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Le garanzie fornite dal fondo per le piccole e medie imprese durante l’emergenza Covid a fine maggio 2024 si sono ridotte a 91 miliardi, a fronte di 107 miliardi di finanziamenti erogati. L’ammontare massimo di questi prestiti garantiti, rilasciati tra la primavera del 2020 e giugno 2022, è stato di 253 miliardi di cui 200 miliardi garantiti. Dunque, a oltre 3 anni dall’avvio di queste misure varate per dare liquidità alle imprese, l’ammontare si è ridotto di oltre la metà. Lo strumento non solo non rappresenta una minaccia per i conti pubblici, ma si è rivelato molto più efficace e solido di quanto si potesse immaginare quando è stato costruito.

La misura del rischio molto contenuto di queste garanzie la fornisce lo stato dell’arte dei finanziamenti assistiti da garanzia pubblica al 100% (dunque con una perdita interamente a carico dei conti pubblici qualora non fossero stati restituiti), quei famosi 25 mila euro – poi diventati 30 mila euro – che potevano essere richiesti beneficiando di un sistema di istruttoria da parte delle banche più semplificato. Questi finanziamenti avevano raggiunto un ammontare massimo di 23 miliardi: a tre anni di distanza l’importo complessivo si è ridotto a 14 miliardi. Le imprese, grandi e piccole, stanno onorando i propri debiti: la contrazione dell’importo è da ricondurre al pagamento delle rate. La durata media dei finanziamenti in essere è ormai pari a 3 anni e mezzo, nella sostanza il periodo residuo rispetto a prestiti che avevano una durata standard di 6 anni.

L’aspetto che maggiormente richiama attenzione, in ogni caso, è il tasso di deterioramento di questi prestiti, e cioè l’incidenza dei finanziamenti che si trasformano in Npl rispetto al totale. Ad oggi il tasso medio di deterioramento è attorno all’1,6 per cento, in linea con il trend dei prestiti bancari. Le escussioni delle garanzie da parte delle banche (poiché i debitori sono stati inadempienti), sono sinora pari a 3,3 miliardi di euro. Se si considera il fatto che l’ammontare complessivo di partenza era pari a 200 miliardi, si tratta di un livello di deterioramento fisiologico.

Altro aspetto rilevante sono le escussioni relative ai prestiti da 30 mila euro: ad oggi sono pari a 600 milioni, che equivale a un tasso di deterioramento attorno al 2,6 per cento. Nel 2020 erano in molti a ritenere che buona parte di quei finanziamenti di taglia più ridotta e con garanzia al 100 per cento non sarebbe stata restituita e che si sarebbero trasformati in una sorta di contributo dello Stato a fondo perduto. Per questo motivo gli accantonamenti fatti a suo tempo dal fondo in via cautelativa rispetto a questa tipologia di prestiti erano stati in percentuale maggiore rispetto agli altri prestiti (che avevano garanzia tra il 70 e il 90 per cento e con un importo medio tra 100 e 200 mila euro). Quello che accade oggi è che quegli accantonamenti risultano nella sostanza ridondanti e in qualche modo determinano una allocazione inefficiente delle risorse del fondo; esse potrebbero essere liberate al fine di rilasciare nuove garanzie.

Nel 2020 il fondo per le Pmi è dovuto passare da una media di 500 pratiche a 38 mila pratiche al giorno. Oggi le garanzie complessive in essere sono pari a 145 miliardi a fronte di finanziamenti per 180 miliardi: questo ammontare è determinato dalle garanzie Covid, da quelle successive legate all’emergenza del caro energia e da quelle in essere fino al 2019. Da inizio 2024, poi, le maglie delle garanzie pubbliche sono state ristrette, tornando nella sostanza al regime ordinario (coperture più limitate al 55-60% per la liquidità e all’80% solo per investimenti, in crescita questi ultimi rispetto al periodo Covid). Le pratiche in essere ad oggi sono pari a 2,1 milioni.

 

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