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di Fabrizio Gareggia*

PERUGIA – Molti sindaci umbri in queste ore si stanno lamentando per il taglio dei trasferimenti agli enti locali disposto dalla Legge Finanziaria. Non che i tagli siano cosa buona, tutt’altro. Ciò che mi risulta indigesta, tuttavia, è la strumentalizzazione di questa misura e la solita ipocrisia di fondo che si cela dietro queste campagne mediatiche, il cui orizzonte è circoscritto alle prossime elezioni regionali.

Sarò forse prevenuto o eccessivamente malizioso direte voi. Probabilmente si, ma a mia discolpa posso citare due elementi decisivi. Il primo: la lamentazione dei primi cittadini viene preannunciata dall’ottimo sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, fresco di riconferma (a lui le mie congratulazioni) e famoso per le sue fughe dal gruppo a caccia di visibilità. Segue il gruppone dei sindaci di centrosinistra che, rinvigoriti dalle ultime amministrative, hanno deciso di lamentarsi da soli senza coinvolgere gli altri colleghi di centrodestra che pure condividono la medesima contrazione di risorse, rompendo un fronte che accomuna tutti i sindaci umbri a prescindere dal colore politico.
Il secondo elemento è il tempo: la lamentazione esce sui giornali oggi, sebbene il taglio sia cosa nota dal dicembre 2023, mese in cui fu approvato in seno alla legge finanziaria. Il tempismo, quando si orchestra una campagna propagandistica, è tutto e in questo caso direi che la “detonazione” del caso non è una semplice coincidenza.
Veniamo ora al merito delle lagnanze. Dicono i primi cittadini che i comuni non possono sopportare ulteriori tagli, perché hanno subìto in questi anni un salasso micidiale a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi energetici determinati dal conflitto russo-ucraino. Sono d’accordo, per questo – ma è una mia posizione personale – credo che il miliardo di euro in armamenti che abbiamo inviato a Kiev avrebbe potuto restare nelle nostre casse ed essere sostituito da un poderoso sforzo diplomatico. Chiunque non la pensi così – oltre a dover valutare la conformità della propria posizione alla nostra Costituzione e al volere degli italiani – dovrà avere almeno il buon gusto di sostenere il prezzo della guerra senza lamentarsi. Peraltro, non dico nulla sui 200 miliardi di euro di buco prodotti dal superbonus, né sui 30 miliardi spesi per il reddito di cittadinanza; mi limiterò ad una sommessa sottolineatura dei 25 miliardi di euro di truffe che queste misure hanno generato e che avrebbero senz’altro risparmiato ai comuni questa ulteriore vessazione.
La polemica dei sindaci si conclude con una censura sul metodo: “tagli maggiori per i comuni più virtuosi nell’ottenere fondi PNRR”. Qui il capovolgimento della realtà assume i tratti dell’opera d’arte e merita un po’ di attenzione.
Come noto, dei 191,5 miliardi di euro ricevuti dall’Italia, 68,9 miliardi di euro sono sovvenzioni a fondo perduto e altri 122,6 miliardi di euro sono prestiti che devono essere rimborsati, con
tanto di interessi. Quindi, i comuni che hanno ricevuto più fondi PNRR, in realtà hanno contratto
debiti maggiori rispetto agli altri e il buon senso, oltre che una regola di giustizia sostanziale,
vorrebbero che chi fa i debiti se li paghi pure.
Quindi, finita l’ubriacatura di questa valanga di soldi che ha stravolto i comuni, adesso ci sono i postumi della sbornia da PNRR: dobbiamo cominciare a pagare i debiti. Con un’ulteriore nota dolente: le somme che stiamo sborsando dall’anno scorso servono solo a ripagare gli interessi sui fondi del PNRR, perché il capitale cominceremo a rimborsarlo dal 2030.
Mi auguro che per allora chi ha responsabilità politiche impari a dire la verità ai cittadini, come ho provato a fare io con questo mio modesto contributo.

*sindaco di Cannara

 

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