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Polemiche sull’insufficienza delle risorse per coprire il credito di imposta relativo agli investimenti nella Zes unica del Mezzogiorno.

Continua a far discutere l’insufficienza delle risorse destinate a coprire il credito di imposta per gli investimenti nella Zes unica del Mezzogiorno. Se da una parte, infatti, alcuni leggono il dato come un segnale positivo che dimostra il dinamismo delle imprese al Sud, dall’altro lato c’è chi parla di fallimento delle politiche del Governo e, peraltro, torna a puntare il dito contro lo smantellamento delle Zone economiche locali proprio nel momento in cui stavano iniziando a produrre i frutti del loro lavoro.

Il ministro per gli Affari europei, però, non accetta questa analisi e ha annunciato, per domani mattina, la cabina di regia che approverà il Piano strategico delle Zes, “frutto di un lavoro in questi mesi molto intenso e positivo con le regioni, le province, i comuni, le parti sociali, le organizzazioni di categoria”.
Il piano, ha continuato Fitto, “rappresenterà lo strumento di riferimento fondamentale per poter attuare le politiche di intervento all’interno dell’area della Zona economica speciale”.

Rispetto all’attuazione della Zona economia speciale, il ministro ha inoltre fatto sapere che “nei prossimi giorni sarà mia cura predisporre una relazione di monitoraggio, che sarà pronta a breve, su quello che è stato il ruolo, la funzione e i numeri delle otto precedenti Zone economiche speciali. La relazione sarà approvata dal Consiglio dei ministri e poi sarà oggetto di discussione anche in Parlamento”.

“Gran successo della misura”

Se anche sullo stato di attuazione della Zes unica è previsto un momento di verifica, intanto per Fitto – relativamente al credito di imposta – non si può parlare di un “un fallimento, ma di un gran successo della misura perché ci troviamo di fronte alla presentazione di un numero di domande inimmaginabile dal punto di vista numerico e della quantificazione, oltre 16mila”.

Un boom di richieste pari a un valore di 9,4 miliardi di euro di credito di imposta che, appunto, supera ampiamente il limite complessivo di spesa previsto dalla legge (circa 1,8 miliardi di euro). Una sproporzione che ha costretto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, lo scorso 22 luglio, a stabilire una percentuale più bassa da riconoscere alle imprese, pari al 17,7% dell’investimento, un valore significativamente inferiore a quello prefigurato dalla norma, che riconosce alle imprese che investono nella Zes Unica fino al 60% del costo sostenuto.

Infatti, come previsto dalla norma, le imprese hanno inserito le loro richieste di credito d’imposta nella finestra temporale che va dal 12 giugno al 12 luglio 2024, – si spiega in una nota – indicando ai fini della fruizione dell’agevolazione sia investimenti già effettuati alla data di inserimento della richiesta che investimenti che si intende effettuare nei prossimi mesi, fino al 15 novembre prossimo.

Pareri contrastanti: le varie campane

In realtà non tutto è perduto perché, come ha spiegato la deputata Carolina Varchi, responsabile Politiche per il Mezzogiorno di Fratelli d’Italia, “la percentuale indicata dal direttore delle Agenzie delle Entrate è stata individuata attraverso un calcolo che ha tenuto conto non solo degli investimenti realizzati, ma anche di quelli ‘prenotati’ per i prossimi mesi, che verranno effettivamente contabilizzati in un secondo momento”. In altre parole, l’esatto ammontare di investimenti da agevolare sarà noto solo nel 2025, quando le imprese daranno evidenza degli investimenti concretamente portati a termine.

“La cosa che maggiormente dispiace, però, è il fatto che l’Agenzia non abbia risposto a ben due lettere inviate dal Ministro Fitto – prosegue Varchi -, non dando la possibilità al governo di verificare l’esatto ammontare necessario a coprire le richieste e quindi a intervenire in questa direzione. Il governo ha già richiesto all’Agenzia delle Entrate di rifare i calcoli, quindi. E non cambia idea: il credito di imposta per la Zes Unica Sud è uno strumento essenziale per il rilancio del Mezzogiorno, e l’entità del finanziamento dovrà essere quella indicata dal governo all’atto dell’approvazione del provvedimento”.

Nonostante queste rassicurazioni, da più parti si sono sollevate voci critiche. “Dopo l’autonomia differenziata qualcosa di peggio e più concreto è stato servito in tavola per le imprese del Sud. Un credito d’imposta risibile comunicato dall’Agenzia delle entrate a fronte di accordi e promesse sulla Zes di tutt’altra natura. A questo punto il premier Meloni e l’intero governo devono essere definitivamente chiari. È questo un esecutivo contro il Sud? Lo si vuole sopprimere del tutto?”, si chiede amaramente il presidente di Unimpresa Sanità, Giancarlo Greco.

“A fronte di mirabolanti promesse e accordi scritti sulla sabbia a proposito della Zes – continua Greco – l’Agenzia delle entrate svela il bluff. Non dal 40 al 60% di credito per le imprese del Sud sugli investimenti ma se va bene non più del 17% con punte dell’8% per le grandi imprese della Calabria. Una vera e propria beffa. E tutto questo perché mancano i soldi, soldi veri non slogan o Tik Tok”.

La voce isolana

Bordate arrivano anche dalla Sicilia con il segretario regionale del Partito democratico, Anthony Barbagallo, che ironicamente parla di un capolavoro: “Il ministro Raffaele Fitto è riuscito a demolire con un tratto di penna le due Zes che, dopo un lungo percorso, erano state avviate in Sicilia. La scusa – aveva detto – era crearne una sola, una grande e unica Zes per l’intero Mezzogiorno, che avrebbe accentrato e reso più efficiente gli interventi in favore delle imprese del Meridione. Siamo di fronte a un fallimento totale”.

Intanto c’è chi guarda oltre e rilancia con la richiesta di istituire una Zes insulare che, “partendo dalle peculiarità di Sardegna e Sicilia”, istituisca una agevolazione a regime che “ristorni i maggiori costi che di fatto si supportano nel fare impresa nei nostri territori”. A parlare è il presidente dei commercialisti di Palermo, Nicolò La Barbera, secondo il quale tale struttura dedicata alle Isole “sarebbe un grande traguardo per il nostro sviluppo territoriale”.

Secondo le stime della Fondazione nazionale dei commercialisti, una piccola impresa siciliana, a cui spetterebbe un credito d’imposta del 60% sugli investimenti effettuati, ha diritto a un beneficio effettivo del 10,60% (ovvero il 17,6% del 60%).

“La programmazione aziendale ha necessità di maggiore tempi e maggiori certezze normative”, prosegue il presidente dei commercialisti di Palermo e Termini Imerese. Per La Barbera, infatti, a fronte delle somme a disposizione per il Sud “serve individuare un nuovo percorso che abbini una politica economica per il Mezzogiorno ma anche i settori da agevolare. È utopistico pensare a risorse per tutti i settori produttivi. E quindi agevolazioni in percentuali con elementi certi che tengano conto delle risorse disponibili”.



 

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