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Si è chiusa con l’appuntamento di Bodio la serie di workshop per i giovani organizzati dalla Federazione dei circoli sardi in Svizzera.

«L’associazionismo sardo nel mondo ha l’esigenza di decollare. E perché ciò sia possibile occorre passare dalla fase in cui, grazie anche al sostegno generoso della sua Regione questo si è rivelato tra i più inossidabili e organizzati nel panorama italiano, a un’altra fase in cui sia capace di rispondere adeguatamente non solo alle attese dei corregionali sparsi nel mondo ormai da più generazioni, ma anche di giovare alla Sardegna». Questa la sintesi emersa nei due giorni che si sono svolti nella sede della municipalità di Bodio a cura del circolo “Coghinas” presieduto da Pietro Fadda.

Durante gli incontri è stata messa in evidenza la necessità di «superare l’attuale fase di stallo della politica regionale che, attribuendo fin dall’inizio un ruolo all’emigrazione sarda, negli anni ha ottenuto un certo successo perché a fronte di un investimento relativamente basso in denaro si sono ottenuti interessanti ritorni in settori strategici dell’economia isolana, soprattutto in quelli turistico e agroalimentare oltre che nell’ambito della cultura di interesse regionale». Tuttavia, hanno aggiunto, «a ciò osta che le relative azioni protraendosi troppo a lungo in un quadro economico e sociale che ne ha già metabolizzato i vantaggi», si rischi di «scadere in un assistenzialismo tutt’altro che produttivo basato sulla riproposizione costante di vecchi schemi e idee superate».

Queste linee sono state espresse nella relazione introduttiva di Domenico Scala, presidente onorario della Federazione, vice presidente vicario della Consulta Regionale dell’emigrazione, e sono state sviluppate dai coordinatori dei lavori, per primo da Leonardo Canonico, imprenditore ed economista, da tempo consulente della Federazione dei sardi in Svizzera per i problemi economici e fiscali, che ha illustrato una serie di proposte già cantierabili per una regione come la Sardegna che intendesse assicurarsene i vantaggi e alcune già presentate alle autorità locali.

Una prospettiva in cui viene esaltato il ruolo dell’associazionismo «come strumento di mediazione e di collegamento non solo con la terra di origine, ma anche con le altre realtà geografiche in cui sono presenti e operativi i sardi conferendo così un’impronta più globale e universalistica alla stessa Sardegna».

L’altro relatore, Aldo Aledda, anche in veste di coordinatore del Comitato 11 ottobre, un think tank di iniziativa per gli italiani nel mondo oltre che esperto conoscitore del fenomeno dell’emigrazione sarda, si è soffermato a illustrare «le potenzialità che vi potrebbero essere nei discendenti delle generazioni degli emigrati sardi per contribuire a risolvere i problemi dello spopolamento e della ripresa economica e sociale dell’Isola attraverso il recupero delle risorse giovanili attualmente all’estero; e ciò anche alla luce della recente proposta di legge di istituzione di un visto permanente di residenza in Italia per questa parte di Italia nel mondo, oggi trattata con eccessivo sussiego dalle istituzioni e presentata di recente da alcuni parlamentari alla Camera dei Deputati».

Importanti, per i giovani che hanno partecipato anche ai precedenti workshop di Zurigo-Lucerna e Ginevra-Losanna, è sottolineare come da loro «non ci si debba attendere una disponibilità illimitata a trasferirsi in Sardegna sia che si tratti dei più recenti expat sia dei discendenti delle prime generazioni di emigranti». Fatto questo, del resto, confermato dall’indagine con questionari effettuata nel corso dei vari incontri sui partecipanti tra i quali, pure a fronte del grande interesse per la terra di origine, meno del 30% ha dichiarato di avere progetti di rientro.

Di contro, maggiore si è rivelata la disponibilità a investire in Sardegna, trasferire parti di attività e fornire eventuali consulenze professionali nelle materie di interesse regionale.

Altro punto toccato nel dibattito è stato «il problema dell’atteggiamento delle istituzioni in cui si continuano a riscontrare tratti di sfiducia, se non di acrimonia, nei confronti dell’emigrazione italiana con l’utilizzo pervicace di strumenti burocratici in funzione punitiva e che, consciamente o inconsciamente, sembrano volti a ostacolare piani di rientro o di svolgimento di iniziative». Tema che è stato ampiamente trattato dal presidente del circolo “Coghinas” di Bodio, Pietro Fadda, che anche nella veste di dirigente sindacale che si occupa di immigrazioni straniere in Svizzera ha illustrato le difficoltà che incontrano i sardi che intendono rientrare anche per brevi periodi nella propria Isola, intralciati anche nelle attività più semplici come cambiare moneta, ottenere qualche certificato.

Michela Solinas, vicepresidente, ha richiamato il fatto che «il mondo dell’associazionismo sardo necessita un aggiornamento a partire dalla sua geografia e dai suoi fini. Vale a dire un cambiamento che vada nel senso di incentivare e privilegiare le aggregazioni che siano in primo luogo rappresentative di comunità estese e, soprattutto, appaiano strutturate in modo che le loro finalità non siano costituite solo dal miraggio del contributo regionale da chiedere e sollecitare in tutti i modi in cambio di qualche iniziativa ricreativa o di corto respiro ma possiedano una ragione sociale al centro della quale sia ben ravvisabile e certo il legame con i problemi della Sardegna».

(Unioneonline/s.s.)

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