Ore 12, dichiarato il fallimento del ticket d’accesso a Venezia. Un centinaio di persone appartenenti a gruppi e comitati cittadini si sono radunati, il 13 luglio, davanti alla stazione per dire «noi l’avevamo detto» all’amministrazione comunale rispetto «all’inefficacia della misura scelta per cercare di regolare i flussi turistici».
Il tanto contestato ticket d’accesso, infatti, domani volge al termine, dopo 29 giornate in cui per entrare in città era necessario essere muniti di qr code e, se provenienti da fuori regione, pagare il contributo di 5 euro.
I no ticket, come ogni sabato dall’avvio della sperimentazione da parte del Comune di Venezia, hanno distribuito ai turisti i volantini in cui spiegano i motivi della loro contrarietà alla tassa, che non ritengono né utile né rispettosa della privacy dei singoli.
«Per regolare i flussi servono politiche serie, serve investire sulla residenzialità» fa sapere Giovanni Di Vito, attivista veneziano, che ricorda come dall’ inizio della sperimentazione, ad aprile, non sia stata fatta alcuna multa, «perché se venisse impugnata, il palco cascherebbe».
Presente alla manifestazione anche il consigliere Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme), «senza pistole ad acqua» ironizza dopo la polemica dei giorni scorsi. «Se nei primi giorni della sperimentazione c’era una media di 20 mila visitatori paganti, negli ultimi la media è scesa a 10–11 mila: non è che entrino men, ma pagano meno perché hanno capito che tanto non elevano sanzioni» commenta.
I no ticket pensano già al prossimo anno, quando probabilmente il contributo verrà raddoppiato e potrebbe salire a 10 euro.
«Un doppio fallimento che attesta la miopia dell’amministrazione» continua Martini. Ma è Michele Boato a lanciare la proposta. «Il 21 settembre ci troveremo per una nuova manifestazione per discutere anche della possibilità di un referendum comunale per abrogare la delibera che ha regolamentato il ticket» anticipa.
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