letta. “Sono felice anch’io di poter testimoniare assieme alla Fondazione”.

Antonio Megalizzi non aveva ancora compiuto 30 anni, quando nel 2018 ha perso la vita in un attentato terroristico ai mercatini di Natale di Strasburgo. È stato un giornalista, appassionato e specializzato di questioni europee. In quei giorni seguiva i lavori del Parlamento europeo. La Fondazione Megalizzi ricorda l’impegno di Antonio, organizzando attività di sensibilizzazione e informazione sull’Unione europea. In particolare, il progetto Ambasciatori ha permesso di raggiungere negli ultimi quattro anni oltre 9.000 studentesse e studenti in tutta Italia, ottenendo diversi riconoscimenti, tra cui la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Il viaggio di Letta comincia, ma le capitali non sono collegate

Secondo Letta “l’Europa è anche un’esperienza, non solo cifre e numeri”, mentre racconta il primo problema affrontato all’inizio del suo viaggio: come raggiungere le capitali europee. Infatti, “l’alta velocità collega i capoluoghi di regione ma non le capitali”. Il primo limite individuato nel mercato unico è proprio la permanenza di barriere e confini, poiché i fondi europei finanziano progetti di livello nazionale e in alcuni casi in Europa i binari continuano a non essere interoperabili, anche per ragioni storiche: temendo le invasioni dei vicini, i Paesi europei costruirono binari di dimensioni diverse. La prima proposta riguarda quindi la costruzione di una rete ferroviaria ad alta velocità, che colleghi via terra le capitali continentali dell’Unione europea.

“L’Europa non può giocare col catenaccio”

Incalzato da Albertini, Letta ha mescolato analisi e proposte, con aneddoti ed episodi di vita privata, raccolti nel libro. È il caso della sua prima visita a Berlino durante un viaggio di scuola, avvenuto prima della caduta del Muro: “Ricordo ancora la paura e la tensione nella sala-controllo dei passaporti, completamente buia, nera. C’era solamente una feritoia con la guardia di confine, che ti controllava il passaporto per diversi minuti. Quando entravi a Berlino Est, volevi tornare alle luci di Berlino Ovest”.

La Germania ritrovata da Letta è “molto in crisi, politicamente ed economicamente”, tanto da rappresentare “un freno” per l’Europa.

Secondo l’ex Presidente del Consiglio la Germania sarebbe lo specchio dell’Unione europea, “in crisi e ferma dal punto di vista dell’economia, della competitività e dei posti di lavoro”.

L’approfondimento del mercato unico non può essere rimandato

Nel suo rapporto ha preferito concentrarsi su azioni e iniziative concrete, che possano essere attuate per volontà politica e nell’attuale contesto giuridico, non richiedendo cioè una riforma dei trattati europei che necessiterebbe dell’accordo di tutti i Paesi europei.

“È cambiato il mondo dopo la fondazione del mercato unico nel 1985: la Germania non era riunificata; i Paesi europei erano dieci; l’Italia economicamente era grande e importante quanto la somma di Cina e India. Oggi, Cina e India insieme sono un quarto del mondo e l’Italia è una piccola porzioncina. Il mondo è cresciuto a dismisura, l’Europa è rimasta la stessa”. La profezia di Letta è che non esiste alternativa ad una ulteriore integrazione europea, se si intende essere competitivi con Stati Uniti e Cina. Altrimenti, “non avremo futuro e diventeremo un grande museo all’aperto per le potenze straniere”.

Libertà di movimento e ‘liberi di restare’

Proprio a seguito del suo viaggio, Letta spiega di aver compreso che l’Unione europea è spesso considerata “come una cosa per quelli che prendono l’aereo, sono cioè mobili, cosmopoliti, parlano molte lingue”. Per completare la libertà di movimento, nel suo rapporto ha previsto la “libertà a restare”, perché il mercato unico assicuri le stesse opportunità da Nord a Sud, da Est a Ovest. “Ho scoperto che ci sono Paesi interi che hanno perso il 10-15% della popolazione, come i giovani della parte Est della Croazia, di Ungheria, Romania e del Sud Italia. La mobilità ha un biglietto di sola andata, non è circolare”.

Attrarre gli investimenti privati con un 28esimo stato virtuale

Letta ha passato ai raggi X anche la transizione verde, spesso bersaglio di critiche (degli agricoltori, dei produttori di auto e dei proprietari di case) perché i costi ricadrebbero direttamente su cittadine e cittadini europei. Nel suo rapporto propone alle istituzioni europee di accompagnare la transizione, aprendo alle forme di finanziamento private. Letta fotografa in questo modo lo stallo del dibattito pubblico a livello europeo, per l’indisponibilità di alcuni Paesi ad emettere nuovo debito comune.

27 diritti commerciali, sistemi fiscali e ambienti nazionali per gli investimenti privati abbattono l’attrattività del mercato europeo, a favore di quello statunitense. Letta propone la creazione di un “28esimo stato virtuale”, vale a dire un modello di diritto commerciale e di sistema per gli investimenti privati valido per l’Unione europea. Il 28esimo stato virtuale non andrebbe a sostituirsi ai sistemi nazionali; offrirebbe agli investitori privati un’alternativa certa, semplice e comune per non fare i conti con 27 autorità per la concorrenza e burocrazie differenti.

Non manca di ambizione anche l’integrazione dei mercati finanziari. Mentre nel 1985 (“quando Delors lanciò il mercato unico”), la dimensione delle economie europee permise di mantenere a livello nazionale i mercati dell’energia, finanza e delle telecomunicazioni, oggi “ha come conseguenza che i risparmi finiscono negli Stati Uniti, perché il Nasdaq [la borsa USA] è uguale alla somma delle borse europee più il 50%”. Come risultato, il risparmio gestito europeo spesso confluisce nel mercato azionario USA, foraggiando indirettamente gli investimenti e le acquisizioni di imprese USA in Europa. Il rapporto indica i costi della non-integrazione e alcune soluzioni operative per recuperare terreno.

Al termine dell’incontro, Letta ha risposto alle domande delle ambasciatrici e degli ambasciatori, e ringraziato la Fondazione, assicurando “la voglia e la volontà di camminare insieme”.

Salutando gli ospiti, la Presidente della Fondazione, Luana Moresco, ha chiuso ufficialmente la Summer School, affidando alle e ai volontari una responsabilità in più: coinvolgere studentesse e studenti di tutta Italia nel dibattito sul Futuro dell’Europa, la “nostra casa comune”.

 

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