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di Daniele Bovi 

È l’Umbria la regione in cui nel corso del 2023 si è registrato il calo più importante per quanto riguarda i consumi di energia elettrica. Il dato lo si ricava dalla relazione annuale 2023 dell’Arera (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) presentata nelle scorse ore. 

I dati In termini relativi si parla del 14 per cento, la flessione più alta in Italia, mentre in termini assoluti è stata venduta complessivamente energia per 4.054 gigawatt nel 2023 contro i 4.718 dell’anno prima. Se si guarda ai prelievi, Umbria e Valle D’Aosta sono le regioni in cui i prelievi sono calati con intensità maggiore: -5 per cento, con una punta del -5,4 per quanto riguarda le utenze non domestiche, che da sole valgono 3.689 gigawatt sui 4.496 totali. Il tutto in una regione in cui complessivamente lavorano 277 operatori, anche se i primi tre colossi del settore forniscono un contributo, in termini di capacità installata, pari al 76 per cento, tra le quote più alte in Italia. 

Mercato libero e tutele L’Umbria è poi una delle regioni in cui è più alta la quota di utenze che si affidano al mercato libero (95 per cento), scelta fatta dal 78,7 per cento dei consumatori domestici, dato che piazza la regione in vetta alla classifica. In linea con la media nazionale invece coloro che nel 2023 hanno cambiato fornitore: 18,8 per cento, per volumi pari al 23,6 per cento del totale; tra le utenze non domestiche invece quasi una su tre ha scelto un operatore diverso, per una quota di volumi pari al 55,5 per cento. In tutto invece sono 140 mila in Umbria i clienti nel servizio di maggior tutela. 

Il gas Venendo invece al gas, nella regione ci sono 313 mila utenze domestiche, 2.900 condominiali, mille facenti capo ai servizi pubblici e 17.500 classificate come «altri usi»; proprio queste ultime sono quelle con i consumi più elevati (182,3 milioni), seguite dalle famiglie con 175 milioni di metri cubi. Anche in questo la percentuale di clienti che ricorrono al mercato libero (82 per cento) è molto alta. In tutto poi sono 226 le imprese di vendita ma le prime tre – come accade per l’energia elettrica – valgono da sole quote molto elevate (65 per cento). 

Poco attraenti In generale come spiegato a Roma nel corso della presentazione il  mercato libero dell’energia «non gode dei vantaggi della concorrenza». Le offerte per luce e gas infatti «appaiono poco attraenti rispetto ai diversi servizi regolati», perché «hanno prezzi normalmente più alti». Una critica ribadita peraltro anche dalle associazioni dei consumatori come il Codacons, secondo il quale le bollette italiane «continuano a essere più salate della media europea», per tariffe più alte «anche a causa di una tassazione eccessiva». L’avvento del mercato libero quindi per ora non ha prodotto gli effetti sperati. Secondo quanto riferito dal presidente di Arera Stefano Besseghini, il passaggio al nuovo regime del gas ha portato a offerte che, per l’utenza domestica tipo, hanno comportato aumento fra il 3,7 e il 12,5 per cento.

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