È il racconto di chi si sente vivo per miracolo quello di Emanuele Sabiucciu, 33enne di Decimoputzu residente a PaiPorta, nell’hinterland di Valencia, appena funestato dall’alluvione, in cui sono morte oltre 200 persone.
La sera in cui il maltempo ha invaso la città spagnola, Sabiucciu, manager di un’importante azienda di ceramiche, è sfuggito dalla furia dell’acqua, perché in una zona sicura di Valencia, insieme alla compagna Raquel Nieto Biot (35): «Siamo usciti di casa alle 17.30 per raggiungere Valencia, dove la mia ragazza incinta di 5 mesi doveva svolgere un importante esame medico, – racconta Sabiucciu – mentre il Canal el Poyo, proprio dinanzi alla nostra abitazione, si stava man mano riempiendo. Ma mai e poi mai avremmo pensato che di lì ad alcune ore sarebbe stata la catastrofe totale».
Aggiunge Sabiucciu: «Una volta terminata la visita, abbiamo provato ad accendere la nostra macchina per tornare a PaiPorta, ma la batteria ci aveva abbandonato. Tutto ciò ci ha salvato la vita, insieme alla telefonata dei parenti della mia compagna che ci allertavano di non muoverci di lì. Diversamente saremo stati spazzati da un fiume d’acqua e fango».
Solamente nelle scorse ore, per la coppia, è stato possibile il ritorno a PaiPorta, dove a regnare è uno scenario di morte e devastazione: «La nostra casa non c’è più – dice sconsolato Santucciu – o perlomeno esiste solamente la struttura grezza con i muri ormai ridotti ad una poltiglia. L’alluvione si è portata via tutto, anche la mia macchina che galleggia nel garage. Ma noi e la creatura che Raquel tiene in grembo, siamo vivi e questo è ciò che conta di più».
E mentre supportati da amici e parenti di lei, ora liberano le camere dal fango, a campeggiare sulla facciata di casa c’è la bandiera dei quattro mori: «È in parte annerita dal fango – commenta Sabiucciu – ma mi dà forza in queste giornate di fatica no stop, tenendomi legato alla nostra isola. Per il momento ci attrezzeremo vivendo dai miei suoceri, che si sono salvati perché il loro appartamento si trovava al terzo piano di una palazzina, sempre qui a PaiPorta. Poi ci preoccuperemo di ricostruire casa».
E ad accompagnare il dopo paura non mancano i disagi: «Siamo soli e abbandonati a noi stessi mentre aspettiamo l’esercito da due giorni», dice infine Sabiucciu. «I cittadini erano stati allertati che sarebbe arrivato il maltempo, ma le autorità sono state spiazzate da una tragedia enorme. Tanti amici non ci sono più, mi consola sapere che i nostri conterranei emigrati qua per lavoro siano salvi».
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