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Filiere strategiche e tecnologie, linee di azione, infrastrutture: ecco i dettagli sulla Zes unica per il Sud

Si è parlato tato in questi mesi di Zes, in particolare del Piano strategico per la Zona economica speciale unica del Mezzogiorno. Le ambizioni sono alte, quasi come un nuovo piano Sud. Il ministro Fitto non lo nasconde, dopo aver presentato a Palazzo Chigi il documento di 138 pagine (più gli allegati). L’obiettivo è dare “impulso al rilancio del Mezzogiorno attraverso la semplificazione normativa e procedurale e l’attrazione degli investimenti privati in tutto il territorio del Sud”. Per fare questo, anche con qualche farraginosità, è stata istituita nei mesi scorsi la struttura di missione, guidata da Antonio Caponetto.

COS’E’ LA ZES UNICA PER IL MEZZOGIORNO

Dal 1° gennaio 2024 è istituita la Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno – Zes unica, che comprende tutti i comuni dei territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Si tratta di una zona delimitata del territorio dello Stato nella quale l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende già operative e di quelle che si insedieranno può beneficiare di speciali condizioni in termini economici, finanziari e amministrativi. In relazione agli investimenti e alle attività di sviluppo d’impresa, come il riconoscimento del credito d’imposta per gli investimenti (art. 16 D.L. 124/2023) alle imprese che effettuano l’acquisizione di beni strumentali quali macchinari, impianti e attrezzature o di terreni e immobili strumentali agli investimenti, e infine la semplificazione amministrativa che implica, laddove previsto, una riduzione dei termini di istruttoria (art. 15 D.L. 124/2023).

Le otto Zone Economiche Speciali, inizialmente istituite su territori circoscritti delle singole regioni sopra elencate (ai sensi del D.L. 91/2017 e s.m.i. artt. 4 e ss.) aventi a riferimento altrettante strutture amministrative distinte, confluiscono nella Zes Unica per il Mezzogiorno, con l’obiettivo di massimizzare nello scenario internazionale l’impatto competitivo di tutto il sud Italia e Isole.

Adesso si fa un passo avanti, mettendo nero su bianco le linee di azione, i target, le infrastrutture, le modalità e i percorsi per raggiungere gli obiettivi. In soldoni, il Piano strategico.

IL PIANO STRATEGICO DELLA ZES UNICA PER IL SUD

Come anticipato dal Sole24Ore il documento “delinea otto filiere strategiche e tre tecnologie su cui dovranno orientarsi gli investimenti nelle Zes, per ottenere la corsia speciale in termini di semplificazioni e in futuro, è da presumere, anche per un accesso più selettivo al bonus investimenti”.

Le otto filiere strategiche vengono divise in due gruppi. Le prime cinque, quelle di base, sono agroindustria, turismo, elettronica-Ict, automotive, Made in Italy di qualità. Le altre tre – individuate per gli elementi dinamici – sono chimica e farmaceutica, navale e cantieristica, aero spazio. Tre anche le tecnologie chiave: digitale, cleantech e biotech.

“Queste ultime – spiega il giornalista Carmine Fotina – sono in sostanza le tre catene del valore inserite dalla Commissione Ue nella piattaforma di investimenti Step. Il digitale include applicazioni di frontiera che vanno dall’intelligenza artificiale ai chip e al calcolo quantistico. Tra le cleantech ci sono riferimenti alle batterie, all’idrogeno, alle rinnovabili, all’idroelettrico ma anche alla riconversione green dell’ex Ilva. Per il biotech si punta a sviluppare presidi già esistenti, come quello della farmaceutica in Campania”.

LE LINEE DI AZIONE

Le linee di azione riguardano “la promozione” di competitività, interconnessioni, gestione sostenibile di acqua e rifiuti, transizione energetica e prevenzione dei rischi ambientali. “La sezione filiere e tecnologie – precisa il Sole24Ore – è quella che offre gli spunti più significativi. Il Piano è poi soprattutto una sintesi di numeri già noti sulle risorse pubbliche e di strumenti già varati, come appunto il bonus per gli investimenti ma anche quello sui nuovi occupati o la misura Resto al Sud 2.0”.

I DATI E LE STIME: POTENZIALE +0,7% DI PIL AL SUD

Per quanto riguarda dati, analisi e stime, c’è da evidenziare che le imprese già attive nelle filiere strategiche di medie e medio-grandi dimensione sono 660, solo il 9% del totale nazionale. Di queste, 200 ad alto potenziale. “Il Piano – scrive Fotina – stima che se il numero di quest’ultime raddoppiasse, quindi a quota 400, si avrebbero a regime 20 mila posti di lavoro (creati o mantenuti) e un aumento dello 0,7% del Pil dell’area”.

LE INFRASTRUTTURE

Arrivando infine al paragrafo sulle infrastrutture prioritarie, vengono citati – come anticipa il Sole24Ore – i numeri del Pnrr e del Fondo complementare, ossia 52 miliardi destinati al Sud su 132,7 miliardi totali. Sono invece 563,5 milioni gli investimenti specifici per i collegamenti alle aree Zes e vengono stimati in i5 miliardi gli investimenti del Pnrr e del Fondo complementare in settori di potenziale interesse per la Zes.

Leggi anche: PNRR: la fotografia di un paese che non riesce e spendere i fondi Ue

 

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