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Centrale nucleare vicino a Watamu, proteste e rischi :: MalindiKenya.net #finsubito prestito immediato


Venerdì scorso a Kilifi è andata in scena una manifestazione di residenti della zona di Uyombo e Matsangoni, penisola sul Mida Creek di fronte a Watamu, a cui si sono uniti ambientalisti di tutta la contea e giovani della Generazione Z.

Non si trattava della “solita” protesta civile contro l’attuale governo, la corruzione e il costo della vita, ma una rimostranza più territoriale legata ad una nuova minaccia che incombe in quella parte di costa e così vicino a località turistiche che danno lavoro a migliaia di kenioti, ma anche ad attività che fanno sopravvivere ancora più povera gente, come la pesca e l’agricoltura.

Questa gente dimostrava contro il progetto di costruire una centrale nucleare proprio a Uyombo, sull’oceano indiano, proprio nell’insenatura di Mida, paradiso di biodiversità, delle mangrovie essenziali per il mantenimento di microclimi e natura, oltre che nutrimento per tante specie di pesci, molluschi e crostacei. Senza contare la foresta di Arabuko Sokoke alle sue spalle, dove vi sono altre specie animali in via d’estinzione, oltre a piante e l’intera foresta che costituisce un polmone di “eco-salvezza” per tutti.

Una centrale nucleare che sorgerà a due passi da una delle località turistiche più celebrate dell’Africa subsahariana negli ultimi anni, che convoglia buona parte del turismo internazionale e di conseguenza di denaro estero in contanti, oltre che di introiti di visti ed autorizzazioni di viaggio.

Certo, l’incombenza di un ecomostro potenzialmente inquinante di radioattività non aiuterebbe proprio.

Nel senso, anche se ne venisse sbandierata la sicurezza, anche rispetto ad altre energie definite “pulite” o alla minore invadenza visiva rispetto ad una distesa di pannelli solari o di pale eoliche, di sicuro se un turista può scegliere dove farsi una vacanza in grazia di Dio, sicuramente preferisce stare lontano da una centrale nucleare…qualche boomer come me ricorderà una canzoncina estiva di successo, “Vamos a la playa” dei Righeira, che raccontava degli esperimenti nucleari francesi in una paradisiaca isola della Polinesia da mare cristallino. Oh, oh, oh…

Purtroppo non si tratta di una “boutade” giornalistica o di un proclama politico senza fondamento, né di un’utopia come ad esempio il famigerato grattacielo di 70 piani proprio a Watamu, finito nel dimenticatoio dopo addirittura un’approvazione da parte di istituzioni locali.

 

La centrale nucleare di Uyombo, che sarebbe la prima in tutta l’Africa Orientale, è un piano del governo i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2027 ed essere ultimati, vedendo gli impianti totalmente operativi, nel 2034.

Per questo motivo sono stati già richiesti i permessi e il governo keniano ha firmato il mese scorso a Vienna un protocollo d’intesa con l’Istituto mondiale per la sicurezza nucleare, come ha riferito l’autorità dell’energia nucleare del Kenya, il KNRA.

Insomma, la comunità mondiale, così sensibile alle questioni ambientali, con Nairobi designata da tempo come hub africano per le ramificazioni delle Nazioni Unite come UNEP e UnHabitat, ha già dato il suo assenso, mentre la Nuclear Power and Energy Agency (NuPEA) ha già svolto sopralluoghi in zona.

Il budget totale è stimato in circa 4 miliardi di dollari.

L’impianto dovrebbe generare mille megawatt di potenza e fa parte della strategia a lungo termine del Kenya per ridurre la sua dipendenza dalle fonti energetiche idroelettriche e fossili.

Il nucleare può essere definito un passo avanti per un paese in crescita come il Kenya, ed è anche una mossa comprensibile per chi vuole essere aiutato, attirando fondi e finanziamenti laddove i paesi produttori fanno fatica a vendere tra di loro e cercano disperatamente nuovi mercati.

Le proteste dei cittadini però sono più che legittime, perché il Kenya è enorme, e con tutti i posti che ci sarebbero (pensiamo la zona del porto di Mombasa, con la sua insenatura a Tsunza, ormai già abbastanza sputtanata), proprio di fronte a Watamu, la “perla dell’oceano indiano” e nell’ecosistema del Mida Creek?

“Siamo fiduciosi di realizzare il nostro sogno nucleare” ha dichiarato il KNRA.

Un sogno che per i pescatori locali diventerà un incubo, sulla base di quel che hanno visto accadere in Giappone ed in altre zone marine dove sono in funzione impianti a reattore.

A far sentire la loro voce, a Kilifi, non erano studenti universitari, provocatori di professione, oppositori dell’attuale governo o piccolo borghesi insoddisfatti. C’erano pescatori, proprietari di piccoli orti, di palme da cocco.

“Siamo qui a Kilifi a protestare perché viviamo grazie alla pesca, e se erigono una centrale nucleare qui i siti di riproduzione dei pesci saranno tutti distrutti e non esisteranno più”, hanno dichiarato dei pescatori di Matsangoni alla stampa sotto l’ufficio del governatore Gideon Mung’aro.

Il nucleare, come alcune altre pratiche e bandiere dell’era moderna, è il classico argomento per il quale ci si può dividere in fazioni, sport tanto caro agli italiani. In questo caso il ritornello è: l’ambientalismo è di sinistra? Allora sto col nucleare, bando alle ipocrisie.

Tutto regge fino a quando la centrale non te la fanno sotto casa…a Watamu infatti sembrano tutti d’accordo, residenti britannici e imprenditori di ogni tendenza, beach boys e avventurieri, pescatori e nababbi, che sarebbe assurdo piazzarla proprio dove migliaia di turisti ogni anno fanno le escursioni per ammirare i delfini o il passaggio dei grandi cetacei, immergersi per vedere la barriera corallina o semplicemente farsi una grigliata tra le mangrovie.

Non la pensa così l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’AIEA (che pur avendo la stessa sigla di una nobile associazione di amanti della savana e difensori della natura, è un po’ distante da quei valori…) che alla fine dello scorso anno, ha portato un suo team a visitare il sito di Uyombo ed ha predisposto i preparativi per avviare un programma di reattori di ricerca, che secondo i piani del governo e della stessa AIEA potrebbe vedere la luce prima di quanto non si immagini, con il primo reattore messo in funzione nel 2030. “Ci sono questioni legate alla sicurezza e all’ambiente, ma ci siamo assicurati di farlo bene fin dall’inizio – ha detto il direttore generale del KNRA, James Keter -, dalla concezione e dalla costruzione per tutta la sua durata, ci assicureremo che la centrale sia conforme agli standard internazionali, con tutte le garanzie di sicurezza e protezione. Saremo al top”.

Vamos a la playa, oh oh oh…



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