In occasione della 26ª edizione della Borsa Mediterranea del Turismo, tenutasi a Paestum dal 31 ottobre al 3 novembre, è stato presentato un panel di grande interesse dal titolo “Archeologia accessibile del Lazio. I progetti della Direzione generale Musei Nazionali Lazio nel contesto dell’investimento PNRR1.2.” L’evento, curato dalla Direzione Regionale Musei Nazionali Lazio, ha visto la partecipazione di esperti del settore che hanno approfondito il tema dell’accessibilità nei luoghi della cultura del Lazio.
Il panel è stato moderato da Carmelina Ariosto e ha ospitato interventi di figure di rilievo come Sara De Angelis, Cristiana Ruggini, Lara Anniboletti, Daniela De Angelis e Alessandra Gobbi, tutti funzionari archeologi che hanno offerto una visione approfondita delle sfide e delle opportunità legate all’accessibilità. Durante l’incontro, i relatori hanno esaminato le problematiche che ancora ostacolano una fruizione completa e inclusiva del patrimonio culturale della regione, facendo luce su alcune delle soluzioni progettuali implementate grazie ai finanziamenti dell’investimento 1.2 del PNRR.
L’evento ha rappresentato un momento cruciale per riflettere sulla varietà dei luoghi della cultura del Lazio, molti dei quali includono complessi monumentali, aree archeologiche e musei di notevole importanza storica. I partecipanti hanno discusso delle difficoltà nell’implementare accessibilità non solo fisica, eliminando le barriere architettoniche, ma anche cognitiva e sensoriale, per offrire un’esperienza culturale realmente inclusiva. Sono stati illustrati alcuni dei progetti pilota già avviati, che mirano a rendere i musei e le aree archeologiche del Lazio accessibili a ogni cittadino, indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche o cognitive.
L’intervista a Elisabetta Scungio Direttrice regionale Musei nazionali Lazio
Per quanto riguarda la rete dei musei nazionali del Lazio, come vi state muovendo per ripristinare i musei che sono stati trascurati negli ultimi anni?
“Non è facile, va detto, gestire un insieme di musei e luoghi della cultura così eterogenei come i siti culturali statali del Lazio. Abbiamo un nucleo importante di musei archeologici, aree archeologiche, monumenti e complessi monumentali ecclesiastici o monastici. Le linee gestionali devono essere diverse per forza di cose. Stiamo puntando a potenziare distretti come Tuscania e Cassino, dove si era lavorato poco fino ad ora, integrandoci meglio con il territorio. Stiamo lavorando anche sull’accessibilità dei complessi ecclesiastici e monastici, migliorando i rapporti già buoni con le comunità monastiche che vivono in questi luoghi della cultura. Stiamo anche ripensando gli allestimenti dei musei archeologici per renderli più moderni e al passo coi tempi. Molti allestimenti nei nostri musei risalgono agli anni ’70, ’80 e ’90, con criteri ormai superati. Cerchiamo di avvicinare i giovani utilizzando le tecnologie multimediali.”
Per quanto riguarda il programma triennale 2023-2025 per “Il racconto della bellezza,” cosa ci può raccontare di questo nuovo programma di esposizioni dei beni culturali, anche in collaborazione con il MAE?
“Il MAE è il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. “Il racconto della bellezza” è un programma di cooperazione tra la Direzione Generale Musei e la Direzione Generale Diplomazia Pubblica Culturale del MAECI.
Lanciato a fine 2022, prevede esposizioni negli istituti italiani di cultura all’estero, portando i musei statali italiani nel mondo. Sono state già realizzate due mostre: la prima sui Dauni, una popolazione italica pre-romana della Puglia, che ha fatto tappa in America centrale e meridionale, concludendosi in Messico; la seconda sugli Enotri, una popolazione della Basilicata, che ha circuitato nell’Europa centro-orientale, culminando con una mostra all’Acropoli di Atene. Stiamo lavorando su una terza mostra dedicata agli Etruschi del Lazio settentrionale, in collaborazione con il Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, il Museo Etrusco di Villa Giulia e il Museo archeologico nazionale di Firenze. Questa mostra sarà portata negli Stati Uniti, con tappe in città come New York, Los Angeles e Washington.”
Riguardo il futuro dei giovani archeologi, come vi muovete per invogliare i giovani a intraprendere questo percorso?
“Credo fortemente nella collaborazione tra pubblica amministrazione e università. Alla Direzione Musei Lazio stiamo stipulando accordi concreti con università del territorio, tra cui l’Università della Tuscia e l’Università di Cassino. Abbiamo avviato programmi di tirocinio curriculare per gli studenti, coinvolgendo sia quelli delle discipline umanistiche sia di altre aree, mostrando come il patrimonio culturale possa essere uno strumento di conoscenza e formazione per tutti. Questa collaborazione consente agli studenti di apprendere direttamente sul campo e valorizzare il patrimonio come una risorsa viva, e non come qualcosa di distante o inaccessibile. Recentemente, alla Direzione Musei Lazio, abbiamo istituito un ufficio per i servizi educativi che sta sviluppando programmi didattici e laboratoriali per studenti di varie età, per far percepire i musei come luoghi vivi, non solo come esposizioni di oggetti dietro teche.”
Penultima domanda: qual è la domanda che avrebbe voluto ricevere ma che non ha mai ricevuto?
“Forse, nessuno mi ha mai chiesto perché ho deciso di studiare storia dell’arte e archeologia.”
Allora, perché ha deciso di studiare storia dell’arte e archeologia?
“Sono cresciuta a Nepi, un paese in provincia di Viterbo, circondata da mura e torri medievali, e ho sempre avuto il fascino del passato. Crescendo e viaggiando, ho capito che conoscere e preservare queste testimonianze storiche aiuta a capire il presente e a costruire il futuro, ed è per questo che ho scelto di studiare archeologia e storia dell’arte.”
Ultima domanda: che cos’è per lei l’archeologia e la valorizzazione del passato?
“L’archeologia è un modo per comprendere chi siamo e dove possiamo andare. Valorizzare il passato significa conservarlo, affinché sia fruibile da tutti. Troppo spesso si confonde la valorizzazione con lo sfruttamento economico, ma la tutela del patrimonio culturale deve essere funzionale alla sua fruizione da parte del pubblico.”
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