Svizzera e Unione europea (Ue) non si sono ancora accordate sull’ammontare e le esatte modalità di versamento del cosiddetto ‘contributo di coesione’ che la Confederazione corrisponde a Bruxelles quale ‘pegno’ per l’accesso al mercato unico europeo. Attualmente Berna paga 130 milioni di franchi all’anno a singoli Stati membri, come la Bulgaria e la Romania, per promuoverne lo sviluppo socio-economico e aiutarli a gestire meglio i movimenti migratori. Stando alla ‘Nzz am Sonntag’, in futuro l’importo potrebbe aggirarsi attorno ai 450 milioni di franchi. Il Consiglio federale ha discusso mercoledì della ‘soglia di dolore’ finanziaria. Diversamente da quanto hanno riferito alcuni media svizzero-tedeschi, non ha però indicato di quanto potrebbe essere alzata l’asticella.
Il futuro contributo elvetico è uno dei nodi che restano da sciogliere nei negoziati con l’Ue. Dopo 140 sedute dallo scorso mese di marzo, le trattative proseguono “a pieno ritmo” alla ricerca di “posizioni convergenti” anche su altre questioni controverse. “In particolare” sulla libera circolazione delle persone e il nuovo accordo sull’elettricità, ha reso noto il Consiglio federale. Il Governo ha “discusso approfonditamente” in merito allo stato dei negoziati con l’Ue. Constatando “sostanziali passi avanti nella maggior parte degli ambiti del pacchetto”, “soprattutto” sulle questioni istituzionali (ripresa dinamica del diritto europeo, meccanismi per la composizione delle controversie) e gli aiuti di Stato. Su questi dossier siamo dunque “a buon punto”, si legge in una nota.
Decisione di principio su Erasmus+
Nella nota il Governo non avanza richieste specifiche. Nemmeno sullo scottante argomento della libera circolazione delle persone. Di recente gli Stati dell’Ue hanno escluso la possibilità di concedere alla Confederazione una clausola di salvaguardia unilaterale per limitare l’afflusso di manodopera europea sul mercato del lavoro elvetico.
Per il resto, “passi avanti su vari fronti” sono stati compiuti sul fronte interno, ossia nella definizione delle modifiche legislative e delle misure di accompagnamento necessarie per attuare gli elementi del pacchetto in Svizzera. Al momento, scrive l’Esecutivo, sono circa 150 gli atti giuridici dell’Ue che la Svizzera dovrebbe recepire nella sua legislazione. Il messaggio al Parlamento è “già in fase di redazione”.
Una decisione nel merito, anche se “di principio”, è stata presa: riguarda il programma Ue Erasmus+ (mobilità studentesca). Il Consiglio federale punta a un’associazione della Svizzera a questo programma a partire dal 2027 e sottoporrà la decisione di finanziamento al Parlamento nell’ambito del messaggio sul pacchetto globale. Gli attori del settore dell’istruzione sono invitati da subito a “prepararsi”.
Obiettivo: chiudere entro fine anno
L’obiettivo dei negoziati è garantire la sicurezza e la prosperità della Svizzera stabilizzando e sviluppando la via bilaterale con l’Ue, ricorda il Consiglio federale. L’attuale situazione geopolitica – viene sottolineato – mette in evidenza l’importanza di relazioni stabili e di qualità tra la Svizzera, da un lato, e l’Ue e i suoi Stati membri, dall’altro, in particolare quelli confinanti con il nostro Paese.
Il Governo farà nuovamente il punto della situazione “a tempo debito”. Entrambe le parti hanno dichiarato di voler concludere le difficili trattative entro la fine dell’anno. Giovedì a Budapest, a margine di un incontro della Comunità politica europea, la presidente della Confederazione Viola Amherd vedrà la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Le due hanno una buona intesa sul piano personale. Servirà a oliare i meccanismi dei negoziati?
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