È in programma per venerdì 8 novembre uno sciopero di 24 ore dei mezzi del trasporto pubblico locale. L’agitazione promette di essere molto dura perché, stando ai sindacalisti che organizzano la protesta, non saranno rispettate le fasce orarie di garanzia, anche se la manifestazione avviene durante un giorno feriale. Un’informazione confermata anche dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. A Milano, anche se da Atm per il momento non ci sono note ufficiali, sono quindi a rischio tutti i mezzi Atm: sia quelli di superficie, quindi bus e tram, che la metropolitana.
Lo sciopero ‘totale’ del trasporto pubblico locale (tpl)
Le organizzazioni sindacali in testa alla protesta sono diverse: A proclamare lo sciopero sono state Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil, Faisa Cisal, Ugl Fna, Cub trasporti, Sgb, Cobas lavoro privato e Adl Cobas, per come si legge sul portale dedicato agli scioperi del ministrero. Alcuni di questi – Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl-Fna – si sono riuniti presso la sede nazionale della Filt-Cgil, a Roma, e hanno scritto una vera e propria lettera indirizzata ai passeggeri che normalmente usano i mezzi pubblici e che per l’occasione saranno ‘vittime’ dei disagi della manifestazione dei lavoratori. Nella missiva i segretari generali Stefano Malorgio (Filt-Cgil), Salvatore Pellecchia (Fit-Cisl), Marco Verzari (Uiltrasporti), Mauro Mongelli (Faisa-Cisal) e Fabio Milloch (Ugl-Fna) confermano l’intenzione d’incrociare le braccia per tutta la giornata e spiegano le loro ragioni.
La lettera dei sindacati ai passeggeri dei mezzi pubblici
“Cittadini e cittadine, utenti del trasporto pubblico locale ci rivolgiamo a voi sapendo che insieme a noi siete gli unici a subire le colpevoli mancanze di questa condizione che si protrae ormai da troppi anni”, si legge nell’incipit del testo. “Questi sindacati unitariamente – confermano – proclamano per il giorno 8 novembre lo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale per l’intera giornata con riduzione delle fasce di garanzie per il rinnovo del contratto nazionale, per ottenere migliori condizioni di lavoro e per promuovere una profonda riforma del settore, che possa garantire un servizio pubblico di qualità da offrire alla cittadinanza, anche in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale”.
“Il nostro obiettivo – sostengono – è trovare soluzioni per i lavoratori e le lavoratrici del settore e rispondere al bisogno di mobilità pubblica della cittadinanza. Quando ciò viene reso impossibile non dalle nostre rivendicazioni, ma dal disinteresse delle Istituzioni e dall’inadeguatezza delle controparti, lo sciopero rimane l’unico strumento legittimo per far sentire la nostra voce. La responsabilità degli scioperi risiede nello scarso interesse per il trasporto pubblico locale dimostrato nel tempo dai Governi e dalle associazioni datoriali che rappresentano le imprese”.
I tagli al settore del trasporto pubblico locale
E ancora, continua la lettera aperta: “Dal 2010 il sistema di finanziamento del settore, erogato attraverso il Fondo Nazionale del trasporto pubblico locale, ha subito ingenti tagli oltre ai mancati adeguamenti al tasso di inflazione. Per parte loro, le Regioni, se non con rare eccezioni, non hanno finanziato i trasporti pubblici, né sono intervenute con mirate politiche di settore”.
“Abbiamo assistito alla riduzione dei servizi e al decremento del potere d’acquisto dei salari, al peggioramento delle condizioni lavorative e all’aumento esponenziale delle aggressioni al personale front-line: per questi motivi – denunciano – la contrazione di personale operativo è in continuo peggioramento, producendo una carenza tra il 10% e il 15% del personale necessario”. Un problema che l’Azienda dei trasporti milanesi conosce benissimo.
La carenza di personale e il futuro a rischio
“Si stima – proseguono i sindacalisti – che manchino più di 10mila autisti per garantire non solo il servizio programmato, ma anche quello minimo essenziale. Davanti a tutto ciò le associazioni datoriali hanno dimostrato di essere incapaci di progettare e investire nel futuro del settore e le imprese di produrre piani industriali di prospettiva, persistendo nella miope finalità di richiedere aumenti di produttività, flessibilità normative e diminuzione di costi, che comporterebbero solo un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro”.
“La nostra – chiudono – è una legittima vertenza che si compone di proposte di buon senso, in linea con le esigenze del mondo del lavoro e della cittadinanza. Pertanto, la politica, le Istituzioni, il Governo e le controparti datoriali facciano seriamente la loro parte per il rinnovo contrattuale e per avviare una riforma complessiva di tutto il settore. Le nostre ragioni – concludono – sono le ragioni di tutti”.
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