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Quando chiediamo un prestito ci sono alcuni step che bisogna superare, ma cosa viene controllato, esattamente? (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsAppTelegram e Facebook).

Cosa controllano quando chiedi un prestito? Non tutti gli istituti sono uguali

Quando si richiede un prestito personale, ogni istituto di credito adotta criteri specifici per valutare la solvibilità del richiedente, determinando se concedere o meno il finanziamento. Questi criteri variano notevolmente da una banca all’altra, creando una diversità significativa nel modo in cui ciascuna istituzione gestisce il rischio e valuta i potenziali clienti.

Sebbene alcuni requisiti di base siano comuni, come la valutazione del reddito e la verifica della stabilità lavorativa, le differenze possono essere sostanziali.

Ad esempio, alcune banche possono dare maggiore importanza al punteggio di credito (credit score), esaminando dettagliatamente la storia creditizia del richiedente per identificare eventuali problemi di insolvenza o ritardi nei pagamenti precedenti. Altre banche, invece, potrebbero concentrarsi maggiormente sulla capacità di reddito attuale e sulla solidità dell’occupazione, privilegiando i richiedenti con un lavoro stabile e un reddito sufficiente per coprire le rate del prestito.

Un aspetto cruciale, indipendentemente dall’istituto di credito, è il principio generale di essere considerati buoni pagatori. Questo significa che avere una storia di pagamenti puntuali e nessun debito insoluto può migliorare significativamente le possibilità di ottenere un prestito. Le banche valutano non solo la capacità del richiedente di rimborsare il prestito, ma anche la sua responsabilità finanziaria. Un richiedente con un comportamento finanziario affidabile è visto come un rischio inferiore, il che può tradursi in condizioni di prestito più favorevoli, come tassi di interesse più bassi e importi di prestito più elevati.

Infine, alcune banche potrebbero avere politiche di prestito più flessibili rispetto ad altre, offrendo soluzioni personalizzate in base alle esigenze specifiche del cliente.

Questo approccio personalizzato può includere piani di pagamento flessibili, offerte promozionali o consulenza finanziaria personalizzata per aiutare i richiedenti a gestire meglio i loro finanziamenti. In sintesi, le differenze tra le politiche di prestito delle varie banche evidenziano l’importanza di essere buoni pagatori e di scegliere attentamente l’istituto di credito che meglio si adatta alle proprie esigenze finanziarie.

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Cosa controllano quando chiedi un prestito? I requisiti

La valutazione della richiesta includerà una verifica da parte della banca dei requisiti, ma quali sono quelli più comunemente considerati? I requisiti che possiamo ritenere necessari sono i seguenti:

  • posizione lavorativa stabile (contratto a tempo indeterminato, ad esempio) ed entrate mensili costanti e sufficienti per ripagare il debito;
  • livello generale di indebitamento (ad esempio la presenza di altri finanziamenti in corso), in modo da avere la certezza che sia sostenibile anche rispetto ad altri debiti (anche con altri enti);
  • affidabilità creditizia, cioè la capacità di restituire regolarmente la somma ottenuta in prestito.

In generale il suggerimento è quello di valutare la propria situazione e verificare le condizioni del prestito, perché anche in questo senso ogni istituto di credito applica le proprie condizioni.

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Cosa controllano per un prestito. In foto: documenti di approvazione prestito.

Cosa controllano quando chiedi un prestito: i requisiti oggettivi

Ci sono infine dei criteri oggettivi che sicuramente le banche devono tenere in considerazione e rispettare, come ad esempio:

  • la maggiore età (18+) e in genere non oltre i 75 anni;
  • la residenza nel territorio italiano;
  • essere titolare di un conto corrente bancario.

FAQ: domande frequenti su mutui, debiti e pignoramenti

Cosa significa rinegoziare un mutuo?

La rinegoziazione del mutuo è un processo che permette di modificare le condizioni del contratto con l’istituto di credito che ha erogato il prestito. Questa operazione, di norma, non comporta alcun costo ed è uno strumento strategico per evitare che gli oneri finanziari diventino insostenibili. Gli aspetti del contratto che possono essere soggetti a rinegoziazione includono il tasso di interesse e lo spread, la durata del contratto, e il tipo di contratto.

Cos’è la surroga del mutuo?

La surrogazione del mutuo, o surroga del mutuo, rappresenta l’opportunità di trasferire il proprio mutuo da un istituto di credito ad un altro, rinegoziando nello stesso tempo anche le condizioni. Il vantaggio principale della surroga è che permette di beneficiare di nuove condizioni del mutuo senza sostenere alcun costo. Infatti, il trasferimento del mutuo è gratuito e l’unica spesa che il debitore deve sostenere è il pagamento di una tassa ipotecaria.

Come posso ridurre la rata del mio mutuo?

Ci sono diverse strategie per ridurre la rata del tuo mutuo. Potresti considerare la rinegoziazione del tuo mutuo con la tua banca, cambiando le condizioni del contratto in base alle tue esigenze finanziarie. Un’altra possibilità potrebbe essere la surroga del mutuo, che ti permette di trasferire il tuo mutuo a un altro istituto di credito, potenzialmente con condizioni migliori. Infine, potresti considerare il passaggio da un mutuo a tasso variabile a uno a tasso fisso, per avere maggior prevedibilità sui tuoi pagamenti mensili.

Quando scatta il pignoramento per debiti fiscali?

Il pignoramento per debiti fiscali si attiva dopo un processo che inizia con la segnalazione dell’inadempimento da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Nonostante non vi sia una tempistica fissa, la legge prevede specifici lassi di tempo prima che si possa procedere con l’azione esecutiva. Importante è notare che, prima di giungere al pignoramento, il contribuente può ricevere vari solleciti e l’intero processo può estendersi per un periodo considerevole, talvolta anche anni, a seconda delle circostanze specifiche e delle procedure adottate.

Quanto tempo dopo l’avviso di accertamento arriva il pignoramento?

Dopo l’emissione di un avviso di accertamento esecutivo, il contribuente ha 60 giorni di tempo per effettuare il pagamento o presentare un ricorso. Qualora queste azioni non vengano intraprese, segue un periodo di circa 6 mesi (180 giorni) dopo il quale l’Agenzia Entrate Riscossione può iniziare a identificare i beni su cui procedere con il pignoramento. Considerando questi intervalli e possibili ulteriori dilazioni, il pignoramento può avvenire non prima di un anno dall’avviso di accertamento, a volte anche più tempo.

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